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t’s Misery Week

  23.01.2007 La Settimana Miserrima E fa freddo, e tutti si lamentano. Perché in terra angla, parlare del tempo, è un pò lo sport nazionale. E non si è mai contenti. Se ci sono le farfalle in gennaio e il sole splende allora “che caldo, diamine, non è mica normale for the season !”, e se piove, ” damn, mate, it’s bloody raining again! “, e se fa freddo, “oooh it’s soOo cold!” . Parlare delle condizioni climatiche è un rompighiaccio, un modo non troppo invadente per scambiare due chiacchiere di circostanza nell’ascensore, mentre si aspetta il treno, mentre si fa la fila per il bagno. E forse, la gente si lamenta anche perchè… IT’S MISERY WEEK! Sembra infatti – lo dice il London Paper – che questa sia la famosa settimana in cui i poveri mortali son colpiti dalle tre W: Weather, Wallet e Wasted time. La prima W si commenta da sé. La seconda rappresenta il fatto che, proprio ora che ci sono i saldi e le occasioni, il portafoglio e il conto in banca sono stati svuotati (mi viene in mente la tarma volante che esce dalle tasche di Paolino Paperino). E per finire, il tempo sprecato della terza W è quello delle RESOLUTIONS ambiziose che abbiamo messo in discussione o abbandonato in meno di 10...

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London Calling

Marziano, dove sei finito? Sei a Londra?¿Que te pasa? Did u get my txt? Where the f*ck you at? Questa è solo una parte di una lista interminabile di madonne che mi sono arrivate negli ultimi tempi da amici italiani e non (soprattutto i non). Che mi succede? Perché non mi tengo in contatto? Mi piacerebbe avere una risposta. Ma non ce l’ho. Questa città ogni tanto ispira cambiamenti dettati da pure coincidenze, scoperte di varia natura o incontri inaspettati. In questi periodi di liberazione mentale non riesco a tenere i contatti con nessuno, incluso i miei amici più cari. Niente di personale, ma tutto questo è una mia esigenza. Un impulso incontrollabile, quasi fisico. Bisogna prendere questa fase come un’assioma. Non si facciano domande. Non si cerchino colpe. Nessuno pagherà col proprio sangue, bisogna armarsi di tolleranza e rispettare gli spazi che mi son preso. In questi periodi in genere mi dedico all’esplorazione della città. Londra dà il meglio di sé in questo periodo. Un’unica avvertenza, state alla larga dal west end. Soprattutto il fine settimana, quando le gabbie sono aperte e il centro pullula di gianquinti in uniforme. Esseri insignificanti plasmati dalla stessa mano e al quale è stata rubata la personalità. Col loro capello impomatato e la scarpetta nera tattica, lascia passare per la discoteca. Io vi consiglio di uscire in altre aree. Vedi Kentish Town,...

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Davanti a me ho un mazzo di scontrini vuoti.

Nella mia vita precedente capitava talvolta di trovarmi in un gruppo di persone, magari zitto, magari pensieroso, magari in ascolto di chi parlava, e il solito idiota coglieva il primo momento di silenzio per dire: “Gigi, non starai parlando troppo? Ci stai facendo la testa a pallone.” Di peggio c’è “Gigi, e la cremeria?” con cui ancora adesso certa gente mi saluta. Di meglio, ora, il “Luigi, e Mario dov’è?” con cui ora gli inglesi riconoscono il mio nome. Il blog è un mondo più riservato. Nessuno ti chiede dove sei finito, forse nessuno neanche nota che sei mancato. O forse manca il coefficente di idiozia dei gruppi di cui facevo parte. Non ho vinto nessun concorso letterario alla fine. Se c’è qualcosa di non peggiore di non vincere un concorso questo è venire menzionati d’onore dalla giuria. Vien da pensare: “cacchio, ci tenevano proprio tanto a farmi sapere che il mio lavoro è piaciuto!!” A dir la verità alla fine ho preferito prendermi questo merito. Gennaio ha mantenuto gli standard prefissati e tra questi il “grande progetto”. Il grande progetto è quello che va oltre la menzione d’onore, ovviamente. Quanto avevo scritto non era da buttare e quindi lo sto usando come base per una storia più lunga, più divertente e più movimentata. Se avessi vinto avrei dovuto rinunciare a questa base. Alla fine, come mi disse in...

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I fiumi di Londra

Sei sempre quello che dice cose banali? Non brilli mai nel gruppo? A trivial pursuit sei considerato un peso morto? Da adesso puoi brillare ad ogni party…. lo sanno in molti, secondo te, che il Tamigi non e’ l’unico fiume di Londra? Tra fiumi e torrenti, Londra ne conta piu’ di una dozzina, non si sa nemmeno di preciso quanti siano! Per esempio c’e’ la misteriosa Langbourne: testi medievali ne definiscono il percorso, ma l’esistenza del fiume e’ dubbia dal punto di vista geologico; per cui e visto che “bourne” e; sinonimo di “stream” probabilmente si tratta solo di un’altra espressione del proverbiale umorismo inglese per un ……. grosso canale di scarico….. Nella vita di ogni giorno, siamo sopra a un fiume o un torrente di Londra assai piu’ spesso di quanto immaginiamo, e il loro ruolo nella vita dei londinesi prima che venissero interrati influenza ancora oggi la topografia locale. Prendiamo la Fleet, per esempio… Il fiume nasceva ad Hampstead e sboccava sul Tamigi dalle parti del Blackfriars Bridge. La parte piu’ a nord all’interno di Londra veniva chiamata “the old bourne” e non e’ altri che il posto che oggi si chiama… Holborn. Lungo il suo cammino erano stati scavati diversi pozzi, “wells”, ad alcuni dei quali venivano attribuite proprieta’curative, ad esempio a quello di… Clerkenwell. Piu’ vicino al Tamigi, la Fleet creava un bacino che si...

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Guida sociofonetica alla metropolitana di Londra

Mai stato a Londra? Hai bisogno di una guida alla metropolitana? Hai problemi di pronuncia? Ti chiedi perche’ gli inglesi sorridono quando pronunci “Leicester square”? Questo blog e’ per te! La metropolitana (“d tiub”) e’ una complessa rete di tunnel sotterranei il cui scopo principale e’ il consentire il rapido spostamento dei topi londinesi, ma che viene anche utilizzata da un ristretto numero di umani, di regola per andare a lavorare e ritorno. In cambio, gli umani sostengono le spese. Recentemente e’ stato introdotto un nuovo sistema di pagamento, in base al quale se non stai bene attento a come usi la tua Carta Ostrica (“d oister car”), paghi la tariffa massima, diciamo 4 sterline (“paundz”). Anche quando tiri la carta fuori dal portafoglio e stai bene attento a usarla correttamente, spalmandola sul cerchio giallo come la nutella sul pane, puoi pagare la tariffa massima. Quando lo fai notare al solerte impiegato, egli ti informa con un ghigno appena soppresso che “hai usato la carta male, altrimenti non avresti pagato 4 sterline invece di 1 e 50”. Questo ha la stessa stringente logica di quello che ti dice “andavi a 170 all’ora con la bicicletta, altrimenti l’autovelox non ti avrebbe fotografato”. Ma d tiub ha un senso dell’umorismo molto inglese, per cui vedrai ovunque i cartelli che ti chiedono se fai parte del 2% che paga la tariffa piena....

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Dead South London Pubs

“I love walking in London,”said Mrs. Dalloway, “Really, it’s better than walking in the country.” Virginia Woolf, 1924 A Londra negli ultimi 5 anni sono andati perduti ben 228 pub. Una volta chiusi e sprangati, i vecchi pub sono presi di mira dalle imprese di costruzione per essere demoliti oppure convertiti in appartamenti. Nel sito di Paul Talling, “Derelict London” , si possono ammirare le vestigia di molti gloriosi pub a sud del fiume che ormai hanno chiuso i battenti....

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King Tut on Tour

King Tut, come lo chiamano gli americani, è in arrivo e a novembre soggiornerà in quella elefantiaca, sfortunata struttura inaugurata da Tony Blair alle soglie del 2000 con il nome di Millennium Dome, e che ora sarà riaperta come exhibition centre, chiamandosi O2. L’80 dei turisti, dopo la sensazionale esposizione del 1972, ancora è convinto che il faraone si trovi al British Museum. In realtà, Tutankhamun, a parte quel viaggio eccezionale di 30 anni fa, è sempre rimasto in Egitto e il parlamento egiziano, in seguito a quel tour memorabile, ha poi decretato che il re e il suo tesoro non debbanno mai più lasciare il Paese. Ora però servono soldi per finanziare dei progetti di conservazione e restauro. Quindi King Tut può riprendere a viaggiare. La mostra ha già fatto il tutto esaurito negli Stati Uniti, ma ha anche suscitato un vespaio di polemiche, con gente che si è sentita tradita e ingannata. Perché? Semplice: il pezzo forte del tesoro, la bellissima maschera funeraria tutta d’oro del faraone, non è in mostra. Data la sua fragilità, non può lasciare l’Egitto per problemi di conservazione. Gli organizzatori dell’evento hanno però messo in bella vista su volantini, brochures, poster e sito web , un’immagine miniaturizzata del faraone che compare su uno dei vasi canopici, nello specifico quello destinato a conservare il fegato del re. E’ molto simile alla famosa maschera...

