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Clapham – 1° parte

William Stabile Questo articolo é stato iniziato a Londra, Gran Bretagna e finito a Tarifa e Marbella, Andalusia, Spagna. AD 2004 Abbiamo visto passare ogni cosa e continueremo a vedere. La gran cosa é resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire; e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo. Salvi pure il mondo chi vuole, purché voi riusciate a vederlo con chiarezza e nell’insieme. Poi, qualunque parte ne rendiate, se é resa veramente lo rappresenterá tutto. Si tratta di lavorare e di imparare a renderlo. No. Non é ancora un libro, questo, ma qualcosa da dire c’era pure. Poche pratiche cose da dire. Ernest Hemingway Questa é Clapham Junction. Poche pratiche cose da dire. Vivere in un posto, conoscerlo e sapere di poter scrivere é bellissimo. Ed é ció che volete fare. Avete viaggiato molto e sapete che ogni posto vi lascia qualcosa e voi lasciate qualcosa in ogni posto; non vi é ancora chiaro cosa sia di preciso. Ma siete sicuri: questo avviene; perlomeno a livello inconscio. Avete capito, finalmente, che vi siete preparati a scrivere fin da sempre, quando da ragazzini leggevate tutto ció che potevate leggere, rinchiusi nella vostra stanza per lunghe ore; o quando, e ne eravate colpevoli ma fieri, avevate rubato Robinson Crusoe ad un amico. A quei tempi, il...

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Clapham – 2° parte

Il giorno dopo, al mattino, usci´ il sole. Si fece spazio tra le nuvole, che erano state spazzate via da un vento lento ma costante, la sera prima. Il cielo era del chiaro colore azzurro estivo, e fu piacevole soffermarsi tra la gente sul marciapiede della St. John’s hill, e permettere alla pelle del viso di catturare e sentire i raggi diretti e forti prima di entrare in stazione. Fu una giornata estiva e caldissima e, nel caldo sole, ebbi la sensazione che la gente all’incrocio fosse aumentata. Non era solo una sensazione. In effetti, il bel tempo aveva spinto ad uscire molti. Erano alcune settimane che cercavo di scrivere su Clapham Junction, ma non ci ero ancora riuscito. Ricordo di averne parlato con Edi Bucci, la traduttrice di alcune mie poesie in tedesco, che ritengo una persona intelligente (soprattutto quando sostiene che per imparare una lingua non bisogna studiare Lingue, o per essere uno scrittore é meglio aver fatto altri mestieri), e di averla spinta ad esprimere le sue impressioni su Clapham. Mi disse, con semplicitá, che qui c’é vita che non si ferma mai, e che si puó sentire se ci si cala dentro. C’era qualcosa peró che non ero ancora riuscito a capire a fondo e che non mi era ancora chiaro. Anche se eravamo d’accordo su molte cose, volevo capire di piú su Clapham Junction....

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Radio Londra: il day after nelle montagne russe.

Siete mai andati da piccoli sulle montagne russe? Vi ricordate il senso di precarietà che davano le discese quasi verticali e la famosa “ruota della morte”? Quella lieve angoscia nel pensare che se una vite fosse saltata, una probabilità su tante, sareste saltati con lei e col vostro vagoncino? Bene, oggi il viaggio in metropolitana è stato un viaggio nelle montagne russe, coi suoi momenti di calma, ossia le fermate nelle varie stazioni, e i momenti più tesi, ossia le corse dentro i tunnel. L’unica differenza è che se il senso di quella tensione erano i cinque minuti di urla e adrenalina al massimo, oggi non c’era alcun pro in quella tensione, solo la necessità di spostarmi da Oxford Circus fino a Notting Hill Gate e poi da High Street Kensington (nessun treno partiva da Notting Hill) a Wimbledon Park. All’andata infatti, ore nove, sono andato in macchina con Giuseppe. La maggior parte dei pendolari ha scelto altre sistemi di trasporto, visto che invece della normale ressa c’erano poche, pochissime persone in un’ora, le otto di sera, in cui tutti ritornano a casa. Non solo questo, ma altri ancora hanno deciso di non uscire proprio di casa, tanto che oggi il mio piano mancava di alcuni assistenti. La tensione è ancora alta dunque, ma Londra non è un campo di guerra, come dall’Italia sembra trasparire. Il campo di guerra...

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Capolavoro di Tiziano in vendita da Christie’s

Il Ritratto di dama con la figlia di Tiziano Vecellio sarà venduto all’asta questa sera, come lotto n. 54, da Christie’s nella sua prestigiosa sede di King Street. Questo bellissimo doppio ritratto era rimasto celato fino a tempi recenti sotto una pesante ridipintura, che lo aveva trasformato in un soggetto biblico (Tobia e l’Angelo). La trasformazione fu evidentemente opera di un allievo di Tiziano, forse Leonardo Corona. Sebbene una radiografia, eseguita già nel 1948, avesse rivelato l’esistenza del doppio ritratto sotto il Tobia, si è dovuto attendere fino al 1975 perché H. E. Wethey indicasse il dipinto nascosto come opera di Tiziano. Il restauro esemplare eseguito tra il 1983 e il 2003 da Alec Cobbe non solo ha rivelato il meraviglioso doppio ritratto di madre e figlia, lasciato incompiuto da Tiziano per ragioni sconosciute, ma ha permesso di studiare più a fondo le tecniche del maestro. La tela fu preparata con un sottile strato di gesso ed entrambe le teste furono realizzate con grande accuratezza, forse derivata da un’osservazione diretta dei soggetti. La mano destra della madre appare anch’essa ben rifinita. Inizialmente stringeva una rosa, ma in seguito Tiziano decise di sostituire il fiore con un ventaglio di piume. La donna porta i capelli biondi acconciati con cura, ha un fiore dietro l’orecchio e tre fili di perle intorno al collo. La figlia, invece, ha perle scaramazze tra i...

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Commuting in London

Mattina, ore 7.55, al solito binario l’orologio sotto la pensilina scandisce i secondi – click,clack,click,clack… Ore 8.04, passa il treno per Cannon Street, pieno di pendolari che leggono un libro o un giornale, le sensazioni attutite, annodate ad un ipod. Ore 8.15, a London Bridge le porte si aprono e rigurgitano una fiumana di gente, che brulicante si riversa a platform 6, giusto in tempo per la coincidenza. Voci meccaniche riempiono l’aria del mattino, orari, fermate, divieti. Si arriva al capolinea, ci si confonde in una miriade di gonne svolazzanti, tailleurs, giacche e cravatte, pesanti 24 ore, il contapassi legato alla cintura, i dreadlocks avviluppati sotto un berretto di lana. Tutti corrono, tutti si affrettano. Bisogna mettersi in fila per superare i varchi, pero’ ce n’e’ uno che non legge la Oyster Card, forse si fa ancora in tempo a raccattare un giornale gratis. Qualcuno prima di seppellirsi in ufficio passa per il parco, ancora umido della notte, con le anatre che dormono accanto al laghetto. Impiegati sportivi ed ecologisti evitano il treno e pedalano lungo il Mall con i vestiti buoni dentro a uno zainetto. Un lombrico fatto di taxi sosta al semaforo, i giardinieri tolgono i fiori secchi dalle aiuole. Un poliziotto assonnato al cancello, la fila per il bancomat, un cappuccino annacquato in un bicchiere di cartone, la tipa che fa jogging, i giapponesi stipati nei...

