Ormai alle porte dell’inverno, ripenso alle giornate piu’ belle passate in moto, e una regione va sopra tutte: i Cotswolds.
Immaginate un posto perduto nel tempo; non un museo, ma una regione viva e vibrante, piena di gente, di veicoli, di attivita’. Un posto come lo fareste voi se vi metteste a costruire una citta’ con il lego, solo che non e’ una citta’ ma un’intera regione, stai un giorno intero in moto e ovunque vai trovi la stessa grazia, la stessa gentile unione di opera dell’Uomo e della Natura, la stessa armonia di colori e di impressioni, la stessa bellezza gentile e mai urlata.
Non e’ che manchino i segni delle moderne attivita’: ci sono edifici ad uffici, grossi supermercati, ci sono perfino zone industriali; i Cotswolds non sono un museo all’aperto, qualcosa di bello ma che non sara’ mai pratico; no, nei Cotswold il come ti affascina quasi quanto il cosa; la zona industriale non manca, ma e’ fatta di edifici bassi e in pietra; l’edificio a ufficio e’ saggiamente immerso nel paesaggio urbano, perfino il grosso supermercato e’ costruito in armonia con le abitazioni circostanti.
Questo e’, per me, il vero fascino dei Cotsowolds: non e’ una Venezia bella da vedere e poco pratica da viverci, e’ una regione che funziona e dimostra che si puo’ fare, se non proprio tutto, veramente tanto nel rispetto di un paesaggio meraviglioso e della natura circostante. Il paesaggio poi ovviamente fa il resto, la pietra arenaria che domina tra i materiali da costruzione si inserisce tra le valli e le colline con quella naturalezza che solo la natura puo’ creare, perche’ il materiale che meglio si integra nel paesaggio e’sempre quello locale, ma soprattutto non e’ mai il cemento.
Paragonare i Cotswolds a certa Toscana e’ forse sbagliato, ma il senso di pace, di armonia atavica e che durera’ per sempre e’ lo stesso; e se non devi prendere il treno per tornare a Londra e hai la fortuna di vedere la sera che arriva, scoprirai un po’ della stessa magia che hai visto in Toscana, della stessa bellezza che non viene dalle opere dell’uomo, dal ponte o dai grattacieli o dalla grande distesa urbana, ma che e’ prima di tutto bellezza del creato. In questa bellezza l’opera dell’Uomo si inserisce cercando di non disturbare, col gioco di luce sulle case in pietra che rende piu’ belle non solo le case, ma l’intera via, senza imporsi fredda e altera sulla natura circostante come la luce di una facciata di vetro.
Secondo alcuni, i Cotswolds sono colpevoli di essere di un bello “finto”, troppo da cartolina, troppo intatto e troppo maniacale nel preservare la propria identita’; onestamente non capisco queste critiche, secondo me il miglior complimento che si puo’ fare a questa regione e’ che e’ tutto meno che finta, perche’ lavora e funziona di mille attivita’ che non hanno a che fare col turismo, perche’ dimostra che si puo’ conservare il bello senza rinunciare all’utile.
Certo, sarebbe utopico sognare un intero Paese pianificato in questo modo e la realta’ delle grandi citta’ non puo’ che essere diversa; ma passando varie giornate nei Cotswolds ti rendi conto che vi e’ all’opera un modello di “sviluppo nella conservazione” che avrebbe potuto essere applicato in molte zone rurali e semirurali ed e’ stato troppo spesso, e particolarmente quassu’, negligentemente trascurato.
Per vedere quanto si puo’ sbagliare basta andare nel centri (non voglio dire “storici”, perche’ di storico c’e’ piu’ poco) di posti come Woking e Guildford, violentati da tsunami di orrendo vetrocemento che si innalzano senza alcun ritegno e senza alcun rispetto per il carattere delle belle campagne circostanti.
I Cotswolds ci mostrano un modello di sviluppo semirurale che sarebbe stato possibile applicare altrove. Speriamo che nei prossimi decenni, quando arrivera’il momento di tirar giu’ gli obbrobri del passato, si faccia tesoro della loro lezione.