♥ 0 | Dall’Italia alla Grecia Marc Tuein ha lasciato un nuovo commento sul tuo post “Una domanda lecita (?)”: Ieri sera ho conosciuto Luca, 37 anni di Torino. Era seduto in un angolo del carruggio della mia cittadina. “Sono italiano, ho perso il lavoro e la casa, aiutatemi” recitava il cartoncino ai suoi piedi. “Questa cosa è peggio della guerra”, mi ha detto mentre posavo gli spiccioli “almeno in guerra sai chi è il nemico, ma qui?”. “Sono dei bastardi”, è l’unica cosa che mi è uscita dalla bocca. Poi gli ho chiesto come è andata, e ci siamo messi a parlare. Senza genitori, impiegato in un’azienda, ha perso il lavoro, e dopo 10 mesi di disoccupazione -Torino è una città morta, mi ha detto- ha finito i risparmi e si è ritrovato in stazione non sapendo che fare. Adesso vagabonda di città in città, spostandosi continuamente per evitare di essere avvicinato da altri vagabondi poco di buono, per lo stesso motivo evitando le Caritas e posti simili, preferendo dormire all’aperto. “In quei posti non ci puoi andare, pieno di ubriachi che si vomitano addosso mentre sono in coda per il pasto, che fa a botte e si accoltella per uno sguardo. Io non sono così.” Di notte ha gli incubi, si sveglia di soprassalto. Teme continuamente di essere aggredito nel sonno, massacrato di botte da qualche balordo. “Una notte mi hanno rubato le scarpe, ho camminato scalzo nella pioggia per giorni, con i piedi infilati in due sacchetti di plastica.” Mi racconta tutto questo con uno stupore calmo, come se le ripetesse a se stesso le cose che dice. E’ arrabbiato con il suo Paese, e spera di fare una vendemmia in Toscana, o la raccolta delle mele in Trentino, per raccogliere i soldi necessari per il viaggio in Germania, dove spera di trovare un lavoro. “Il biglietto dell’aereo, un posto dove dormire e riposare due giorni, per riprendermi con la testa, e poi cercare un lavoro. Là sono più onesti, là le persone sono aiutate. Qui siamo abbandonati a noi stessi.” Non ribatto, sento di non averne il diritto. Quando gli porgo la mano e mi presento chiedendogli il nome è quasi sorpreso, un lampo gli illumina gli occhi e mi sorride quasi ringraziandomi di averlo fatto. Non se l’aspettava, non dev’esserci più abituato. Nonostante tutto quello che gli sta capitando mantiene una dignità e un’igiene personale che certamente sono segno di una grande forza interiore. Mentre mi allontano chiedendomi cosa posso fare per lui, un piccolo gesto di solidarietà umana che lo aiuti a mantenere intatta la sua forza d’animo, mi viene in mente che una cosa posso farla: regalargli Il Tramonto dell’euro. A volte capire può fare la differenza tra la vita e la morte. Io posso ricomprarlo, uno stipendio lo ho ancora. Spero di incontrarlo di nuovo. Ha uno sguardo buono e pulito Luca, e coricandomi mi chiedo per quanto ancora riuscirà a conservarlo. Non è stato facile prendere sonno, ieri sera. Li convincerà la violenza dei fatti. Grazie Professore (ma si potrà mai ringraziarla abbastanza?), da parte mia, e di tutti i Luca di questo Paese da cui sono stati traditi. Postato da Marc Tuein in Goofynomics alle 23 agosto 2013 18:29 (è successa la stessa cosa a me alla stazione di Genova. Non ho avuto la forza di raccontarvela, ma tanto ero sicuro che lo avrebbe fatto un altro. Io però avevo una copia in valigia e l’ho data subito. Era un collega musicista. E guardate un po’ cosa scrive dalla Grecia un nostro amico, che magari un giorno vi presenterò…) Un ami qui vit à Bruxelles, vient de me rapporter les propos tenus lors d’un dîner informel, propos tenus par un agent de la Commission et mêlé à la Troïka : “L’essentiel c’est que l’Europe puisse devenir compétitive face à la Chine, la Grèce ce n’est plus un problème, les Grecs peuvent subir davantage, et même si une partie de la population finira par disparaitre…. c’est ainsi” ! Sans commentaire…. (glielo dite voi questo, ai sordidi imbecilli fascisti per i