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Che succede a questo Paese…?

Niente asilo ma espulsione degli stranieri che predicano l’odio o la violenza, promuovono, condonano o approvano il terrore. Lo annuncia Blair. ‘Per facilitare le espulsioni potremmo cambiare la legge sui diritti umani se necessario’ (la legge che vieta di rimpatriare chi chiede asilo in paesi dove c’e’ la tortura o la pena di morte). Le nuove leggi saranno rivolte a tutti coloro che non vorranno conformarsi a the ‘British lifestyle and culture’. Ma che significa essere British? Qui c’e gente di tutte le razze che ha fatto di Londra e del Regno Unito la sua casa, non per questo rinunciando alla propria...

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Di come ho conosciuto Davide Beccamo alla sagra delle castagne di Brighton.

Ho conosciuto Davide Beccamo alla sagra delle castagne di Brighton, nell’autunno del 1997. Io stavo con la mia ragazza di allora, un’inglesina stragnocca ma, purtroppo, tonta come un palo, tanto che quando le ho dato un riccio per sgusciare la castagna lei ha frainteso, ha addentato il riccio e si è punta tutta la lingua. Poverina, era tanto tonta quanto innamorata di me: ma se lei progettava il nostro futuro assieme, io al massimo riuscivo ad organizzare un fine settimana, e mentre lei mi lusingava con regali da capogiro, io al massimo le offrivo un McChicken con i miei voucher omaggio. Quella sera era particolarmente pallosa e per questo mi sono recato in bagno più volte con l’intento di mollarla; alla terza volta l’ho incontrato di fianco a me,mentre si sistemava i capelli allo specchio; una maglietta aderente firmata Mischino, un paio di pantaloni attillati, con un borsello color aragosta stretto sul fianco, Davide era ancora una giovane promessa del Manchester e della nazionale inglese, ma anche se era un novellino del jet-set britannico, mi ha riconosciuto e con un sorriso da schiaffi mi ha detto: “Are you Gigi, aren’t you? I know you. Robbie* showed me your pictures, he can’t stop talking about you.” “David Beckam here in Brighton, what a coincidence! How are you, man?” “Not too bad. I’m here because I’m looking for some chicks and,...

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We wish you a merry Xmaaaaaas…

Il primo sandwich canterino al mondo è stato lanciato e rallegrerà i consumatori con musiche natalizie mentre lo addenteranno. Il sandwich comincerà a cantare una melodia tradizionale a scelta tra Jingle Bells, Santa Claus is Coming to Town e We Wish You A Merry Christmas. L’idea è simile alle già collaudate greeting cards parlanti e il dispositivo musicale sarà avviato semplicemente aprendo la confezione. La catena di supermercati Tesco, che lancia il “turkey and cranberry-filling sarnie” domani, per la cifra £2.99, spera di offrire l’idea alle case discografiche come nuovo strumento di promozione musicale, specialmente per pubblicizzare l’uscita di nuovi singoli. La portavoce di Tesco ha detto:”Lanceremo i nuovi sandwiches domani e ognuno avrà una musica natalizia accattivante tipo Jingle Bells. Se l’idea decolla potremmo utilizzarla per celebrare altre occasioni come Pasqua, S. Valentino, la Festa della Mamma… oppure per pruomuovere nuove uscite discografiche.” I sandwiches sono lo snack favorito in Gran Bretagna con oltre 5 milioni di esemplari mangiati ogni...

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Di come ho conosciuto Noel Gallagher nell’amichevole Manchester City – Cervia

Ho conosciuto Natalino Gallagheri durante un’amichevole estiva tra Manchester City e Cervia. Mi trovavo a Manchester per un weekend e appena ho visto che il Cervia avrebbe giocato il giorno stesso non ho perso tempo a procurarmi un biglietto, trovando solo spazio nella curva dei tifosi di casa (anche perchè di tifosi del Cervia c’ero solo io). Arrivo in ritardo. Immerso in una marea di ascelle maleodoranti, pance sudate e tatuaggi grossolani, ho scelto subito di affiancarmi all’individuo più presentabile. Appena mi sistemo la copia di Controcampo sotto il sedere, come cuscino, gli chiedo subito il risultato: “How is going?” “Nil nil.” e mentre me lo dice, anche se coperto dagli occhiali, riconosco subito il volto di Natalino Gallagheri, il leader degli Oasis. “Oh my goodness! Are you Noel Gallagher?” “Yes. But now I’m just a fanatic supporter of Man.City.” “Don’t blame me. I support Graziani’s Cervia.” “Do you?” Dopo venti minuti il Cervia vinceva 2-0, con gol di Moschino e Arutta. Natalino non è affatto contento e commenta stizzito: “Musampa is crap.” “Man.City’s barycentre is too arretrated. I’d opt for a more defensive solution, a 4-1-4-1 formation with Vassell alone in the forward.” Dopo il 3-0 di Matarrese Natalino urla: “Slackers!” “I’d reverse the two wings. And Man.City misses a good offensive terminal, because Cervia’s defense is harsh.” Di fronte alle mie disquisizioni calcistiche, Noel rimane senza parole,...

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LA CATEGORIA DELLE COMMESSE (DI FIRENZE)

Martedi mattina arrivo in Italia. Sono sei mesi che non torno e non me ne ero neanche resa conto. Atterro a Pisa, poi prendo il pullman per Firenze. Quando il pullman attraversa il Ponte alla Vittoria, mi affaccio come consuetudine sulla destra per ammirare il Ponte Vecchio. Si intravede anche uno scorcio della Cupola del Brunelleschi ed ecco che mi emoziono, e pur essendoci nata, resto senza fiato. Sento la prima lacrima in arrivo e come sempre mi contengo. Ogni volta che vedo Firenze dopo tanto tempo mi viene da piangere. Non sono lacrime di gioia, sono lacrime di emozione e di commozione. La ammiro e mi emoziono. Il pullman arriva alla stazione centrale. Non è cambiato niente, è uguale a sei mesi fa’, è uguale allo scorso anno, era così anche nel 2000. La stazione di Santa Maria Novella è nel degrado più totale, lo è sempre stata, non ricordo di averla mai vista pulita. Io devo assolutamente andare in bagno e come una turista chiedo informazione. Arrivata ai “servizi” mi accorgo che ci vogliono 70 centesimi, faccio il calcolo (ho lasciato l’Italia che c’erano ancora le lire), sono più o meno 45 pence. A Liverpool Street ce ne vogliono solo 20, meno della metà, e i bagni sono puliti, a S.M.N. sono inagibili. Mia madre viene a prendermi, scena strappa lacrime come sempre, tutti ci guardano, sembra...