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Cinema a volonta’

Molti lo sanno ma magari tanti altri no. Se vi piace il cinema, con 14 sterline al mese potete andare nei cinema Cineworld tutte le volte che volete, ovunque essi siano. Ce ne sono due in centro (Shaftesbury Avenue e Haymarket), due a Kensington & Chelsea (Kings’ Road e Fulham Road), piu’ vari altri sparsi per Londra, il link e’ qui https://www.cineworld.co.uk/reservation/ChoixResa.jgi?REGION=1 Se si rinuncia ai primi 4 l’abbonamento costa anche meno, 11 sterline al mese. Visto che un biglietto serale nella Fulham Road costa 8 sterline e 80, per chi ama il cinema e’ un sicuro affare. Non ci sono restrizioni particolari, cioe’ si puo’ andare in qualunque momento, anche il sabato sera, e si puo’ vedere un film piu’ volte se lo si desidera (io mi vidi un film due volte perche’ mi ero dimenticato il titolo…:)…). Unici “svantaggi” della cosa sono: ti fanno fare un contratto di un anno e devi avere un conto corrente dal quale viene prelevato il direct debit, quindi e’ poco adatto ad es. per studenti o persone che non pianificano di restare almeno per un anno; e certi cinema hanno degli schermi secondo me un po’ piccoli, anche se la cosa non mi ha dato mai particolarmente fastidio e i film spettacolari tipo guerre stellari e war of the worlds vanno nelle sale con i maxischermi. Recentemente, ogni tanto hanno avviato...

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Is it possible…

Passare 9 ore fuori, assieme a sei persone di sei nazionalità diverse, tra pub e club senza cena, ma con tanta birra e cmque tornare a casa per le 2 del mattino? Tornare a casa mangiando un hamburger libanese e trovare i nastri della polizia dall’altra parte della strada? Entrare in un pub irlandese con australiani e irlandesi all’una e mezza del giorno dopo? Entrare in un pub irlandese, stracolmo di irlandesi, nel giorno di St. Patrick, per vedere partita Italia-Irlanda essendo l’unico a indossare la maglia dell’Italia? Uscire da quello stesso pub quasi 9 ore dopo, dopo diverse pinte, alcune delle quali offerte da irlandesi? Yes, it...

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SO LONG AND THANKS FOR ALL THE BUNNIES!

La pioggia di Cagliari mi ha detto con la voce di Mike Patton che la vita non è una storia a bivi di Topolino e i muro contro cui sbattiamo non vengono sfondati con la nostra sagoma, ma lasciano i segni dei mattoni in faccia. Per questo quando Mirka si e` avvicinata, appena sono tornato in negozio, e mi ha fatto i complimenti io le ho chiesto “che cosa ho fatto?” Mezz’ora prima in metropolitana un ragazzo stava leggendo un libro intitolato “Come trasformare la passione in profitto”. Io ascoltavo una canzone dei Faith No More intitolata “The gentle art of making enemies” e la chiave del successo era lontana da me esattamente quanto dall’attento lettore di manuali di vita. Bill Gates aveva la passione per i computer e per questo li raccoglieva dalla spazzatura. Forse ascoltava altra musica, difficilmente leggeva manuali di vita, fatto sta che è diventato l’uomo più ricco del mondo. Ora le soluzioni sono tre: – diventi ricco coltivando la tua passione. – diventi ricco leggendo manuali che spiegano come diventare ricchi. – diventi ricco scrivendo manuali su come diventare ricchi. Io quale di queste tre sia giusta non l’ho ancora capito. Per questo quando Mirka mi ha detto “come, non hai saputo?”, io ho risposto “No, dimmi cosa è successo.” Se dovessi scrivere un manuale di vita so bene come lo intitolerei: “Come laurearti...

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Gli sciacalli

Leggere attentamente le avvertenze: questo e’ un blog di protesta. Un po’ lagnoso. Al limite un po’ rompipalle. Per niente picci’. Per varie ragioni, ma particolarmente perche’ mi hanno rovinato un pranzo. E a me da’ fastidio, quando mi rovinano il pranzo. Ieri, circa la mezza, i tre canali di attualita’ BBC 24 hours, channel 4 e Sky in un raro momento nel quale non trasmettono previsioni del tempo, sport o pubblicita’, trasmettono veramente il telegiornale. Tutti e tre con lo stesso argomento. A me e’ sempre sfuggito come mai qualcuno debba mettersi davanti alla tivvu’ per apprendere tutti i dettagli su come, a un oceano di distanza, qualcuno abbia deciso di fare un massacro. Per cui cambio subito canale, posto che la triste notizia mi sembra presto detta e tutto cio’ che va oltre mi sembra alquanto macabro, squallido anzicheno’ e francamente un po’ da guardone. Poi sto mangiando, e il mangiare e’ un pilastro della civilizzazione occidentale, un atto da consumare in serenita’, altrimenti fa male alla digestione. Poi mi da’ fastidio la vista del sangue, anche se non lo vedo. Poi mi da’ fastidio lo sciacallaggio. Dunque lascio perdere, passo ai documentari, dopo un 20 minuti e quasi alla fine del mio sereno pasto torno bel bello sui canali di informazione per sentire un po’ di, ehem, telegiornale. Sai com’e’, mi dico, abbiamo piu’ di un...

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Edwardians

Il mondo moderno. Siamo abituati a pensare che si sia colorato con il boom economico, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che tutto quello che c’è stato prima si fosse svolto in toni più o meno drammatici, tra contrasti di bianco e nero, seppia o scale di grigio. Invece, i colori c’erano già, li avevano inventati i Fratelli Lumière, nel 1903, grazie ad un procedimento all’amido di patate, chiamato autochrome. Quando la nuova tecnica fu rivelata pubblicamente, il banchiere Albert Kahn, allora l’uomo più ricco d’Europa, fu così entusiasta di ciò che vide, da voler creare un inventario fotografico di tutte le meraviglie del pianeta. A sue spese, Kahn inviò 14 fotografi in giro per il mondo. Furono scattate più di 72.000 foto e oltre 100 ore di filmati autochrome. L’uomo morì in miseria, nel 1940, dopo essere stato colpito dalla crisi del ’29 e aver dichiarato bancarotta nel 1934. Fortunatamente, il suo Archivio del Pianeta fu acquisito dallo stato francese e preservato in un museo. Proprio in questi giorni, il quarto canale della BBC dedica una serie di cinque puntate all’inestimabile lascito. E’ incredibile come le foto a colori riescano a rendere tutto più vivido e vicino. Sembra che 100 anni non siano passati, che i soggetti immortalati siano ancora tra noi, che sia ancora possibile camminare in una Piccadilly deserta, stringere la mano al venditore serbo di...

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Secret expeditions

Quando si vive in una grande citta’ la tendenza nei confronti delle attrazioni locali e dell’ampia possibilita’ di scelta sulle cose da fare e da vedere e’ generalmente quella di rimandare certe visite al domani, un domani che, a volte, sembra non arrivare mai. Forse e’ pigrizia o forse la presunzione di avere infinito tempo davanti a se’. Di positivo, c’e’ il fatto che, anche a distanza di settimane, mesi, anni, resta sempre qualcosa di nuovo da esperimentare, come un itinerario da correggere o un luogo segreto da ammirare e di cui stupirsi. Molti londinesi d.o.c. sono perfettamente a conoscenza dell’esistenza della casa museo di Sir John Soane, collezionista e architetto, che visse a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Pochissimi vi hanno messo piede. Io stessa, per tre anni e mezzo, ho sempre vagamente programmato di andarci, per poi procrastinare senza rimedio. Ma forse, chissa’, ogni cosa ha un suo momento per essere assaporata e ieri pomeriggio i tempi erano finalmente maturi. La casa e’ al numero 13 di Lincoln’s Inn Fields, una delle piazze piu’ antiche di Londra, gia’ esistente in epoca Tudor. Non si fa in tempo a varcare la soglia del vetusto edificio (l’ingresso e’ oltretutto gratuito) che si resta totalmente affascinati dal carattere unico di questa abitazione, rimasta intatta dal lontano 1837. Un po’ casa, un po’ museo, deliziosa ed eclettica, classicheggiante ed eccentrica,...

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Riassunto delle puntate precedenti.

