Gli inglesi lo chiamano The Big Freeze, con un misto di eccitazione e timore. Da prima di Natale una coltre di gelo, neve e ghiaccio si è adagiata sulle Isole Britanniche, stringendole sempre più in una morsa da cui, sembra, sia difficile uscire, a dispetto delle tonnellate di sale gettate sulle strade e della caparbietà degli abitanti.
Il grande freddo non ha risparmiato nemmeno Londra. Nel giorno dell’Epifania la neve ha coperto la città con un soffice manto, ben presto tramutatosi in infido ghiaccio. Tutto questo ha ovviamente avuto pesanti ripercussioni sui servizi. Trasporti nel caos, scuole chiuse, tubature dell’acqua messe a dura prova, chiusure anticipate di negozi e attrazioni turistiche. E già su giornali e tv fioccano preoccupanti bollettini, tra le riserve di salgemma che cominciano a scarseggiare, le tragiche casualità che purtroppo si sono verificate, l’allarme per l’economia. Molti pendolari non sono riusciti a raggiungere i luoghi di lavoro, ma, al contrario di quanto verificatosi lo scorso anno, le aziende hanno stavolta deciso di non pagare la giornata. Questo ha scatenato molte polemiche, con i sindacati in prima linea a difendere i diritti degli impiegati. Al momento è stato suggerito ai datori di lavoro di inserire una clausola nei contratti per gestire le assenze dovute a maltempo e, nel frattempo, regolarsi con flessibilità, a seconda dei casi. L’assenteismo dovuto alla neve ha di sicuro creato perdite finanziarie a piccole, medie e grandi imprese. L’assicurazione Royal & Sun Alliance, basandosi sui dati di precedenti catastrofi climatiche, ha stimato i costi giornalieri a 690 milioni di sterline.
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