Due giorni fa mi squilla il cellulare.
“Hello”
“Hello Gigi, it’s Elizabeth. I read in your site that you bought Silent Hill 4, for Playstation 2. I’ve just finished Prince of Persia, a piece of cake. Can you lend me yours?”
“Yes, it’s all right, but Silent Hill is very graphic and scaring, more than Prince of Persia. It’s about ghosts and monsters, full of blood and stuff.”
“Is it a problem? I get used to my son in underwear. Do you think there is anything more scaring than that?”
“No, definitely! Ahahaha!
“You see. I’m waiting for you Gi.”
Due ore dopo lascio Silent Hill alla solita guardia:
“Hi brot, this is for Elizabeth.”
“Aiuduing man?”
“Not too bad. You?”
“Tired. Do you need people in Hamleys?”
“We are looking people for Christmas.”
“Well, please give them my CV.”
“Sure.”
Due sere dopo mi chiama Carlo e con voce concitata mi dice:
“Gigggi! Gigggi! My mother got crazy!! She screamed all the night and now she sees ghosts and monsters everywhere in the palace.”
“What?”
“Yes, she tried to hit me with an hammer today. She thought I was a monster.”
“I’m coming.”
Quando arrivo a Buckingham mi conducono subito nella camera di Elisabetta, completamente illuminata da candele bianche: una vestaglia verde, una collana d’aglio intorno al collo, un crocifisso ed un medaglione appesi al polso, gli occhi spiritati di chi non dorme da giorni, la Regina è la copia sconvolta della donna divertente che conoscevo.
“Beth, what are you doing with these things?”
“Gigi, don’t you see the ghosts in the room?”
“No!”
“AAAAARRRRGHHHH! There is one behind you!!” e col martello si accanisce contro il maggiordomo.
“May I ask something? How many hours did she play with Silent Hill?” lo chiedo al maggiordomo, mentre la Regina fugge per il corridioio brandendo il martello all’aria.
“Almost all day.”
“My God, I advised her it was a graphic game.”
Estraggo il CD dalla consolle e lo butto dalla finestra. La Regina si rintana di nuovo in camera, mi afferra il bavero della giacca e urla:
“Gigi, I know there is a detective who haunts the ghosts. It lives in Craven Road 7. His name is Dylan Dog. Please call him!! My home is full of ghosts!!! AAAARRRRRGGGGHHHHHH! Another one!!” e riscappa via.
Le urlo dietro: “But, actually he is just a…”ci penso un attimo e “…an expert. I’ll call him!!”
Chiamo un mio amico sardo, Salvatore, e gli chiedo di prestarsi alla messinscena; gli presto una giacca nera, una camicia rossa e lo conduco dalla Regina, che nel frattempo ha riempito di catene la porta di camera sua. Glielo presento come Dylan Dog, l’Indagatore dell’Incubo.
“Beth, this is Dylan Dog.”
“AAAAAAARRRRRGGGGGHHHHH! It’s not him. Dylan Dog is tall and cute, this is short and…it’s another ghost!!! GOD SAVE ME!!” guardo Salvatore ed effettivamente realizzo di aver scelto la persona sbagliata. Ma mentre lo osservo, Elisabetta si aggrappa al bavero della giacca e inizia a scuotermi:
“Gigi, don’t you see this is a monster?? Don’t you see…”
PAM!
Le do una testata che la stende a terra stecchita. Dopo dodici ore di urla torna il silenzio e la pace a Buckingham Palace.
Il giorno dopo la Regina non ricorda più nulla. La passo a trovare di primo pomeriggio, con un pacchetto che mi aiuterà a reprimere i sensi di colpa per il bernaccolo sulla fronte.
“Hi Beth, this is a present for you, the coolest game of the year!”
“Thanks Gigi, let me see. PAC-MAN. It seems cool.”
“It’s cool, funny, it’s already sold out in all London.”
“Cool.”
Mi hanno chiamato pochi minuti fa da Buckingham Palace. Elisabetta è completamente rinsavita, o quasi. Cammina per la casa tutto il giorno, aprendo e chiudendo la bocca in continuazione, come a inghiottire aria. Ma gira senza martello e perciò tutti stavolta la lasciano fare.