Va beh, i bicchieri per l’acqua erano di plastica e non di vetro. Va beh, ci hanno attaccato un adesivo con su scritto Delegate e non un pass collare con cui girare per il Regent’s College. Va beh, il piccolo portachiavi-ricordo, nella sua raffigurazione di una cabina telefonica inglese, era molto, molto grossolano e più che una cabina sembra un parallelepipedo rosso con delle punte di vernice bianca. Ma non per questo non è stata una figata. In fondo tutte queste cose non avrei dovuto neanche annotarle. Invece Daniel mi ha detto pochi giorni prima: “Ti ho inserito tra i partecipanti alla conferenza di inizio anno del negozio.” “Io? Perchè?” “Perchè hai una certa importanza ormai.” “Ok.” Il megadirettoreextragalattico ci ha salutato tutti all’ingresso della megasala. PowerPoint era pronto ad essere smanettato con obiettivi e strategie per il prossimo anno. Il workbook sul tavolo era provvisto di matita nera con gommino rosa. Durante il break di dieci minuti hanno servito caffè e tè. La camicia a maniche lunghe non l’avevo mai usata prima. Era proprio vero. Era proprio vero che da queste parti vai avanti se lo meriti. Pochi giorni più tardi Daniel mi ha offerto la promozione. Gliel’avevo chiesta settimane prima, ma poi ho avuto altre cose a cui pensare. Tra queste la scheda letteraria del mio romanzo, che, secondo gli ultimi avvistamenti, ha fatto la prima circolazione...

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Life is short, art is forever

In questi giorni, il West End si è trasformato in una galleria all’aperto e le strade e i vicoli di Soho, Piccadilly e Covent Garden sono tappezzate da riproduzioni di famosi dipinti, realizzate da Hewlett Packard e i cui originali si trovano alla National Gallery. L’insolita operazione, denominata The Grand Tour™ (dal viaggio di cultura in voga tra i nobili e gli artisti nel XVIII secolo) si avvale, per chi ha tempo, anche di un sito internet da cui si possono scaricare una mappa interattiva e anche delle tracce audio da riversare nel lettore mp3. Charles Saumarez Smith, direttore della National Gallery, spera che l’iniziativa invogli la gente a visitare gallerie e musei londinesi per ammirare i capolavori in essi conservati. Nel frattempo, qualcuno che non ha avuto problemi a pagare a Christie’s la bella somma di 17.940.000 sterline (26,5 milioni di euro), da oggi potrà sedersi in un lussuoso salotto, magari con un bicchiere di brandy in mano, a rimirare dal comodo divano, le nebbie turchine del Waterloo Bridge dipinto da...

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Panini

Ancora un giorno in ufficio, ancora una pausa pranzo. Di pausa pranzo io mi prendo un’oretta. Minimo. Altrimenti mi sembra di non avere fatto nessuna pausa, solo di essermi nutrito. Adesso lavoro vicinissimo a San Paolo. Che differenza, da Canary Wharf dove ero prima! A Canary Wharf c’era sempre un sacco di vento. Penso che siano i grattacieli, fatti senza tenere conto dei “canali” seguiti abitualmente dal vento; i grattacieli rompono i canali i quali si spezzettano in quelle correnti irregolari e isteriche ben note ai locali. A Francoforte invece non ti fanno costruire il grattacielo se va contro una “Windschneise”, per cui non c’e’ vento. A Canary Wharf sei nel mezzo di moderni edifici, funzionali ma freddi, con piccole aree verdi perse tra il cemento che a me sembrano posticce, come se fossero state messe li’ perche’ qualcuno, a progetto completato, si e’ accorto che mancavano. Adesso e’ diverso, adesso il mio panino me lo mangio passeggiando nel mezzo di un quartiere vibrante di storia. Vado verso San Paolo ed e’ bello sapere che in quel punto una Chiesa e’ esistita dagli albori del Cristianesimo inglese; mi sposto per le viuzze e le piazzette con le loro panchine, e vedo la differenza tra un quartiere freddo e progettato a tavolino e un insieme organico ma variegato, nel quale edifici piu’ moderni (troppi!) si alternano a bellissime facciate in...

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Joy, thou glorious spark of heaven

Inutile aspettare grandi effetti speciali o rutilanti giornate di sole, per me l’estate in terra angla inizia con l’apertura dei Proms, il più grande festival di musica classica al mondo. Prom e’ un’abbreviazione di Promenade Concert, concerti di musica classica di facile ascolto, che un tempo si ascoltavano in piedi, magari in un parco (per questo definiti “da passeggiata”). Sono 112 estati che Londra ospita i Proms, una settantina di concerti in tutto, nella sala ovale che la regina Victoria inauguro’ a memoria del principe Albert, suo defunto consorte. I Proms sono molto popolari, oltre ai posti riservati, i cui biglietti hanno costi vari e vanno acquistati in anticipo, ci sono anche i posti in piedi, nell’arena, come da tradizione, e poiche’ i biglietti sono venduti il giorno stesso del concerto e al prezzo popolare di £7 (6 per le file retrostanti), ci sono lunghe file per aggiudicarsi l’ingresso. Per chi non dovesse riuscire nell’intento, esistono innumerevoli dirette, radiofoniche, televisive ed internettiane, così ci si può permettere di ascoltare un concerto di Handel mentre si cucina, lasciarsi influenzare dalla pompa e circostanza di Elgar mentre si fanno le pulizie oppure rilassarsi con Brahms indossando un pigiama. L’estate angla di solito finisce con The Last Night of the Proms, il concerto finale, eseguito alla Royal Albert Hall e mostrato in diretta su grande schermo nei parchi delle maggiori città del...

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Quando la follia diventa collettiva

Si sa che gli inglesi amano stare in coda. Ovunque ci sono code, ben ordinate e composte. D’altro canto se cosi non fosse, in una citta’ sovrapopolata e caotica come Londra, non si potrebbe sopravvivere. Ma a volte il motivo per cui la gente sta in coda va aldila’ di ogni umana comprensione. E passi l’uscita della collezione di Kate Moss per Topshop: considerando le altissime aspettative le ragazzine esaltate piazzate di fronte alla vetrina dal mattino alle 8, ben 12 ore prima del lancio, potevano anche essere li per rivendere subito dopo gli acquisti su Ebay a prezzo quintuplicato. Passi ancora la nottata di fronte alla catena di supermercati Sainsbury per aggiudicarsi una designer bag vista al braccio di molte star e venduta a sole 5 sterline. Ma io proprio non riesco a capire come un centinaio di futuri psicopatici abbia potuto trascorre 3 giorni fuori dalla libreria Waterstones in Piccadilly Circus. Dico futuri perche’ a 11, 12, 13 anni si puo’ concedere loro il beneficio del dubbio. Ma, aldila’ dell’attenuate, per alcuni, dell’eta’, non riesco proprio a trovare un motivo valido. Punto primo, le copie non andranno esaurite, non si tratta di un’edizione limitata. Punto secondo, nn e’ che avere in mano il libro qualche ora prima degli altri significhi finirlo prima di tutti e rimanere al riparo da indiscrezioni sul finale. Terzo punto, sulla terra inglese...

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Anyone for a Pimm’s? L’estate in Inghilterra

Questa storia del global warming e’ sempre stata intricata: tra scienziati che supportano la teoria ed altri che la negano, qualcuno se non mente non dice la verita’ o tutta verita’. Invece ho una spiegazione di cosa vuol dire global warming in termini molto semplici: molto caldo in Italia e freddo e pioggia quasi tutti i giorni a Londra da ben piu’ di un mese….insomma un global warning che vengano ad evacuare l’isola…uno degli effetti del global warming e’ che questo post sarebbe dovuto comparire il 21 giugno, primo giorno d’estate …e compare solo oggi perche’ la possibilita’ che arrivi l’estate credo sia data come improbabile pure dai bookmakers. In Inghilterra l’ estate non e’ estate senza il Pimm’s o meglio senza Pimm’s cup, ovvero un’istituzione quali la monarchia, i pub e le scommesse o meglio un rito collettivo. Se dietro all’invenzione della bic c’e’ il barone Bich e l’oggetto dalla Francia (vive la France oggi e’ il 14 Luglio) ha conquistato il mondo, se piu’ di recente dietro al Gore-tex c’e’ Robert Gore e di nuovo dagli Stati Uniti il prodotto ha conquistato il mondo, dietro all’estate inglese ci sta il Pimm’s, James Pimm. Ovviamente il Pimm’s a differenza degli altri due prodotti, grazie al puro understatement inglese e nonostante l’impero, e’ rimasto qualcosa di molto locale quasi intimo. Altrettanto prevedibilmente il Pimm’s non poteva altro che essere...