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CRAVEN ROAD No. 7

Quanti di voi sono “Dog addicted” come me? Io lo sono diventata qui, fino a poco tempo fa’ non ero neanche a conoscenza dell’esistenza di un “indagatore dell’incubo” nel cuore di Londra! Ho cercato il piu’ rapidamente possibile di recuperare il tempo perso, divorando albo dopo albo, e gia’ da un paio di mesi mi gira per la testa l’idea di andare a vedere Craven Road No 7. Che poi e’ anche abbastanza centrale, si trova a Bayswater, potrei andarci in qualsiasi momento. Ma ancora non l’ho fatto. Qualcuno di voi c’e’ stato? Complimenti a Tiziano Sclavi per la creazione di un “mito” e se non lo avete mai letto, fatevi prestare un albo, soprattutto se vivete qui a Londra, ne vale veramente la...

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LA GAZZETTA DI REGENT STREET

Certa gente è proprio stupida. Maglietta azzurra con scritta Hamleys, pantaloni neri, scarpe nere, spilla col mio nome, cuffia di Babbo Natale in testa come optional, scatola di giocattolo in mano. Eppure c’è chi si avvicina in negozio e dopo attenta ispezione della scritta Hamleys sulla maglietta e del nome Gigi disegnato sulla spilla mi chiede: “Are you working here?” Il mio sarcasmo trova pane per i suoi denti e a domanda stupida io oppongo risposta altrettanto stupida. “Sometimes, you know…” E mi trattengo pure, perché in pole position erano pronte pronte le seguenti: “No, I’m working for Harrods.” “No, I’m a customer and I like wearing Hamleys uniform.” “No, I’m Santa Claus in civilian dress. A proposito di Santa Claus, lo stiamo ospitando al terzo piano, ogni giorno dale dieci alle cinque. Hanno allestito la sala riunioni in maniera stupefacente: abeti innevati dipinti alle pareti, luci azzurre, una slitta parcheggiata piena di giocattoli, una renna peluche e una pseudo-roccia su cui Santa Claus siede, riceve i bambini e si fa scattare le foto. Ieri e oggi c’erano file di un’ora per parlarci, mi sono sporto un attimo e la scena davanti era simile a quella del Papa che riceve i fedeli, un Babbo Natale in occhialetti da vista che parla ai bambini, questi con una faccia in bilico tra il “Wow, Babbo Natale davanti a me, ora gli...

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Italiani laureati a Londra

Capita spesso di ripensare al primo mese a Londra, senza lavoro, coi soldi contati, pochi amici, pochissime certezze. Riflettendo su di me e sul gruppo di persone con cui allora condividevo il mio limbo tra la laurea e mondo del lavoro, scrissi questo: Noi siamo personaggi di un film di Carlo Verdone, ragazzi sull’orlo di una crisi di nervi e coi problemi fino al collo. Io sono frustrato dalla ricerca di un lavoro che non arriva, A. inizia a sentire il peso di uno stage in cui lavora e non viene retribuita, I. lavora con un buon profitto, ma con troppa fatica e poche soddisfazioni. Siamo repressi: C. da un ragazzo che vive a Roma e con cui nell’anno 2005 conta di vedersi tempo un mese in totale, G. da una fidanzata che vorrebbe e non c’è, A. da un ragazzo con cui convive ma che la trascura con il lavoro e per questo lei telefona al suo ex per chiedergli i suoi progetti carnevalizi. Noi siamo personaggi di un film di Leonardo Pieraccioni: ventiquattrenni con un piede nel mondo della scuola ed uno in quello del lavoro, recalcitranti ad entrare totalmente nel secondo. A fine giornata ci ritroviamo al Caffè Nero come se fossimo in terapia di gruppo, con un cappuccino spruzzato di cioccolato a schiarirci la gola dalle nostre frustrazioni e una sigaretta di contrabbando a ricordarci...

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Save Private Gigi in Surrey.

Ci troviamo alle 8 a Victoria Station. Più o meno tutti con la faccia pestata dal sonno, quattro-cinque ore di riposo a testa, tranne Stuart che era a ballare fino a venti minuti prima. Alle sei e mezza, in simultanea con la sveglia, mi aveva chiamato Shuman: “Gigi, ar u comin?” “Yes Shuman, you called me yesterday as well. Have you forgotten? “I foggot.” Quando arrivo è ancora attaccato al cellulare, con un busta strappata su cui ha segnato tutte le presenze. Ha organizzato tutto lui, da un mese ogni volta che lo vedo il suo saluto è: ”Gigi, are u comin?” In mezz’ora siamo un gruppo di trenta persone, dieci delle quali non ho mai visto la faccia in vita mia. C’è anche il fratello dell’angelo del negozio, a cui rivolgo veloci occhiate, giusto per vedere se questa soleggiata Domenica si possa trasformare nella sceneggiatura di “So cosa hai fatto 2”. Invece mi guarda come sempre, mi saluta come sempre, pronunciando come sempre il mio nome come se avesse un patata in bocca. Partiamo alle nove, destinazione Whyteleafe, zona 6, Surrey. Arriviamo alle dieci e dopo quindici minuti di salita arriviamo al Pointzone. Subito troviamo la base: capanni di legna, fango, un falò nel mezzo, fango, bidoni con acqua potabile, fango. Tutto molto realistico e perfettamente riconvertibile in campeggio per boy-scout. Realistici eravamo anche noi come soldati, dopo...

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Di come ho conosciuto Robbie Williams in un Job Centre di Finsbury Park.

Ho conosciuto Roberto Guglielmi in un JobCentre di Finsbury Park, pochi giorni dopo la sua clamorosa uscita dai Take That. Le mani piene di moduli da riempire, la barba sfatta, una canadese Diadora grigia con un paio di Superga, Roberto era la brutta copia dell’immagine patinata e strafiga che lo star system gli aveva imposto per anni. La fila avrebbe richiesto una buona mezz’ora e così, per alleggerire la durata, quel ragazzo a cui non avresti offerto una sigaretta decise di attaccare bottone con me che stavo dietro, pensando del perchè Londra non sia ancora arrivata alle finestre ad ante: “And who pays all of this? Us!” “E chi paga tutto questo? Noi!” disse lui mostrandomi il bagaglio cartaceo nelle sue mani. “We stay better when we stay worse!” “Si stava meglio quando si stava peggio.” “Bad truth, man! My name is Robbie, nice to meet you.” “Brutta verità, vecchio. Il mio nome è Roberto, piacere di conoscerti.” La mia amicizia con Roberto nacque con qualche luogo comune sui disservizi della burocrazia londinese, ma ben presto, per deformazione professionale di entrambi, non si potè che parlare di musica. “But why are you here Robbie?” “Perchè sei qua Roberto?” gli chiesi io. “Because I can’t be a solist! I’ve got lot of melodies but I’m a crap writing lyrics.” “Perchè io non posso essere un solista. Ho un sacco di...

