Mercoledì mattina, il mio giro turistico parte dal Tower Bridge, opera geniale di ingegneria civile e di architettura vittoriana, in uno stile gotico-fantasioso, che fa un pò Disneyland. Piove e c’è un ventaccio freddo; con la fedele guida blu in mano, l’indice tra pagina 102 e pagina 103, l’ombrello inutilizzabile sotto l’ascella -tipo baguette – e il cappuccio del soprabito calato in testa, sembro il Gobbo di Notre Dame!
Ho rimediato 2 ingressi gratuiti per la Torre di Londra, che infatti non avevo mai visitato prima, a causa dell’esoso prezzo del biglietto (quindici pounds), e, come un novello Aigor , attraverso trotterellando il ponte per incontrare un’ amica e proseguire con lei il giro turistico.
La Torre di Londra è un complesso di edifici interessanti, tra i più antichi in città. Per certi versi si tratta di un medioevo ricostruito, ad uso turistico, con stanze ridipinte di fresco e re e giullari che vagano tra le mura addentando panini nell’ora di pausa. Al tempo stesso è un luogo che trasuda storia e tradizione, da un lato corone e scettri regali incrostati di diamanti grossi come uova e dall’altro celle umide e anguste, intessute di graffiti e disperazione. Qui, tra orgogliosi Beefeaters e corvi ben nutriti, che non possono e non devono volare via, le epoche si mescolano in un crogiuolo di stili diversi: finestre tudor, mura normanne, street-lamps vittoriane e l’onnipresente suppostone della Gerkin che svetta di lontano.
Tra le sale prese d’assalto da orde di turisti frettolosi e miriadi di bambini in vacanza, mi sono imbattuta in un curioso ritratto ligneo di Elisabetta I, la quale fu illustre prigioniera della Torre nel 1554, poco prima di diventare regina. Mi sono chiesta se, quattrocento anni dopo, il regista Henry Koster si sia ispirato a questo ritratto per scritturare Bette Davis nel ruolo della Virgin Queen…