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Gli uomini e il senso pratico

Mattina qualunque di una settimana qualunque intorno alle 7.30am. Piero:”dovremmo anche pensare di tradurre il blog in inglese” Luisa:”non penso che sia una buona idea” Piero:”perche’? sarebbe bello mostrare agli inglesi come li vediamo noi” Luisa:”si si..ma la nostra ironia e’ troppo legata alla nostra cultura, non sara’ facile tradurla”(poi magari se invece di pensare alla traduzione scrivi mezzo post anche tu…). Piero:”Gia’(non convinto)..beh, ma i contenuti multimediali?” Luisa fa finta di non sentire mentre si sistema i capelli con il phon. Magari se non gli si presta attenzione se ne dimentica. Piero:”..I CONTENUTI MULTIMEDIALI?? TIPO VIDEO? sarebbe carino” (nda. Luisa e Piero non possiedono una telecamera. Anzi, a dire il vero non hanno nemmeno la TV…non hanno ancora avuto il tempo di comprarla) Luisa:”Piero, per fare un video ci servirebbe una telecamerina” (ed e’ da 3 giorni che ti chiedo una foto di te stesso da mettere sul blog e non sei stato in grado di fornirmi nemmeno quella…adesso vuoi girare un film sulla nostra vita?) Piero:”Beh…possiamo comprare una webcam da pcworld” ……. quanta...

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animali da museo

Sabato pomeriggio culturale causa pioggia (ovvero: cosa fare quando piove a dirotto da 36 ore e non hai voglia di stare in casa, ma nemmeno di spendere i pochi soldi che ti rimangono trovando riparo in uno centro commerciale). La Tate modern durante il bank holiday weekend ha proposto interessanti eventi e performance che spaziavano dalla musica, al cinema, alle installazioni. Dopo una breve permanenza nella Turbine Hall, diventata teatro di azione di un Dj intento ad incidere su vinile la propria performance di musica elettronica, ho deciso di abbandonare i miei amici ai loro (da me nn condivisi) gusti musicali e di concentrarmi su qualcosa piu’ vicino al mio gusto estetico e forse, piu’ comprensibile ed apprezzabile. E mentre contemplo un quadro, cercando di coglierne le sfumature di significato (che stavo nel contempo leggendo sulla targetta esplicativa che, graziealcielo, accompagna ogni opera) ecco che compare una nuova categoria di abbordatore: l’animale da museo. “Che sensazioni ti suscita quest’opera? Cosa riesci a leggere aldila’ dell’utilizzo della pratica del collage?” “Pardon?” Cerco di prendere tempo e sbirciare meglio il cartellino. L’animale da museo si gira, sposta l’attenzione dal quadro a me e si presenta, mentre io cerco di farfugliare che non conosco bene l’artista e bla bla bla… “E tu che genere di artista sei?” Ecco, ormai l’attenzione e’ definitivamente spostata su di me. Fuggo prima che l’abbordatore professionista cerchi...

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il backpack passenger

Vi ricordate alle medie quando si girava con lo zainetto su una spalla, un po’ di traverso e si credeva che quel tocco di noncuranza ci desse un’aria da duri? C’era una vera e propria linea di demarcazione tra chi portava lo zaino su due spalle (gli sfigati) e chi invece non si sognava nemmeno di infilare tutte e due le braccia negli “spallacci” (i fighi). Ecco, questa moda non deve essere passata da Londra perchè in metropolitana chi ha lo zaino vede bene di piazzarlo stabile stabile su due spalle, in modo da occupare tutto lo spazio disponibile (poco, pochissimo se siete su un treno nelle cosidette “rush hours”). Poi magari, tanto per essere sicuro di non dare troppo fastidio, il portatore di zaino si mette bene in mezzo (lui e tanto di zainetto), nello spazio tra le porte, dove generalmente la gente pigia ancora di più per poter salire (oh no!) o scendere (finalmente!). E per finire, quando è il suo turno di scendere dal treno, il backpack passenger si fa strada ondeggiando tra i poveracci che hanno la sfortuna di trovarsi sul suo cammino e colpendoli senza pieta’ con lo zainetto che si tiene tutto fiero sulle spalle. “Mind the gap, please mind the gap between the train and the platform.” Macchè, Mind the...

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Business as usual

Questa parte del blog nasce in omaggio ad un’amica di Luisa: una donna un perchè! In buona sostanza un angolo dei trivia (unimportant or petty matters or details ;useless information) o meglio una risposta a tutte le domande che non vi porrete. Una spiegazione a espressioni o fatti dati talmente per scontati che ormai quasi più nessuno ne sa più l’origine o il perchè sono tali. Insomma qualcosa di essenzialmente futile e talmente inutile da risultare necessario. Quante volte, non importa se a Londra o in qualsiasi parte del mondo, vi sarete imbattuti nell’espressione “business as usual” ? Beh se lo chiedete a google il risultato è solo, dico solo, 62,300,000 (sessantaduemilionitrecentomila) citazioni ( i Beatles si fermano a 48milioni). In fondo a Londra, City o non City, il bisnis è importante: sognarepensarecrearerealizzare non è importante quanto fare bisnis. Tutto fa bisnis: si parla (starparla?) e scrive di bisnis una cifra (a figure?a lot) quello che avanza per il calcio, il resto non so. Bene in altri tempi fa la vita era vieppiù difficile (non che sia facile oggi beninteso) c’era una guerra e Londra veniva bombardata. La mattina seguente ad uno dei bombardamenti la Regina, si questa Regina, si recò di persona nelle zone di Londra più colpite. Vicino ad un’area colma di macerie c’era la bottega di un barbiere di origini italiane che aveva messo il cartello...

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il re dei cazzari

Trovare casa a Londra è un’impresa che richiede forza, costanza e capacità di non perdersi d’animo. Vederete le case più brutte proposte a prezzi inaccessibili, calpesterete le moquette più luride e vi troverete ad amminare gli intonaci dai colori più improponibili. Ma soprattutto avrete a che fare con delle vere e proprie associazioni a delinquere: le estate agency. Esistono ampia letteratura e studi approfonditi sull’argomento, non da ultimo un servizio della BBC, ma nulla vi potrà preparare a questo vero e proprio incubo. E in particolare sarà traumatico l’incontro con il peggiore di tutti mali, l’apoteosi del cazzaro: l’agente immobiliare. Appartenente alla categoria votata come la più odiata in Gran Bretagna, il cazzaro è caratterizzato da: bella presenza (o presunta tale), abbigliamento smart (completo scuro inamidato, ma niente cravatta…il cazzaro è, si, un figo, ma anche uno di noi), senso dell’umorismo alquanto dubbio e soprattutto dal fatto che lo trovi a bordo di una Mini Cooper con il logo aziendale (ecco, se state attraversando la strada, malauguratamente, proprio in quel momento, scansatevi SUBITO, il cazzaro, tipicamente, ha molta fretta e moltre persone da truffare). Non dovete mai credere al cazzaro, mentire è nel suo contratto di lavoro, se non lo fanno vengono licenziati. Flat searching. Luisa: “Quanto dista quest’appartamento dalla tube?” cazzaro: “5 minuti” Google maps dice 20. Si firma il contratto. Luisa “Perchè c’è scritto part-furnished? Ci avevate...

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il bar code: un contributo alla vita sociale dei timidoni

Esser single non e’ facile. Esserlo a Londra ancora meno. I ragazzi sono o timidi o troppo ubriachi. La citta’ e’ troppo vasta e i ritmi troppo frenetici. Insomma, si pensa che al moltiplicarsi dei numeri corrisponda un moltiplicarsi delle possibilita’. E invece no. Ve lo conferma una single impenitente. Ma a salvare noi poveri single timidoni arriva dall’America un’invenzione destinata a scombussolare il rito del “would you like something to drink?”: il bar code (no, non il codice a barre, ma il codice da bar) ovvero un linguaggio dei segni appositamente codificato da due americane, Lili Bet Foster e Lynn Fischer, per permettere di rimorchiare con facilita’ e superando l’imbarazzo. Cioe’ in pratica ti stai bevendo il tuo drink, noti una topolona e voila’, basta, chenneso’, puntarsi un dito alle tempia o sul naso per dirle “mi piaci”. Ma secondo voi se sono seduta in un pub e un tizio, mettiamo che sia pure carino, si mette a farmi strani gesti, dopo aver appurato che non sia pazzo ma solo un timido broccolatore del III millennio, ci vado magari fuori a cena? Qui non ci...

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il molestatore non veste Calvin Klein

La tube d’estate e’ un vero incubo. Per la precisione, e’ un incubo sempre: affollata, in ritardo, spesso non funzionante, infestata dai topi, ecc. Ma con il caldo tutto sembra acquistare proporzioni maggiori. C’e’ piu’ gente, le persone in media puzzano molto di piu’ e, udite udite, si triplicano i casi di flesher, i molestatori, in particolare quelli che amano esporre parti del proprio corpo che la gente normale preferisce tener celate nella biancheria intima. E’ quello che e’ successo ad una povera ragazza, seduta sul suo treno come ogni mattina, intenta nella lettura. Ecco che alza gli occhi un attimo e un distinto signore, con nonchalance, si sbottona i pantaloni. La poveretta distoglie lo sguardo e cerca di concentrarsi sul suo libro, almeno fino a quando non riesce a sfuggire alla prima stazione. Il problema e’ che qualche giorno dopo sullo stesso treno, di fronte alla stessa ragazza, risale lo stesso signore e riespone nuovamente parte di se’, come fosse una cosa normale, del tipo togliersi la giacca o sbottonarsi il primo bottone della camicia. Daltronde inizia a fare caldo, anche a Londra. Ma la donnina e’ sveglia (dopo tutto noi donne che viviamo a Londra siamo abituate ad avere a che fare con maniaci e gente bizzarra) e armata di cellulare fotografa l’osceno con tanto di arma del delitto. Il problema e’ che, apparentemente, viene fatto un...