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…pALLonaTE…

Qualche settimana fa, andando al bar a farmi la prima di una discreta serie di birrette post-lavorative, un annuncio attira la mia attenzione… squadra di pallavolo mista dell’universita’ cerca giocatori… un paio di settimane dopo, i tempi di reazione sono sempre di una certa importanza, mando una mail in cui spiego che una volta giocavo, ma che ormai e’ qualche anno che sono fermo, fatta eccezione per qualche sporadica partita a beach d’estate, e che probabilmente il, mio livello attuale e’ piuttosto basso. Mi rispondono che nn c’e’ problema, che tutti sono bene accetti… 10 gg dopo (tempi di reazione!) finalmente mi presento ad allenamento… il giorno del post sulle citta’ invisibili (ma qualcuno di voi l’ha trovata??)… Il livello generale e’ imbarazzante… mi rendo conto che per quanto sia molto peggiorato, gli occhi sono puntati su di me perche’ sono praticamente l’unico che schiaccia… ovviamente la cosa nn mi dispiace… Breve allenamento, poi partita… il “problema” di giocare con gente alle prime armi e’ che ti arriva una buona alzata ogni 20min!!… e io nella mia breve ma intensa “carriera” ho sempre fatto lo schiacciatore, ala,centrale o opposto che fosse… Dopo 20 min mi arriva la prima bella alzata… in meno di un secondo decido che nn me la posso far scappare, una… una sola, ma fatta bene… devo…. DEVO farla…. rincorsa, salto… mi carico come una molla…...

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Visiting the Old Parish Church…

Oggi sono andata alla chiesa di St. Martins in the Fields, a Trafalgar Square, per prendere parte ad una visita guidata gratuita. Queste visite, organizzate mensilmente, generalmente vengono effettuate nei giorni feriali e avvengono di mattina verso le 11.30, quindi sono convenienti per turisti a spasso (con ottima conoscenza dell’inglese)/disoccupati/pensionati/studenti oppure a chi ha una mezza giornata libera (sega, ferie, lavoro part-time, fate voi). La visita dura in media un’ora e un quarto, si visita la chiesa in tutte le sue parti, comprese le gallerie, la Royal Box (cioe’ la loggia finestrata riservata ai monarchi) e tutte le zone nascoste, cripta inclusa. La guida di oggi si chiamava Ralph, era un signore barbuto e simpatico, dalla parlantina vivace. Ralph ci ha spiegato veramente tutto, sia dal punto di vista storico, che da quello religioso, artistico, architettonico, folcloristico e chi piu’ ne ha piu’ ne metta! La chiesa di St. Martin fu fondata nel medioevo dai benedettini e l’edificio attuale venne realizzato nel 1726 su progetto di James Gibbs. La chiesa e’ di gusto classicheggiante, all’esterno e’ caratterizzata da un portico a colonne e da una torre gugliata, mentre l’interno è a tre navate con volta a botte e gallerie sostenute da colonne corinzie. E’ stato molto interessante poter visitare le gallerie e vedere da vicino i bellissimi stucchi barocchi delle volte. Questi furono eseguiti esclusivamente da manovalanze italiane e...

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Visiting the Old Parish Church…

Oggi sono andata alla chiesa di St. Martins in the Fields, a Trafalgar Square, per prendere parte ad una visita guidata gratuita. Queste visite, organizzate mensilmente, generalmente vengono effettuate nei giorni feriali e avvengono di mattina verso le 11.30, quindi sono convenienti per turisti a spasso (con ottima conoscenza dell’inglese)/disoccupati/pensionati/studenti oppure a chi ha una mezza giornata libera (sega, ferie, lavoro part-time, fate voi). La visita dura in media un’ora e un quarto, si visita la chiesa in tutte le sue parti, comprese le gallerie, la Royal Box (cioe’ la loggia finestrata riservata ai monarchi) e tutte le zone nascoste, cripta inclusa. La guida di oggi si chiamava Ralph, era un signore barbuto e simpatico, dalla parlantina vivace. Ralph ci ha spiegato veramente tutto, sia dal punto di vista storico, che da quello religioso, artistico, architettonico, folcloristico e chi piu’ ne ha piu’ ne metta! La chiesa di St. Martin fu fondata nel medioevo dai benedettini e l’edificio attuale venne realizzato nel 1726 su progetto di James Gibbs. La chiesa e’ di gusto classicheggiante, all’esterno e’ caratterizzata da un portico a colonne e da una torre gugliata, mentre l’interno è a tre navate con volta a botte e gallerie sostenute da colonne corinzie. E’ stato molto interessante poter visitare le gallerie e vedere da vicino i bellissimi stucchi barocchi delle volte. Questi furono eseguiti esclusivamente da manovalanze italiane e...

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02/09/1666

Il 2 settembre del 1666 un colossale incendio, iniziato in Pudding Lane e alimentato dal forte vento, distrusse i tre quarti di Londra (le cronache riportano 200.000 persone rimaste senza tetto). La cattedrale gotica di St Paul fu interamente distrutta dal fuoco assieme ad altre 89 chiese, e sulle sue ceneri fu eretto l’edificio odierno. L’incendio divoro’ ben 14.000 edifici, ma oggi e’ ancora possibile visitare alcune vestigia di eta’ elisabettiana, come Staple Inn (High Holborn, WC1) Prince Henry’s Room (17 Fleet Street EC4) e la chiesa di Temple Church. In conseguenza del Grande Incendio una nuova disposizione di legge impose la costruzione di edifici in muratura. Inoltre, nel 1667, il dottor Nicholas Barbon apri’ il primo ufficio di assicurazioni contro i danni causati da incendio di stabili e...

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Terrorism in London

Firstly, thanks for the concern expressed by each one of you, I still haven’t finished replying to all the sms, emails, phone calls, smoke signals and pigeons sent throughout the day asking if I was still alive. Obviously I was caught in the great chaos here, worsened by the fact that, having spent the night by a friend, I found myself stuck in Swiss Cottage, with no way of going back home. Had I been out 15 min earlier I’d have found myself stuck in the tube and probably evacuating from the tunnels. Rest of the day was subsequently spent watching the news, coordinating with Mathieu (my flatmate) a feasable route home, but given the sporadic mobile network coverage, and the unlucky location of my house (Angel), which main accesses through the City and Kings Cross were effectively cut off, I decided to travel later in the afternoon. I’ve set off to travel by foot the 7-8 kms but miraculously managed to get myself on a very widely diverted bus that went straight to near my house. Meanwhile, let me stress that, as a now proud adopted Londoner, I will continue unaffected to live, work, study, party, laze, take the tube and everything else as I’ve always done. Let’s face it: I am still more likely to die from crossing the street than from a terrorist attack, and besides,...

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Questo &egrave

Questo è un testo d’esempio per descrivere il linkblog. Nella maggior parte dei casi, comunque, vorrai lasciare questa parte vuota, fornendo solo un Titolo e un’Url per il tuo linkblog (siti...

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Buoni propositi di una vita a rischio.