quali “fuori dell’euro c’è il nazionalismo?” Certo, questa non è una fonte verificabile, ma io so, noi sappiamo, che l’euro è vissuto a Bruxelles come diplomazia delle cannoniere 2.0, dove al posto del grande bastone c’è il grande pennello dell’euro. Vi ricordate lo spot che qualcuno (chi?) segnalò qui più di un anno fa? Fate vedere questo ai fessi per i quali l’euro affratella l’algonchino e il samoiedo. Ora, uno potrebbe anche dire: be’, d’accordo, ma la Ciiiiiiiiiiiina è veramente brutta e cattiva, ci sta mangiando, che male c’è a cercare di difendersi? Se ci sono danni collaterali in Grecia, pazienza! Ma il punto è che le cose non stanno così. I numeri ci dicono che la Cina, finora, in termini di squilibri commerciali, ci ha sottratto meno reddito dei nostri fratelli nell’euro. La cumulata del saldo commerciale verso i paesi del core dell’Eurozona dal 1980 al 2010 è di circa 415 miliardi di dollari, quella verso i Brics della metà, e il saldo verso i Brics è diventato più grande (in valore assoluto) di quello verso il “core Eurozone” solo nel 2010. Strano? No. Si chiama gravity model of trade, che poi significa semplicemente che commerci di più con chi ti è più vicino. Infatti, anche nel 2010, a quasi parità di saldi commerciali (intorno ai -35 miliardi di dollari), le importazioni dalla “core Europe” – essenzialmente da Germania e Francia – ammontavano a 180 miliardi di dollari, quelle dai Bric a circa un terzo – 67 miliardi. Siamo sicuri che la nostra deindustrializzazione dipenda proprio dalla Ciiiiiiiiiiiina? Siamo sicuri che la Ciiiiiina per noi sia solo un problema e non anche un’opportunità, un mercato di sbocco? Certo, non lo sarà più quando Germania e Francia si saranno acquisite tutti i marchi del made in Italy che in Cina, come negli altri Brics, hanno mercato… Attenzione: non nego che il problema “Cina” (per così dire) esista, che l’affermazione delle economie emergenti sia suscettibile di creare tensioni economiche a livello globale: è ovvio che questo sta accadendo. Affermo che nulla è intrinsecamente buono o cattivo, come nelle favolette morali dei colleghi superficiali e incolti, e che, a dirla tutta, di problemi ce ne sono almeno due, con due ordini di grandezza ben diversi (statistiche OCSE): il “core Eurozone” decisamente è più preoccupante per noi! E allora diciamocela tutta: la storiella dell’essere forti per combattere contro gli emergenti cattivi – espressione di un nazionalismo razzista e ottusamente miope – è evidentemente uno specchietto per le allodole, o, più esattamente, per i polli. È solo un modo per giustificare – con un pretesto di tipo nazionalistico a livello paneuropeo – l’adozione di un regime monetario che ha ben precise implicazioni di classe, come qualcuno cerca di far capire da più di tre anni. Perché il popolo, anche quello piddino, soprattutto quello piddino, che inorridisce a sentir parlare di nazionalismo, in realtà, anche quando pensa di essere “vaccinato” contro queste orrende pulsioni, è sensibile praticamente solo ad argomenti di tipo nazionalistico. Il piddino che si preoccupa della Ciiiiiiiiiiiina è più nazionalista di un ardito della Prima guerra mondiale, ma non lo sa. Il potere però lo sa, e usa la Ciiiiiiiiiiiiiiina per far ingoiare al piddino il rospo di un regime economico che alla fine ci stritolerà tutti, preservando nel piddino l’illusione della sua superiorità culturale e morale. Povero cretino, non riesco nemmeno a disprezzarlo: mi fa solo pena. Perché, altro dettaglio, i danni collaterali non si limiteranno solo alla Grecia, e presto toccherà anche a lui, anzi, gli sta già toccando. Ma la colpa, si sa, è della coruzzzione, della Ciiiina, di Berlusconi, e del consumismo – in no particular order. E naturalmente l’economia non è una scienza, te lo dice uno che si è laureato in lettere…) Marked as spam |
Dall’Italia alla Cina
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