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Prove your age

Sabato sera mi fermo a prendere una bottiglia di vino al supermercato. “Can I see your ID card, please?” -Cosa vuole questa? la mia carta d’identita’?- “PARDON?” “Sorry, devo solo controllare l’eta’. Non possiamo vendere alcolici a minori di 21 anni” Adesso vorrei lanciarmi in una disquisizione sul consumo di alcohol tra i minori, su come in questo Paese si sia giustamente rigidi e non ci sia modo di eludere le regole (anche le topolone non entrano nei locali se non hanno almeno 21 anni, non c’e’ minigonna che tenga). Non posso. Vi prego, lasciatemi questo momento di orgoglio: Luisa dimostra 7 anni di...

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Neal’s Yard

Londra e’ una citta’ piena di sorprese e angoli nascosti. Uno di questi e’ Neal’s Yard. E’ incredibile approdare in questa oasi di tranquillita’, specialmente se siete emersi dalla tube in una delle stazioni piu’ affollate: Covent Garden. Super turistica e super frequentata nel weekend, tanto che la signora Tube in persona richiede gentilmente di non utilizzare questa fermata a meno che non sia proprio indispensabile. D’altra parte la distanza che separa Covent Garden da Leicester Square e’ davvero minima: 5 minuti a piedi, poco piu’ in un minuto sulla metropolitana. Ma tante’ che qualcuno non vuole perdere l’occasione di sbarcare a questa stop leggendaria, si dice anche abitata da un fantasma. Tra questi qualche impavido magari decide anche di fare compagnia al suddetto fantasma, rischiando la vita nell’affrontare i 195 scalini che la separano dalla superficie. Non esistono scale mobili in questa stazione, che con i suoi 100 anni e l’incredibile numero di visitatori, rischia davvero di collassare. Ma siete ancora la sotto?? Ah, si…ovviamente anche salire sugli ascensori richiede pazienza. E anche quando siete riusciti a emergere e vi sembrera’ di essere scampati dalla folla, nemmeno il tempo di respirare e ne sarete sommersi di nuovo, fuori dalla stazione. Ecco, si, avete bisogno di Neal’s Yard. In origine casa di un’industria casearia, che ancora ne porta il nome, ma che, per esigenze di spazio, si e’ dovuta...

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dichiarazione d’amore

“When a man is tired of London, he is tired of life.” Samuel Johnson Giovedi notte di ritorno da un date. Il tizio in questione e’ un perfetto gentleman inglese, ha scelto il ristorante perfetto, ha intavolato una conversazione perfetta, ha scelto il vino perfetto. E ovviamente e’ di una noia mortale. Piove, ma di quella pioggerellina sottile di cui Londra sembra avere il copyright. La Tube, manco a dirlo, non funziona. I Cab sembrano essere presi d’assedio dai bancari appena usciti dall’ufficio. Ma… Attraverso Blackfrians Bridge. Il ponte e’ quasi deserto, metto l’ipod a tutto volume e guardo lei..la mia Londra, ricca di contraddizioni, illuminata e silenziosa, immobile nel turbinio del vento e dei miei pensieri. E vorrei dedicarle la canzone che sto ascoltando. E vorrei trovare delle parole per raccontarvi di come questa sensazione mi ripaga di tutto: del clima, di 4 mesi trascorsi a cercare casa, della velata nostalgia, delle distanze impercorribili per raggiungere ogni luogo, della tube che non funziona mai, della paura degli attentati. Vorrei spiegarvi cosa vuol dire esserne innamorati. Dedicato a chi si sente...

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THE WILD LIFE GARDEN

Un’amica londinese e’ andata in finale come “Volunteer of the Year 2007”. Quando penso alla parola “volontariato”, la collego spesso a “ospedale”, “assistenza”, “ambulanze”, etc. anche se in realta’ ce ne sono una miriade di altri tipi e di persone che nel loro piccolo, che non e’ mai poi cosi’ piccolo, dedicano a quest’altro “volontariato” parte del loro tempo libero. Charlotte lavora in un gardening centre e si sta laureando in botanica. La sua passione per la natura l’ha portata alla realizzazione di un grande progetto. Era gia’ da un po’ di tempo che osservava dalla finestra di camera sua un giardino condominiale totalmente abbandonato, usato soltanto dai passanti come “trash can” o “public toilet”. Il giardino si trova a Old Street, a due passi dalla stazione. Charlotte ha chiesto al Council se poteva prendersene cura, ottenendone le chiavi e completa autonomia per salvaguardarlo.. A distanza di un anno dal progetto iniziale (che era quello di ripulire il giardino) e’ nato un progetto molto piu’ grande: il WILD LIFE GARDEN. Stavolta ha presentato al Council un progetto cosi’ dettagliato da farla entrare tra i finalisti come “volontaria dell’anno”, riuscendo pure ad avere un piccolo appoggio economico. La pattumiera di Old Street e’ stata ripulita e la londinesina dal police verde ha recintato per bene il giardino (prima c’erano solo delle sbarre), cosi’ da impedire alle persone di passaggio di...

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The Sound of Silence

Da sabato 11 agosto il Big Ben è stato messo a tacere per poter procedere ad un intenso mese di lavori di manutenzione, non solo sui meccanismi del vetusto orologio, ma anche sulla famosa campana, da cui esso prende nome. I celebri rintocchi si potranno udire nuovamente fra sei settimane, una volta che gli ingegneri avranno sistemato gli ingranaggi e restaurato le campane. Era dal 1956 che l’orologio del Parlamento non veniva zittito, e certo questo evento priva Londra di uno dei suoni più caratteristici. La torre dell’orologio, progettata da Charles Barry in stile neo-gotico, è alta 106 metri e presenta su ogni lato un quadrante di 8 metri di diametro. La Great Bell, che scandisce le ore, pesa 13 tonnellate e mezzo e fu realizzata nella Whitechapel Foundry, a Est di Londra, nel 1858. Il Parlamento organizzò una seduta speciale per trovarle un nome appropriato. Si decise alfine di chiamarla “Big Ben” dal soprannome di Sir Benjamin Hall, responsabile dei lavori di installazione. Due mesi dopo l’inaugurazione, avvenuta nel luglio del 1859,la grande campana si crepò. Ma, con flemma tutta britannica, venne deciso semplicemente di voltarla, così che il martello non andasse a colpire la parte danneggiata. E per quasi 150 anni la campana, con crepa e leggende al seguito, è rimasta perfettamente attiva, sottolineando con la sua voce inconfondibile e l’assoluta precisione il fluire inesorabile del tempo....

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Formati Standard

Esiste uno standard internazionale per l’altezza delle maniglie montate su cassetti e armadietti da laboratorio: il mio ginocchio. Quando ero all’universita’ e facevamo le esercitazioni di laboratorio, saresti stato in grado di capire quali laboratori avevo frequentato andando a controllare lo stato delle chiavi di cassetti ed armadietti di laboratorio. Se la maggior parte sono spezzate, significa che ho frequentato quel laboratorio. In fondo mi piace lasciare un segno del mio passaggio… anche sul mio ginocchio. La procedura prevede che il sottoscritto si sieda su sedia da bancone e poi ruoti di 90 gradi per ritrovarsi perpendicolare al bancone stesso e pronto per l’azione, purtroppo la rotazione viene spesso interrotta intorno ai 45 gradi perche’ il ginocchio non centra lo spazio per le gambe ma picchia sulla suddetta maniglia/chiave di armadietto/cassetto. Alcuni dei momenti piu’ commuoventi che la ricerca mi ha regalato avevano a che fare con il mio ginocchio destro. Oggi non fa eccezione. Non botta particolarmente forte ma perfettamente su livido ottenuto sabato. Sabato, dintorni di King’s Cross. Io ed amica siamo in moto, mia moto. Delle due corsie originariamente concepite, tra lavori su un lato e auto parcheggiate sull’altro, ne sopravvivono 1 e 1/3. Fila di macchine procede placida sulla sinistra, io sorpasso beffardo procedendo sul mio 1/3 di corsia a velocita’ “piano” sulla destra (siamo in Inghilterra). Ragazzo decide che e’ stufo di aspettare di...