Capite bene che nel vedere la mia vita dipendere da mocciosi come quello ritratto oggi, io rimango NOT AFRAID, ma un po’ PISSED OFF mi viene di esserlo. Capite bene che a sentire il ministro Clarke che giudica probabili nuovi attentati, io rimango NOT AFRAID, ma un po’ più PISSED OFF mi viene di esserlo. Perché da Giovedì c’è tutto un po’ più russo nella vita: il viaggio in metro come un giro nelle montagne russe, come già scritto, e la vita fuori di casa che, stando alle parole Clarke, sarà una roulette russa. Robert De Niro si giocava la testa con sei proiettili e altri cinque compagni, io per fortuna questa bomba che verrà (stando sempre alle parole di Clarke) me la gioco con altre dieci milioni di persone. Di fronte a questi pensieri mi viene da reagire come Ugo Fantozzi quando seppe di avere solo sette giorni di vita e li trascorse togliendosi sfizi quali l’indigestione da cozze crude e il motto rivoluzionario “W LA FIGA” scritto ovunque. Da domani mi sforzerò quindi di vivere come se avessi i minuti contati: – mi comprerò l’Ipod più caro in commercio, quello rosso e nero modello U2. Male che vada Penny è autorizzata a rilevarlo, sempre che in tragiche eventualità possa rimanerne qualcosa. – ci proverò sfacciatamente con tutte le colleghe più carine e se andrà male con le...

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Di come ho cenato con le stars del Live8 in un ristorante di Sussex Square

Ci troviamo tutti a cena al Cristini Restaurant di Sussex Square, Paolo Meccarti capotavola, io tra Roberto Guglielmi ed Er Toni Giovanni, Bono di fronte a me, sempre con quegli occhiali, ma-sai-che-è-maleducazione-indossarli-al-chiuso? Dopo la cena le le sette bottiglie vuote di Montalcino danno ragione dei nostri occhietti vispi e lucidi e di un clima goliardico che esplode nel momento in cui Pungiglione tira fuori la sua chitarra. Come se fosse uno spinello, lo strumento passa di mano in mano per almeno due-tre canzoni a testa, finchè me la trovo in mano io, con imbarazzo. Mi spettava, dopo che la giornata mi aveva reso celebre tra le stars come il miglior amico di Roberto Guglielmi. Lo confesso, perché io non sono di quelli che si vantano di storie o di cose non pertinenti alla realtà: io la chitarra non la so suonare e a malapena so suonare quelle tre canzoni da falò che la pazienza mi ha fatto memorizzare nei loro tre accordi. “Come on Gigi! Play it up!!” (Vai Gigi, suonacela!!) mi urlano gli altri, tutti più o meno cotti, tranne Bono, che per tutta la serata è rimasto assorto nella scrittura di fogli e tabelle. L’eventualità di una session era prevista e non per niente ieri ho trascorso la notte ripassando gli accordi delle mie tre canzoni da falò e oggi, non volendo sfigurare di fronte a tale...

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EVERYBODY NEEDS A PLACE TO THINK

Tutti abbiamo bisogno di un posto per pensare. Mi piacerebbe fossero parole mie, ma vi dico subito che non lo sono. Sono invece incise in una targhetta in una serie di panchine sul river Thames, all’altezza del London Eye, la ruota panoramica che ormai da 5 anni ammira la citta’ dall’alto (by the way… sapevate che la ruota e’ di proprieta’ della British Airways? Doveva restare li’ solo per un anno, il 2000, ma, visto i proficui incassi dell'”Occhio londinese”, la British decise poi di lasciare la ruota al suo posto e ridurre invece i voli aerei!). Sono capitata per caso qualche anno fa’ su una di quelle panchine. Dopo aver letto la scritta, rimasi li’ per quasi un’ora. Ero sola quel giorno. Everybody needs a place to think e non c’e’ cosa piu’ bella di una panchina lungo un fiume per ricordartelo. E voi, ce l’avete un posto per pensare? Soprattutto in una citta’ frenetica come questa non e’ facile soffermarsi… e riflettere… Chi di voi e’ riuscito a passare davanti a una di quelle panchine e ignorarla completamente? Beh, se non ci siete ancora passati su quel punto del Tamigi, sbrigatevi a farlo! Quelle panchine sono gia’ in via d’estinzione e fra breve saranno un ricordo lontano. A tante e’ rimasto soltanto un miraggio di quella scritta. Un rettangolo scuro, con quattro piccoli forellini agli angoli, e’...

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Rimbocchiamoci le maniche…

Bene, e’ lunedi’, il sole continua a splendere sulla capitale inglese e io, sebbene vittima di un fastidioso torcicollo, ho bisogno di rimettermi a studiare seriamente perche’ per il 21 settembre devo consegnare una tesi di 12.000 parole (ha! ha! ha!) e non solo non ho scritto ancora una riga, ma arranco paurosamente con le ricerche (che ovviamente hanno subito una battuta di arresto in seguito alle mie vacanze italiane e alla depressione da rientro + ansia bombe). Quanto al w/e appena passato, oltre a far finta di studiare, sono stata a Greenwich, al parchetto dietro casa e ho anche rivisto alcuni amici e conoscenti, tra cui il mio ex housemate, che – beffa del destino – essendo di origine pakistane si ritrova per omonimia a condividere nome e cognome di uno degli attentatori (ma non e’ un caso strabiliante, sarebbe come in Italia chiamarsi Paolo Rossi o Mario Bianchi). Il mio ex housemate e’ nato qui in Inghilterra, e’ British in tutti i sensi (beve pure birra), lavora nella city, ha una ragazza inglese, in moschea non ci va mai. Eppure quando abitavamo sotto lo stesso tetto ricordo le contraddizioni, il calendario di ‘muslim aid’ attaccato su un lato del frigo, i suoi genitori per nulla integrati e religiosamente osservanti che lo volevano fidanzare con una ragazza del vilaggio e che cercavano a distanza di decidere x lui....

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My Tiramisu… revealed!

As promised many times before, here is my uncensored illustrated guide to making a Tiramisu. All the gory detail has been kindly photographed by my flatmate Mathieu. Gangsta’ cooking… Recipe protocol dictates I should start with a listing the ingredients, and who am I to argue? 750g of Mascarpone 4 eggs Loads of sponge biscuits 200g of sugar 2 mugs of coffee 2 glasses of Rum Powder chocolate. Firstly I separate the whites from the yolks of the eggs. Then add the sugar to the eggs and beat… … till you get a lovely uniform yellowy thingy… Then it’s time to add the Mascarpone. And mix the whole thing further, blessing electric food appliances… Thinking they used to do all this by hand! Remember the egg whites? They need serious beating as well… till you get a sort of nice big foam… And add it to the whole mixture… I discovered not long ago that you really cannot shortcut this step. Beating the shit out of the whites separatly adds softness to the whole cream. And admire this fine-looking cream… Phase 2 The coffee is brewed, the strongest the better. Credit fully goes to Mathieu for the coffee making… Pour some rum in a container. Some do it without any alcohol but I find it adds a character to the cream. And it also means that one brand of...

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Che Belli i Proms!

E’ ricominciata la stagione dei Proms, il festival di musica classica della Royal Albert Hall. Il programma e’ ben nutrito e per tutti i gusti (nonche’ per tutte le tasche, si puo’ anche stare in piedi x solo £4) e ho gia’ individuato dei concerti interessanti a cui mi piacerebbe andare. By the way, tutte le serate sono trasmesse in diretta alla radio (BBC3) e alla tv (BBC4). L’intera programmazione dei Proms si puo’ trovare a questo indirizzo:...

