Chi vive a Londra da almeno 10 anni sa che è in atto una rivoluzione. Mai come oggi l’attenzione su tutto quello che è “Food” è stata così alta. Come solo Londra sa fare, la città si sta reinventando capitale del gusto e la trasformazione in atto è davvero impressionante.
Così, anche nel mondo della pizza, si è passati dalla pizza americana (ancora presente con alcune grosse catene) a una miriade di pizzerie autenticamente italiane (ma spesso di proprietà non esclusivamente italiana) che offrono un prodotto di alta qualità. E lo stesso sta accadendo in altre parti del mondo. E molti italiani in Italia se ne sono accorti.
Dopo la fuga dei cervelli, stiamo assistendo anche alla fuga dei migliori pizzaioli? Le migliori pizze al mondo, tra 5 anni, le mangeremo a Londra, Sidney o New York?
Lo abbiamo chiesto a Marco Fuso, terzo classificato al Campionato Mondiale della Pizza 2014, svoltosi a Parma. Marco, leccese a Londra dal 2009, ha lavorato da Franco Manca a Brixton, una delle pizzerie più amate dagli italiani a Londra. Parlare con lui è un piacere, dal tono della sua voce traspare tutta la passione che ci mette per arrivare a sfornare la perfezione.
Marco, che sta succedendo? Il primo classificato vive in Australia, il terzo a Londra. Sembrerebbe che non ci siano più bravi pizzaioli in Italia.
Non c’è solo la fuga dei cervelli, la fuga ora è generalizzata. In Italia i pizzaioli, almeno al sud, spesso lavorano per qualche decina di Euro a sera, senza assicurazione, senza ferie pagate. Non sono condizioni sostenibili ed è normale che si vada altrove in cerca di un contratto serio, con reali possibilità di progressione di carriera. Lo stesso succede con gli chef. A Londra la vita è veloce, non sei incastrato in un lavoro che non vuoi tutta la vita. Qui la vita non è semplice, ma si vive. In Italia si sopravvive.
Ci sono altri motivi?
Il mercato in UK sta cambiando e le possibilità si moltiplicano. Oggi l’inglese ha imparato a distinguere la qualità e questo impone nuove sfide per i ristoratori. Il che, per le pizzerie, vuol dire che i gestori devono trovare i pizzaioli più bravi che sappiano consegnare la qualità che viene richiesta. E questo ovviamente crea più possibilità per chi come me fa questo lavoro, mentre in Italia è molto più diificile trovare serie opportunità.
Sono d’accordo, il pubblico inglese sta acquisendo una capacità notevolissima di distinguere la qualità del cibo, anche grazie a una scelta infinita, una miriade di programmi in TV, libri e tasting events. Noi italiani forse li sottovalutiamo ancora, pensando che food and wine sia roba nostra. Grande errore…
E’ così. Ora gli inglesi chiedono qualità, la riconoscono, si informano e tornano se piace.
…e hanno fatto pace con la pizza “povera” all’italiana, senza una montagna di “toppings” a coprire interamente la base…
Proprio così. La cosa più buona di una pizza è la base e lo hanno capito. Capita ancora a volte che qualcuno avrebbe voluto una pizza più ricca (di peso, non gusto), ma sono sempre meno. Ci sono state persone che sono venute a congratularsi per la cottura perfetta del bordo della pizza! Sapevano come doveva essere e hanno riconosciuto la qualità. Probabilmente non sarebbe successo anni fa.
L’Italia è ancora il posto dove si va ad imparare a fare la pizza?
Si. La scuola più importante è ancora in Italia ed è la Scuola Italiana Pizzaioli. Non credo che questo primato cambierà immediatamente, ma tutto può succedere.
Tra qualche anno mi piacerebbe aprire un mio locale ed esplorare nuovi tipologie di pizze di alta qualità, con nuove tecniche di impasto. Sono uno che è sempre interessato ad esplorare nuove idee. Spesso si pensa che il mondo della pizza sia tradizionale, ma è invece un mondo in costante evoluzione. Ci sono nuove idee in giro, c’è un’attenzione sempre maggiore alla qualità e un ritorno agli ingredienti autentici, si possono inventare ancora molte cose. Mi piacerebbe anche aprire la prima scuola per pizzaioli a Londra, è un’idea a cui sto già pensando da un po’.
Gareggerai ancora?
Certo, ovviamente mi piacerebbe arrivare primo!
Ti auguro davvero di riuscirci. Grazie per la bella chiaccherata.