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LIAF 2007

Piove e l’autunno sembra già essere caduto sui prati dove il sole scintillava non meno di una settimana fa. Ma se il cielo incombe sui tetti, sugli alberi appesantiti e le sedie umide, impilate dietro ai vuoti tavolini dei caffè, la città continua freneticamente a pulsare, con brio e dinamismo, colma di eventi ed offerte di fine stagione. Tra questi, una benefica ondata di colore e creatività è sicuramente rappresentata dal London International Animation Festival, che si svolgerà dal 21 al 26 agosto in quattro art house cinema tra Soho e Bloomsbury. Un appuntamento da non mancare, non solo per i cinefili o addetti ai lavori, ma anche per chi desidera passare qualche ora all’asciutto, riempiendosi gli occhi di cose belle e liberando la mente dalla frenesia di tutti i giorni. Il nutrito programma del festival, giunto alla sua quarta edizione, prevede la proiezione di cortometraggi e documentari di animazione inglesi ed internazionali, con due sessioni su film polacchi ed estoni, una sull’animazione astratta, più una panoramica sull’interessante tecnica dell’hand painted under camera e, come sempre,l’immancabile digitale. Ulteriori informazioni le trovate sul sito della manifestazione:...

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Aperitivo con vista: Oxo Tower

’Oxo Tower e’ un “landmark” sulla south bank: centinaia, migliaia e milioni di turisti passano ai suoi piedi in tutte le stagioni. Molte delle persone che lavorano nella zona sostano a pranzo negli spazi verdi adiacenti a Coin street. Negli ultimi sette mesi e’ stata una presenza discreta e silenziosa anche per Piero per la sua vista ravvicinata dalla scrivania dell’ufficio. Dalla settimana prossima non lo sara’ piu’ e mi e’ sembrato giusto dedicargli un arrivederci sul blog. La sua storia e’ interessante: il complesso e’ stato costruito dove sorgeva un centrale elettrica agli inizi del novecento. A quei tempi l’Inghilterra era ancora una potenza industriale e a conferma di cio’, sulla stessa riva, dopo Blackfriars bridge sorgeva un’altra centrale che oggi ospita la Tate Modern. La facciata della centrale venne mantenuta e l’architetto diede all’edificio un tocco di art deco’. Come e’ noto Oxo e’ una marca di dadi da cucina che si trova al supermercato: l’edificio serviva come deposito per la conservazione e lavorazione della carne. Per pubblicizzare la marca l’idea era di mettere una insegna luminose a tre lettere, ma la proposta venne rifiutata ed allora il nome venne inserito come “elemento geometrico” sui quattro lati della torre in modo che non fosse piu’ considerato pubblicita’. Come in tutte le storie arriva il periodo buio e negli anni settanta ed ottanta il complesso ha rischiato la...

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Museum of Brands

Sono reduce da escursione pomeridiana in quel di Notting Hill. A Carnevale finito, quando le stradine del quartiere, con i caffè e gli immancabili negozi di antiquario, erano animate solo dalla presenza di pochi turisti sparsi, qualche residente e un operatore ecologico che spazzava i vialetti davanti alle case color pastello, ecco che la nostra inviata si fermava a prendere la guida A-Z tascabilissima per cercare Colville Mews,W11 2AR, subito dietro Portobello Rd. Al numero 2 di questa anonima stradina, la aspettava un luogo alquanto singolare: The Museum of Brands. Nato grazie alla cospicua collezione dello storico Robert Opie, il museo contiene oltre 500.000 oggetti ed è il più grande del mondo. Attraverso un percorso labirintico, si può rivivere un secolo di consumismo e costume, dall’era vittoriana ai nostri giorni. Una specie di macchina del tempo in cui la storia si rivive attraverso scatole di latta, involucri di cartone, foto, cartoline, etichette, bottiglie di vetro, contenitori dalle forme più svariate, in ceramica, celluloide o plastica, lattine e barattoli. A ciò si aggiunge una mescolanza infinita di oggetti di culto o di uso comune, dalla radio all’aspirapolvere, dai dischi dei Beatles al Muppet Show, da Felix The Cat a Topolino, dalle maschere antigas al televisore portatile. Nel tunnel del tempo si affollano ricordi d’infanzia e nostalgie del passato, e semplici oggetti d’uso quotidiano come una saponetta o una scatola di...

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Anche i bambini piccoli a Londra viaggiano in Ferrari

In una domenica di fine agosto capitano alcuni eventi singolari: splende il sole, decido di prendermi un giorno off dal logorio della vita moderna come dice il Rena che guardacaso si trova proprio a Londra. In un gironzolare senza meta fissa per le strade di Londra, un po’ di sole (il poco di quest’esate) al parco non puo’ mancare….ci dirigiamo verso Green Park, ma passando davanti al Ritz noto qualche cosa…sembra solo una delle tante Ferrari parcheggiate per strada in giro per Londra, ma attenzione c’e’ qualcosa di insolito….nei sedili posteriori sono agganciati due seggiolini per bambini (foto sopra). In Italia questo sarebbe impensabile: se i bambini ti vomitano in macchina visto l’assetto-sospensioni non proprio da berlina, come si fa? Ma qui essere inglese significa essere se non almeno un po’ eccentrico sicuramente pragmatico: se per dire si organizza una gita coi bimbi, si fa comuque con qualsiasi tempo e non si rimanda perche’ in fondo il tempo e’ una variabile naturale che non si puo’ controllare. Beh questo essere un po’ naif in fondo ci piace…ed in fondo il vomito si pulisce anche sugli interni in pelle…..ed in fondo e’ solo un’automobile. PS. Visto Luisa che c’e’ qualcosa che a Londra mi piace: intendevo la Ferrari..vabbe’ domani lascio la tube a casa (che tanto o e’ in ritardo o in sciopero) e prendo anch’io la Ferrari per andare...

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Fire alarm

Si sa gli incendi sono una cosa seria: col fuoco non si scherza. Ma se quando si parla di incendi a noi italiani vengono in mente ettari di bosco che spariscono ogni estate, Londra invece ha memoria di grandi incendi anche se avvenuti ormai in epoche remote . Gia’ nel 1212 Il Grande Incendio distrusse buona parte della citta’ . Passano 4 secoli e il Grande Incendio colpisce ancora nel 1666 (ndr. il 2 settembre) a.k.a Il Grande Incendio (non si usava allora “il ritorno di” o ” la vendetta di” o “Il Grande Incendio – Parte II) : una delle piu’ grosse calamita’ di Londra distrugge fra gli altri la cattedrale di San Paolo, alcuni ponti sul Tamigi, il Globe (ma questa e’ un’altra storia), la Guildhall etc. etc. L’onnipresente nell’archietttura di Londra, Christopher Wren, disegna il Monumento al Grande Incendio o semplicemente The Monument (vedi descrizione su sito City of London) realizzato fra il 1667 ed il 1671. Durante la II Guerra Mondiale e’ la volta dei bombardamenti tedeschi e di quello che divenne il Secondo Grande Incendio (anche se in realta’ e’ il terzo….). Ed allora ogni settimana lo stesso giorno alla stessa ora e’ il momento del fire alarm test ed ogni tanto, per verificare se non vi siate abituati abbassando il livello di attenzione, scatta l’evacuazione….che e’ un’esperienza sempre uguale ma sempre nuova e...

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L’estate e la piscina a Londra

Per noi italiani e catalani dentro, non per Luisa che si sente un po’ inglese, londinese o whatever (che differenza fa in fondo!) quando arriva l’estate in citta’ se non si e’ a tiro del mare o non si ha tempo, scatta la ricerca della piscina all’aperto dove oziare, nuotare ed abbronzarsi. Quest’estate e’ andata cosi’ pioggia oggi, pioggia domani…freddo e solo qualche weekend di sole e caldo (dove tipicamente qualche amico nostro e’ rimasto imbottigliato nell’autostrada per andare al mare a Brighton) ed ormai l’estate volge al termine e anche questo post avrebbe dovuto apparire tempo fa….ma in fondo le giornate piu’ belle dell’estate pare siano arrivate in questo periodo. Comunque questo post e’ frutto dell’entusiasmo e delle ricerche dell’anno scorso e lo lascio a promemoria per provarci ancora l’anno prossimo…e per farvi scoprire una realta’ che purtroppo rischia di scomparire. La piscina all’aperto in Inghilterra e’ riferita tipicamente non come swimming pool, ma in maniera piu’ importante come Lido …e guarda caso la denominazione trae origine dal Lido di Venezia (dove ogni anno si svolge il Festival del Cinema che ho mancato anche quest’anno). Le piscine o lidos vivono il momento magico della loro costruzione negli anni venti e trenta, con architetti che si dedicano alla loro progettazione e i city council che ne finanziano la realizzazione. Succede che il mondo cambia, la terra vale oro e...