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Business as usual in Hamleys

Business as usual, ossia la parola d’ordine di ogni store londinese dall’8 Luglio: andare avanti con gli affari come se nulla fosse successo. Da molto non scrivo di come le cose procedano da Hamleys, il paradiso dei bambini, l’attrazione commerciale più famosa di Londra (insieme ad Harrods), il negozio in cui dimostro giocattoli da cinque mesi. Lo rifaccio ora, perché gli ultimi giorni mi hanno regalato delle grandi soddisfazioni. Ieri ho dimostrato per metà giornata insieme a Kasia, ho saltato un’ora della mia pausa per vendere quanto più possibile, ma soprattutto mi sono divertito per sei ore, da quando il mio piano ha iniziato ad affollarsi di turisti e di qualche famiglia inglese. Insieme a Kasia scorre tutto più veloce, non ci sono pause, non c’è la vergogna che ogni tanto viene di esporsi in mezzo alla folla; non è un caso che quando un dimostratore bandisce con un urla il suo giocattolo, è sempre in coppia. Noi continuiamo a non urlare, continuiamo a non spacciare il nostro giocattolo come “the coolest in the store”, o come “the best selling toy in Hamleys”. Non è infatti né il giocattolo più figo, né tantomeno il più venduto, è un’idea di giocattolo vecchia ma nondimeno capace di entusiasmare i bambini e anche i grandi (“it’s the coolest thing I’ve ever seen” disse un trentenne che ne comprò una scatola per il...

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NO SENSE

Ho scritto questa newsletter stamattina in metro, mentre andavo a lavoro. Ancora non era successo niente. “Avrei voluto parlarvi di J. K. Rowling e il suo sesto libro, Harry Potter & The Half-Blood Prince, comprato a mezzanotte di venerdi scorso e divorato in 5 giorni. Dovevo parlarvi anche di un programma di Channel 5, The Wright Stuff, dove sono andata un paio di volte come audience. Ma la mia testa e’ da tutt’altra parte e sarebbe inutile fingere e raccontarvi qualcosa giusto per tenervi buoni quando in realta’ altri pensieri affollano la mia mente. Ho conosciuto una persona la scorsa settimana, che ha lasciato qualcosa di forte e indelebile dentro di me. E’ riuscito in un giorno a entrare nella mia vita come pochi, se non nessuno, abbiano mai fatto, lasciando una sensazione di felicita’ e benessere che non provavo da tanto tempo e che avevo quasi dimenticato. Una persona speciale, anche se lo conosco appena, o forse era un giorno speciale quello che ci ha fatto incontrare. Questa newsletter e’ dedicata a lui e a tutte le passioni impossibili, forse belle perche’ tali. Un’ora, un’eternita’… Quando le parole non servono, basta guardarsi… e sfiorarsi.. Ed eccola l’eternita’, l’eternita’ di un momento che non potra’ mai essere distrutto, restera’ per sempre con te e non puoi che ritenerti fortunato per averlo colto e vissuto. Per me quell’attimo e’ arrivato...

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Come fiammiferi sotto la pioggia

Come fiammiferi sotto la pioggia. Le perturbazioni che vengono dall’Atlantico incontrano le isole inglesi, portano nuvole grigie e gonfie di pioggia, attraversano la Cornovaglia che grazie alla Corrente del Golfo e ai venti di mare gode di un clima temperato, e scaricano tutta l’acqua che hanno accumulato sul loro percorso sulla nostra isola. Quando nella metropolitana di Londra gli infami burattini giocavano con le loro bombe, provocando morti e feriti nella capitale creola del mondo, eravamo a Reading e nuvoloni grigi si muovevano veloci verso est spinti da un vento forte, mentre un collega mi stava al fianco sotto la pioggia, fumando un sigaretta. Io osservavo le nuvole correre in cielo e le strane figure che proiettavano sui campi di grano ancora verde al di lá della strada, lui fini´ di fumare e gettó il fiammifero con il quale aveva acceso nella pioggia sul marciapiede. Abbassai lo sguardo e osservai il fiammifero che si spegneva nell’acqua mentre gli imbecilli premevano i pulsanti dei loro giocattoli. * Tony Blair ha ragione quando dichiara ufficialmente che non ci faremo intimidire, continueremo con il nostro stile di vita come sempre, e che questi atti non potranno mai fermare la forza dei nostri valori sui quali la nostra societá si fonda. Ma c’é una ingenuitá di fondo, o piuttosto credo, la volontá diffusa di tacere la veritá e di non voler prendere coscienza...

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SUICIDE BOMBERS ‘NORMAL PEOPLE’

Tratto da ‘Private Eye’ -no.1137 – p.19 It’s astonishing to discover that the four suicide bombers who attacked London were, according to reports, ‘normal people’.One liked sport. Another owned a car. One had a house… with doors…and windows. Another had parents. All of them had heads. Perhaps all we can really conclude is that their normalness was so normal that their normalness was abnormal in its...

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IL “MONDO” ISLAMICO

Leggendo qua e la’ mi sono resa conto che una gran parte di persone parla di “mondo islamico” quando in realta’ si riferiscono al “terrorismo islamico”. Vorrei sottolineare il fatto che le parole “mondo” e “terrorismo” non hanno niente a che vedere l’una con l’altra. Mentre con la prima si intende “l’insieme delle persone che appartengono a una stessa civiltà o a una stessa religione”, la seconda sta a significare “un metodo di lotta politica utilizzato da gruppi rivoluzionari o sovversivi che, considerando impossibile conseguire con mezzi legali i propri fini, tentano di destabilizzare o rovesciare l’assetto politico–sociale esistente con atti di violenza organizzata”. Proprio ieri, ho sentito un ragazzo che, sghignazzando, diceva: “Io e i musulmani non andiamo d’accordo…” e una ragazza aggiungeva: “Hai visto quando hanno circondato la moschea? Io speravo la chiudessero una volta per tutte!” Ma, secondo voi, queste persone si rendono conto di cosa stanno dicendo? Sinceramente, credo che non ne abbiamo la minima idea. Qualsiasi persona ha il diritto di professare la propria fede, qualunque essa sia, e di pregare nel proprio luogo religioso. Siamo TUTTI indegnati, sconcertati,disgustati e sconvolti piu’ che mai dal “terrorismo islamico”. Lo siamo TUTTI, musulmani, cattolici, ebrei e via dicendo. Ma il cosiddetto “mondo islamico” e’ vasto, e non si puo’ e non si deve generalizzarlo. Lottiamo contro il terrorismo si, e’ quello il “male” da combattere. La...

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L’Amore ai tempi del Terrore

Sono stanco. Altre tre bombe in Egitto, a Sharm El Sheik e mi cadono letteralmente le palle a terra. Proprio lì in Egitto, nazione che notoriamente ha riempito l’Iraq e l’Afghanistan di truppe e dove nel 1997 una cinquantina di turisti tedeschi e svizzeri vennero fucilati in una scalinata del tempio di Luxor, tedeschi e svizzeri che al tempo avevano notoriamente riempito di truppe qualche stato islamico. (Ai più tardi di comprendonio: sono ironico, i-ro-ni-co.) Ieri ho visto le immagini dei quattro aspiranti terroristi di Giovedì, dei quattro pirla che invece di quattro bombe hanno fatto scoppiare quattro puzzette, a confronto delle quali i petardi ritoccati con cui mi divertivo a dodici anni erano delle molotov. Sapete cosa mi ha spaventato? Uno di loro, quello inquadrato di fianco sulla piattaforma della metro, nelle sue linee essenziali, mi assomiglia; certo, lui è un po’ più scuro e di certo nella testa ha qualcosa che non gira al posto giusto, ma a coprire quella testa vuota ha anche il cappellino che ogni tanto indosso anch’io, sulla schiena lo zainetto imbottito che sempre mi porto dietro (solo che io ci metto la giacchetta e un mattone di libro fantasy comprato pochi giorni fa, ma solo la giacchetta lo riempie per bene) e poi maglietta, pantaloni, scarpe, tutte cose perfettamente “occidentali”, perfettamente conservate nei miei cassetti. Addirittura ho una maglietta con su scritto...

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Di come ho conosciuto Paris Hilton in un Fried Chicken Store di Harrow Road

Ho conosciuto Paris Hilton tre giorni fa, in un Fried Chicken Store di Harrow Road. Lei era da sola, con un Cosmopolitan in mano, una coscetta di pollo rosicata in mano e lo sguardo sempre alla ricerca di qualcuno che la notasse. C’ero solo io davanti a lei, ma tanto è bastato per soddisfare la sua esasperata ricerca di attenzione; mi ha guardato più volte e dopo l’ennesima pagina sfogliata senza uno sguardo, si è avvicinata pulendosi l’unto delle dita sulla gonna. “Hello, nice to meet you. My name is PARIS HILTON.” Io avevo previsto il suo passo ed ero convinto che, trovandoci a due passi dall’Hilton Hotel di Edgware Road, la sbarboncella si fosse convinta di aver davanti chissà quale miliardario eccentrico, chissà quale erede, ancora troppo giovane per vestire in abito e mangiare al ristorante, ma abbastanza maturo per lanciarle sguardi suadenti e magari soddisfare ogni suo capriccio. “Nice to meet you Paris. My name is MILAN RITZ, but you can call me GIGI.” I suoi occhi si sono illuminati. I miei pure nel vedere l’ennesima squinzia nella mia rete. “How is your father?” mi chiede “He’s fine. He met yours a couple of weeks ago. They are close friends, you know.” “I know, I know.” Quella sera abbiamo fatto l’amore nella suite dell’Hilton Hotel di Edgware Road e tra una cosa e l’altra, ricordandomi i suoi...

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ENGLISH TV

Come sapete la televisione inglese ha 5 canali, BBC1, BBC2, ITV, Channel 4 e Channel 5. Per quel poco che ho avuto modo di conoscere e’ molto diversa dalla televisione italiana. Una delle differenze principali e’ probabilmente la figura della “valletta”. Mentre qui la valletta e’ per lo piu’ inesistente, in Italia e’ diventata un’istituzione, ce ne sono almeno due per presentatore. In cosa consiste il ruolo della valletta? Dovrebbe appoggiare il presentatore e ravvivare lo show, penso. E’ dunque indispensabile che sia “mozzafiato”? Non ne sono certa. Sicuramente uno dei suoi ruoli e’ quello di destare l’attenzione del pubblico a casa e non fargli cambiare canale. Spesso inoltre il programma medio italiano non si limita ad avere le vallette, ma un intero corpo di ballo, composto in prevalenza da bellissime ragazze in costume da bagno. Qui non esiste. Lo show-biz inglese cerca di cogliere l’attenzione dell’audience in un altro modo. Come? Con la satira, il sottile e tagliente umorismo britannico che purtroppo non puoi tradurre, perche’ non farebbe piu’ ridere. Quanti “stand-up” comedians ci sono in Italia? Di famosi una decina a dir tanto. Qui sono centinaia e veramente bravi. “Stand-up in comedian” e’ la performance di un singolo comico. Questi comedians lavorano principalmente in teatri e comedy clubs, i piu’ bravi e conosciuti fanno anche televisione (andateci in un comedy bar se non lo avete ancora fatto,...

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Piovono pietre…

L’University College Hospital di Londra e’ stato aspramente criticato per aver investito 70,000 sterline in un monolite gigante da piazzare all’ingresso dell’edificio. La scultura e’ stata commissionata allo scopo di creare un ambiente piu’ attraente e curativo per i pazienti. ‘Monolith And Shadow’ e’ un masso composto di granito, quarzo, roccia e pietre semi-preziose, trovato su una spiaggia in Brasile e spedito in Gran Bretagna per essere levigato e rifinito. L’ospedale ha giustificato l’acquisto dicendo che meta’ del denaro impiegato viene dalle donazioni fatte al King’s Fund e tali somme non possono essere usate direttamente per curare i pazienti. Joyce Robins di Patient Care ha detto: E’ incredibile! Non vedo come un masso di granito all’ingresso dell’edificio possa dare un beneficio ai pazienti. Ci sono altri modi di migliorare l’ambiente ospedaliero, ad esempio attraverso la musica o la pittura.” L’ospedale difende la decisione, assieme alla caposala e designer Louise Boden, che ha ribadito: “Un ambiente sano e’ cruciale per un’esperienza positiva del paziente.” Il giornale Daily Mail ha fatto notare che la somma poteva pagare lo stipendio annuale di un hospital consultant o di 4 infermiere oppure provvedere i medicinali necessari al trattamento di meta’ dei pazienti di Alzheimer del Regno Unito. Poi ci si meraviglia che il NHS va a...

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IT HAPPENED TO ME

Sabato 20, prima di andare al V Festival, quotidiano appuntamento annuale della mia vita londinese, mi fermo come sempre al mio local internet point a controllare le email. Nel Junk Foder, fra pubblicita’ varie, vedo un’email da una Casting Company. Oggetto: MOVIE. La apro subito e in pochi secondi mi rendo conto che si riferisce a un casting fatto per MTV 3 mesi prima. L’email dice: “Ciao Neda, sono I., direttrice di questa agenzia. Ci siamo conosciute per il reality show di MTV e, se ricordo bene, ti avevo gia’ accennato di un possibile ruolo per il Da Vinci Code. Ho cercato di contattarti, ma credo di avere un numero sbagliato. Mi richiami sul cellulare appena leggi questa email?” Ovviamente la chiamo subito e lei mi dice di non prendere impegni fino a novembre e di presentarmi a un tale studio cinematografico lunedi a mezzogiorno. Qualcuno mi telefonera’ la mattina per darmi l’indirizzo preciso. Ci credete che sono riuscita ad arrivare in ritardo pure li? E non di poco, quasi un’ora! Gli Shepperton Studios sono a piu’ di un ora da Londra! Convinta di dover fare un casting vero e proprio, una volta arrivata li’ tiro fuori l’agendina dove poche ore prima avevo appuntato i dettagli dell’appuntamento. 12h00am, Shepperton Studios, Shepperton Station, Block X, Room No XXX e devo cercare di un certo Terry. Non avevo mai visto uno...

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Di come la Regina si convertì al nichilismo in seguito ad una mia distrazione.