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Tiscali e il buffet

La disinvoltura dei fornitori di broadband inglesi, e i trucchi che sono loro permessi dalla legge, ogni tanto lasciano stupiti. Per mia colpa, per qualche tempo non ho ben controllato gli estratti conto della banca. Quando comincio a rifarlo noto che Tiscali mi fa pagare 17.99 per la broadband, e chissa’ da quando. Ma come, non erano 14.99? Nessuna notizia, nessuna lettera, nessun preavviso? Chiamo il servizio clienti, buongiono sono il taldeitali se non ricordo male mi avete aumentato la tariffa mensile? La risposta e’ be’ si’ in effetti abbiamo aumentato da 14.99 a 17.99. Ma come, dico io, mi aumentate il canone senza nemmeno una lettera? E’ nelle condizioni generali di contratto, sir, noi con il suo conto facciamo quello che vogliamo e possiamo aumentarle il canone solo perche’ ci gira, tanto sa, di regola la gente si fida di noi, ma se vuole la mettiamo in contatto col servizio assistenza. Chiamo il servizio assistenza, il quale mi chiede se voglio ritornare a 14.99. Quali conseguenze ci sono, chiedo io? Meno banda? Meno downloads? Inizio di un nuovo contratto? No, dice lui in sostanza, non ci sono conseguenze sulle caratteristiche della connessione e non e’ nemmeno l’inizio di un nuovo contratto (durata minima 12 mesi). E’ che Tiscali, come si dice a Roma, “ce prova” e poi se telefoni pur di non perderti ti riporta il canone al...

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Happy Days…

A volte, per scoprire certe rarità, bisogna seguire i londoners d.o.c., quelli che hanno vissuto da sempre a nord e a sud del fiume. Così mi è capitato di trovare, a pochi passi da Russell Square, un luogo dall’atmosfera unica, una sala da bowling come solo si sono viste nei vecchi films alla American Graffiti. Il Bloomsbury Lanes è una magnifica sala arredata con elementi autentici degli anni ’50, tra cui un bar dal design originale, una fila di tavoli in perfetto stile Happy Days, con i sedili imbottiti e i piani di formica, e, in aggiunta a tutto questo, la possibilità di calpestare fantastici tappeti vintage, dai motivi psichedelici. Nel locale si può non solo giocare a bowling, ma anche ascoltare musica dal vivo (tra cui gruppi rockabilly, ska, garage), organizzare dei parties, cenare scegliendo da un menu di “eclectic American cuisine”, nonché… sfidarsi a mitiche partite di calcio balilla (con palline illimitate e gratuite)! I prezzi del bowling sono molto accessibili se si sceglie di giocare in orari off-peak (in genere prima delle 16) e la quota include il noleggio delle scarpette. Per andare sul sicuro, si può prenotare la pista in anticipo, ma ogni sera due lanes sono lasciate libere, per permettere a tutti di cimentarsi in uno strike. Bloomsbury Lanes c/o Tavistock Hotel Bedford Way London WC1H...

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415Hz

Si è tornati all’orario invernale, il che si traduce in giornate più brevi, con il crepuscolo che si fa largo già alle 4 del pomeriggio. Ma l’autunno, si sa, è foriero non solo di piogge, foglie dorate e frutti da raccogliere, ma anche di novità e iniziative, che a Londra, sede d’eccellenza delle cosiddette “industrie creative”, si traducono spesso in fiere e festival. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, e si spazia dal famosissimo BFI London Film Festival, giunto alla sua cinquantunesima edizione, all’Italian Film Festival, dal London Design Festival, alla Frieze Art Fair, passando per il Turner Prize (che però quest’anno si tiene a Liverpool) e la London Fashion Week. Però, per me, l’autunno significa anche un tuffo a ritroso nel tempo, tra suoni ed architetture barocche, a brevissima distanza da SE4. L’architettura barocca e neo-palladiana di Greenwich, eclettica, sobria, estranea agli artifici esuberanti del movimento, legata invece a forme e a motivi rinascimentali, trova le sue massime espressioni nella Queen’s House di Inigo Jones, nell’Old Royal Naval College progettato da Sir Christopher Wren e nelle forme originali concepite da Nicholas Hawksmoor per la chiesa di St.Alfege. E’ in questi luoghi che ogni anno, agli inizi di novembre, si tiene l’International Early Music Festival and Exhibition, un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati di musica antica, nonché per gli addetti ai lavori.Per tre giorni si può assistere...

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arte e piccioni

Nel 1841 il quarto plinto di una delle piazze più famose al mondo rimase vuoto, per mancanza di fondi. Progettato da Sir Charles Barry, il piedistallo avrebbe dovuto ospitare il monumento equestre di Guglielmo IV, che però non fu mai realizzato.  Trafalgar Square, la prima pubblica piazza di Londra, ha dunque da sempre celebrato le glorie militari dell’Impero Britannico, a partire dal simbolo da cui deriva il suo nome, quell’ammiraglio Nelson, vincitore a Trafalgar, che ancora oggi domina la città dalla cima della celebre colonna.  Tuttavia, il quarto plinto è sempre stato sguarnito, e nessun re, ammiraglio o generale vi ha mai dimorato. Un vero e proprio non finito architettonico. Finché, nel 1998, la Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures and Commerce, (RSA) non ha deciso di dar vita ad un progetto di riablitazione del plinto rimasto vuoto, commissionando tre opere da esporre temporaneamente nell’arco di tre anni [Ecce Homo di Mark Wallinger (1999), Regardless of History di Bill Woodrow (2000)  e Monument di Rachel Whiteread (2001)]. Successivamente, il governo ha deciso di proseguire con il progetto, stabilendo un’apposita commissione, in modo da destinare il quarto plinto ad una continua esposizione di opere d’arte contemporanea, con cambiamenti biennali. Nel 2005, la scelta di riservare un angolo della piazza alla bianca scultura di Marc Quinn, realizzata in marmo di Pietrasanta, e raffigurante l’artista focomelica Alison Lapper incinta, aveva suscitato molto scalpore. Quinn aveva detto di...

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18 Stafford Terrace, W8

Vicino a High Street Kensington, poco lontano dal traffico e dagli spintonamenti nei negozi affollati, al numero 18 di Stafford Terrace, vi attende la pace aristocratica di una strada vittoriana e un appuntamento molto speciale con il passato. La dimora dell’illustratore e disegnatore satirico Edward Linley Sambourne, è una vera casa vittoriana, estremamente affascinante e traboccante di cose belle, alcune un pò particolari ed eccentriche, come i posacenere ricavati da zoccoli equini, le foto delle modelle nude sulle pareti del bagno (la cui vasca in marmo era usata da Sambourne non solo per abluzioni gelide, ma anche per lavare le stampe fotografiche del nitrato d’argento in eccesso), la fontanella con le conchiglie, le felci e le piume di struzzo e i fili collegati ai campanelli della servitù penzolanti un pò dovunque. Ma ci sono anche miriadi di schizzi e disegni realizzati da Edward per le pagine di Punch, i libri illustrati, i vetri d’arte, le ceramiche italiane, i ricordi di famiglia, memorie di amici e conoscenti. Mentre si gira fra capolavori dell’Arts & Crafts e opulenze “fin de siècle”, sembra davvero che cento anni siano stati solo un battito di ciglia: la realtà del presente è solo vagamente accennata dai vestiti moderni dei visitatori o dai lontani rumori post-industriali che giungono dalla strada. Edwaed Linley Sambourne fu cartoonist  della rivista Punch dal 1867 al 1910, anno della sua morte,...

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Turning Japanese (part 1)

Conversazione tipo con gruppo di ragazze giapponesi dopo cinque lezioni di giapponese. Io: “Anatatachi wa Nijonjin desu ka.” (Siete giapponesi?) Loro: “Uooooooooooooooooooooooooooooooo! Yes!” Io: “Konnichiwa!” (Ciao.) Loro: “Konnichiwaaaaaaaaaaaaaaaa!” Io: “Ogenki desu ka.” (Come va?) Loro: “Genki desu.” Io, scegliendone una: “Anata no namae wa nan desu ka.” (Come ti chiami?) Campionario di ragazze conosciute: Tomoko: indossava una cuffia rossa con pon pon. Mayoko: indossava due diverse scarpe. Entrambe Adidas, entrambi colorate, ma differenti. Yuki: si è scambiata una scarpa con Mayoko. Sadako: mi ha fatto una foto insieme a lei con una macchina fotografica usa e getta. Nori: gonna nera a falde e scarpe gialle. Itzuko: borsa più grande di lei. Io: “Gigi des” (Io mi chiamo Gigi) Loro mi guardano e ripetono il nome. Io: “Anatatachi wa gakusei desu ka.” (Siete studentesse?) Loro, muovendo la testa avanti e indietro come se avessero una molla invece del collo: “Hai.” “Gakka wa nan desu ka.” Quasi tutte mi hanno risposto “biuti student in Osaka/Tokyo/Okinawa etc.etc.” Le saluto dicendo “Ja mata.” Quando loro rispondono “Mata ne” le vorrei abbracciare una per una, perchè sembrano tanti piccoli ET caduti in un mondo lontano anni luce dalla loro dolcezza e leggerezza....