Il 12 Giugno mi arriva un messaggio dalla mia cara amica Betta Seconda: “Hi. Please can you buy Ipod 4 me. Ask for royal discount. Then fill up it with classic Engl. music. Thanks.” Il 14 Giugno sono uscito dal lavoro e mi sono recato dunque alla Apple Store di Regent Street. Ho scelto un Ipod bianco da 20 giga di memoria, identico al mio, ma in questo caso ho chiesto anche lo sconto regale del 70%; di regale mi hanno fatto solo un sorriso di diniego. Quando sono tornato a casa ho riempito la memoria di 1000 canzoni, scelte tra i classici inglesi, americani e regalandole anche qualche chicca italiana di Vasco, Eros, Biagio, Jova e Cesare. Poche ore prima di partire per l’Italia ho lasciato tutto alla guardia reale di turno: “Please, this is for Beth.” “Cheers Gigi, aiuduing?” “Not too bad. And you?” “Can you leave my CV to Hamleys?” “Yeah of course.” e glielo prendo. Due giorni dopo leggo nel Corriere di esser stato riconosciuto come un emissario di Betta; un sorriso mi nasce spontaneo nell’immaginare la mia amica con gli auricolari bianchi a cantare Michelle per il palazzo. Il sorriso mi veniva fino al Venerdì successivo, quando il cellulare mi squilla mentre mi guardo un film su Channel Five: “Hello.” “Hi Gigi, it’s Beth.” “Hi Beth. Aiuduing?” “Stoned, tired and bored.” “What’s up?” “I’m...

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80 anni di onorato servizio

ll red double decker compie 80 anni e si prepara ad andare in pensione. Il primo modello definitivo di autobus a due piani nacque nell’ottobre del 1925, preceduto da una versione eduardiana rudimentale, con i posti sul tetto scoperto, e dall’OmniBus, il famoso antenato vittoriano a due piani, trainato da cavalli e in giro per Londra gia’ dal 1829. Dopo essere sopravvissuti alla privatizzazione dei trasporti, nel 1994, e al Nuovo Millennio, a gennaio 2006, gli ultimi duecentocinquanta RouteMasters, caratterizzati da una linea anni ’50 e da una piattaforma posteriore aperta su cui si può salire o scendere “al volo”, andranno in pensione La Routemaster Association, composta da un certo numero di bus-entusiasti, vorrebbe vedere i gloriosi red double deckers andare in giro per sempre nelle strade della city. “Non c’e’ nulla che possa essere comparato ai Routemasters per affidabilita’ e longevita’”– ha dichiarato il presidente, Andrew Morgan. Lui ne possiede uno, un single-decker, e lo guida in competizioni storiche, affermando che il vetusto veicolo non lo ha mai lasciato a terra. Ma aggiunge:”Se devo essere realistico, so che un giorno questi autobus saranno destinati a sparire”. Con la loro piattaforma aperta i Routemasters non sono adeguatamente sicuri e i loro oppositori hanno fatto notare come i moderni autobus con porte a controllo idraulico abbiano ridotto il numero di incidenti o ferimenti subiti dai passeggeri. Inoltre l’alta piattaforma ha...

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BRISTOL

I’ve been to Bristol last week, 6 days in total, living in a University Hall, the type that brings out suicidal instincts, if you have any. But do not worry, you will only think about it, you could not possibly commit one in there as it is a too much safe environment. University Hall is a big complex of student flats, rent out to tourists during summer. I was in Bristol for work and I shared a flat with 4 female colleagues. It’s fundamental to point out that we were 5 women with 1 bathroom, sharing the most depressing student apartment in southern England. In fact that flat looked amazingly gloomy. If you are thinking of starting Uni in Bristol, keep at safe distance from University Hall. Five bedroom apartment, dull and unfriendly as much as it could be. Five single rooms identical one to the other, same plaintive bed sheets, same ugly curtains, same room sizes, same number of plastic hangers in the wardrobes. Five rooms clone of each other, you could only try to guess from which one the others have been cloned. There was no point in choosing your room, as they looked exactly the same. I wonder if it is an English thing. Like at college: same uniform for everyone. Great idea if the uniforms were actually fair. The kitchen was even more sad then...

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Dio Salvi la Pagina Tre del Sun

Si chiama “The Sun” ed è il più diffuso tabloid inglese. Tra i quotidiani inglesi ricopre il ruolo che Studio Aperto ha tra i telegiornali italiani (tanto che tre quarti della prima pagina odierna titolano “£1M Sun Poker”, pubblicità di un gratta e vinci incluso all’interno). Si chiama “pagina 3 del Sun” e ogni giorno vi compare una modella seminuda. Esisteva, esiste ancora forse, in Italia un giornale chiamato Teletutto, che sotto le veste di una rubrica televisiva con palinsesti e orari, inseriva donnine nude con la stessa gratuità. Si chiama Ruthie ed è la modella scoperta pochi giorni fa nella pagina 3 del Sun. Sedevo nel treno che da Wimbledon Park mi portava a Wimbledon, visita di massimo venti minuti per un’urgenza bancaria. Senza Ipod. Senza libro. Senza Sudoku. Senza nulla da fare. Quand’ecco di fianco a me una copia stropicciata del giornale The Sun. Prendo e sfoglio. Neanche il tempo di entrare nello spazio approfondimenti, che questo capolavoro della natura mi compare davanti e io cerco di assumere lo sguardo di chi legge un editoriale di Panebianco nel Corriere, ma mi scoppia il sorriso inequivocabile di chi ha dato un senso alla sua giornata (e in un giorno senza lavoro, con pioggia incessante e con un filo di febbre a impesantirmi la testa, è il massimo che mi poteva succedere). Di tipe come questa, in negozio, me...

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LONDON

Friday 16th September 2005, 1h00am. Sono appena tornata da Angel, ero al 25esimo di Jo, amica londinese. A casa ci sono tutti, i miei flatmates sono uno uno in camera e l’altro a guardare la tv, la mia amica Sara si e’ addormentata sul divano aspettandomi, un ragazzo nostro ospite per un paio di giorni sta silenziosamente scrutando una piantina di Londra. Squilla il cellulare, numero sconosciuto. Orario strano per ricevere chiamate. E’ Silvia, nostra amica bolognese. Ha appena fatto scalo a Stansted, alle 6h40 di mattina un altro aereo la portera’ in Portogallo, dove restera’ 9 mesi per l’Erasmus. A sentire il nome ‘Silvia’ Sara si sveglia di colpo. Non possiamo crederci che sia a cosi’ poca distanza da noi. Sara e Silvia sono tra le cose piu’ belle capitatemi qui a Londra. Io di Firenze, Sara di Roma, Silvia di Bologna. Ci siamo conosciute tre anni fa’ a Londra e siamo diventate ‘sorelle’ dopo un weekend a Lucca. Ci parlo al telefono per 10 minuti, lei quasi non ci crede che con me c’e’ pure Saretta. Ci parlo io, ci parla Sara, ci parla Riccardo (il mio flatmate, capostipite di questa famiglia londinese). Quando riattacchiamo siamo felici, si, ma allo stesso tempo avremmo voluto saper prima del suo scalo, per organizzarci e incontrarsi. Sono 6 mesi che non ci vediamo tutte e tre insieme. Sono le 1h15...

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