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Christmas countdown

Non te ne accorgi quasi e inizia il countdown. Natale e’ piu’ o meno lo stesso, ovunque tu sia, ma a Londra, come tutte le cose, anche questa viene, in qualche modo, esasperata. Ti accalchi insieme ad una vera e propria marea umana nel West End, che da tradizione il primo weekend d’avvento diventa isola pedonale per invogliare lo shopping, sorridi a vedere i bambini vestiti da Babbi Natale ovunque, sgomiti persino per provare i nuovi sapori natalizi dei caffe’ di Starbucks. Guardi commosso l’albero di Natale che svetta in Trafalgar Square e le luci che hanno popolato tutta la citta’. In ufficio ormai l’unico argomento di conversazione e’ il party di Natale con tanto di scommesse su chi quest’anno causera’ imbarazzo a se stesso e ad altri con comportamenti ad alto tasso alcoholico. Prenoti dei biglietti per andare a pattinare sul ghiaccio alla Somerset House. Ti trovi a sfogliare i libri piu’ stupidi in offerta da Waterstone solo perche’ parlano del Natale (la vera storia di Babbo Natale, come rendere la tua casa natalizia in 10 mosse, come trovar marito prima di Natale, etc…). In un eccesso di follia ti compri le corna da renna o il cappello da Babbo Natale. Ti entusiasmi a vedere la neve finta che viene sparata dal tetto di Harrods. Ok, si diventa tutti piu’ stupidi, un po’ come quando si e’ innamorati....

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Capodanno cinico

Un altro fine anno e’ arrivato e io sento il cinismo salire, come una lenta ma inarrestabile marea……anche quest’anno, occorre stare attenti ad evitare tutte le retrospettive delle quali veniamo bombardati in tivvu’ e sui giornali…..ma a che serviranno, poi? Cosa e’ successo quest’anno me lo ricordo, no? Ha lo stesso sapore sciapo dei primi video che vedevi subito dopo averli girati con la telecamera, uh guarda il progresso, ecco gia’ pronto il video, ci sono tutti quelli che stanno ancora in questa stanza, ma allora a che serve guardare il video, guardiamoci senza video, no….. In questi giorni ho sempre l’impressione che la tivvu’ pensi che legioni di malati terminali, restati in coma per tutto l’anno, ne escano puntualmente quando c’e’ il tacchino in tavola, e allora tutti a dirgli “cosa e’ successo nel 2007”. Piu’ probabilmente, siccome gran parte del tempo la tivvu’ manda in onda un niente colorato, la fine d’anno si presta particolarmente per riempire questo niente di rutilanti colori fino al prossimo stacchetto pubblicitario. E’ come fare un “weather show” di venti minuti invece di dirmi alla svelta se domani fara’ bello o piovera’. Ooopps, dimenticavo, qualcuno ci ha gia’ pensato. La marea monta, e io lo devo dire: io il capodanno non l’ho mai capito. Il primo gennaio, per me, e’ sempre stato il giorno successivo al 31 dicembre. Non ho mai pensato...

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IS WEST LONDON SAFER THAN EAST LONDON?

“Non toccate niente finche’ non abbiamo finito…” Non riuscivo a capacitarmi… continuavo a piangere incessantemente e a infamare mezzo mondo. Come al solito ho iniziato a incolparmi da sola, era un disastro che si poteva evitare… avrei potuto evitarlo, eccome se avrei potuto, sarebbe bastato avere una serratura piu’ efficiente, magari un piccolo allarme. Come al solito rimandi, perche’ non pensi mai che le cose possano succedere a te e finche’ non ci sbatti la testa per bene non te rendi conto. Continuavo a piangere e a fissare le poliziotte intente a raccogliere impronte digitali tra i miei effetti personali. Non c’erano piu’ segreti nell’intimita’ di casa mia. Ora ve lo posso raccontare piu’ o meno tranquillamente, ma per un paio di settimane non potevo neanche pensarci che ricominciavo a piangere. Eh si, e’ successo, mi hanno svaligiato casa, portandomi via qualche felicita’ materiale, che e’ stata riacquistata in poco tempo e lasciandomi una gran tristezza intorno, portandomi via tanti ricordi che purtroppo non posso ricomprare e lasciandomi il timore che possa riaccadere, magari con me in casa… La serenita’ non e’ facile riacquistarla come puoi fare con un pc o per la macchina digitale. Prima andavo a dormire tranquillamente, adesso spesso mi rialzo per andare a controllare se ho chiuso bene. In tutto questo una cosa devo dire: la polizia inglese mi e’ piaciuta molto. Sono subito venuti...

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“Devi troppo andare ad Amsterdam, e` troppo fffuori!”

Una settimana fa, a quest’ora, giravo per il Red Light District di Amsterdam. Alle ragazze più belle dicevo “I love you”, alla inglese, con la lingua in mezzo ai denti. Loro non coglievano il romanticismo e tiravano fuori solo la lingua. L’ultima cosa che sentivo era il battere dei loro anelli sulla vetrina. Ogni tre “I love you” qualche spacciatore mi ha chiesto se volevo cocaina. O crack. O, semplicemente, soldi. Amsterdam qui, Amsterdam lì…per dieci anni mi hanno fatto una testa così con questa città. Prima i compagni di liceo strafattoni, poi amici puttanieri, poi colleghi universitari libertari. “Devi troppo andare ad Amsterdam, e`troppo fffuori!” Vediamola dunque… Amsterdam, nella sua parte più viva, non è che un mix di eccessi mal riuscito. Il centro vuole essere trasgressivo, ma la cosa più trasgressiva che ricordi e’ l’accostamento sesso, gioco d’azzardo e kebab di tre insegne poste a nemmeno dieci metri di distanza. Puoi essere credibile come festival dell’eccesso? No. Puoi essere credibile come sagra? Forse un pò di più. Il fatto è che la trasgressione richiede stile. Prendiamo Soho, un teatro che presenta Mary Poppins a pochi metri dal locale GAY. Bambini e borchiati che si mischiano la sera, insieme a impiegati in giacca nel pub di fronte. Questo si chiama stile. Amsterdam sta al sesso e alla droga come Sanremo sta alla musica leggera italiana o come Napoli...

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La modernita’ corre su rotaia ed arriva a St. Pancras

Con l’apertura della rinnovata stazione St.Pancras il 6 Novembre ed il primo servizio dell’Eurostar, il 14 novembre, Parigi si e’ spostata 20 minuti piu’ vicino a Londra o almeno cosi pensa la stampa inglese. In realta’ la Ville Lumiere e’ sempre li, splendida e affascinante e mentre i francesi battevano record su record di velocita’ col TGV finalmente la modernita’ arrivava in Inghilterra col primo collegamento ferroviario veramente ad alta velocita’. L’Eurostar andava ad alta velocita’ solo dopo aver varcato il tunnel della Manica. Prima di parlare dei tempi moderni mi soffermo sui bei tempi (?) andati . Il terminal internazionale di Waterloo non era sicuramente bello e sopratutto era angusto: lo scoprii prima dell’alba in un giorno di ottobre per il mio primo viaggio a Parigi. Erano solo 2 anni che il tunnel era stato aperto e solo un mese dopo venne chiuso. Fu proprio quella chiusura che fece scoprire come fosse gia’ diventato essenziale per il traffico passeggeri e merci da e per il continente: fu il caos per mesi con l’assalto a traghetti ed aerei, il continente era di nuovo isolato dall’Inghilterra! Molte volte sono tornato a Parigi in qualsiasi stagione ma sempre via cielo dall’Italia. Ritornato in Inghilterra il destino mi riporta a Parigi con l’Eurostar, questa volta era periodo di scontri e auto bruciate (ndr autunno 2005). Passi il tunnel, sfrecci verso Parigi e...

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C’era una volta lo IaL

Eh si… a voi che passate di qui per le prime volte, a voi che siete arrivati da poco, a voi va raccontato che una volta esisteva un sito chiamato Italiani a Londra… e piu’ che un sito, era una comunita’. C’era una volta un sito che raccoglieva un po’ di tutto e, soprattutto, un po’ di tutti. C’era una volta un sito al quale ognuno arrivava percorrendo strade diverse, un po’ come ognuno arriva qui a Londra percorrendo strade diverse. C’era una volta un sito che mi piaceva per come rappresentava bene i giovani italiani oltremanica, senza pretese, nel bene e nel male, nella loro socialita’, nella loro provincialita’ e nella loro genuina semplicita’. Dal pizzaiolo al PhD, dal cameriere all’impiegato di finanza, dall’assicuratore al ‘trafficone’. Certo qualcuno se l’e’ sempre ‘tirata’ un po’… sempre stato quello/a che doveva essere piu’ londinese di tutti gli altri, quello/a piu’ inserito/a, quello/a semplicemente piu’! Cosi come ci sono sempre stati i ‘novellini’, quelli appena arrivati che cercano qualche riferimento e quelli un po’ “disadattati”, o sfortunati, che sono qui da 10 anni, ma ancora di inglesi non ne conoscono. Quando sono arrivato qui con l’intenzione di restare per la prima volta era 4 anni fa… all’inizio gli Italiani non li ho voluti cercare, non ne volevo sapere… dopo tutto sarei stato qui solo 10 mesi ed ero ben intenzionato a...

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