Ora: 17:30
Luogo: sala riposo del negozio, all’ultimo piano.
Nejar è un ragazzo originario delle Mauritius, lavora come dimostratore nel reparto costumi, parrucche e scherzi, indossa scarpe da clown e sembra indossare anche la parrucca di Telespalla Bob, ma in realtà i lunghi capelli ricci sono tutti suoi. Da quando abbiamo ascoltato insieme “Sere Nere” – gli piace un sacco Tiziano Ferro – mi ha preso in simpatia; a me è bastato che un giorno comparisse nel mio piano con il portafogli che avevo dimenticato nello spogliatoio. Mi invita ad occupare l’unico posto libero nel tavolo per quattro.
Di fianco a lui Rose, la ragazza più affascinante del negozio, dimostratrice dello smalto per disegnarsi le unghie, diciassettenne. Poco tempo fa ho scoperto che è fidanzata con Nejar da due anni e considerando lui un ragazzo più interessante che bello, penso se la meriti tutta.
Di fianco a me Darren, australiano, d’Estate è stato dimostratore degli spirografi, poi ha lasciato per fare l’attore nel musical Cinderella, ora è tornato come dimostratore di pennarelli invisibili.
Non ricordo come, ma iniziamo a parlare di pulizia.
Nejar: “Quando ero bambino io mi facevo il bagno una volta a settimana.”
Rose: “Chissà quanto puzzavi allora.”
Io: “Anche io, facevo il bagno ogni Domenica.”
Darren: “Poi da piccoli, che si suda così tanto, si dovrebbe lavarsi una volta al giorno.”
Visto che Rose è l’unica inglese e unica, evidentemente, a non concepire un bambino che si lavi solo una volta alla settimana, apro una nuova parentesi:
“Voi inglesi avete poco da andare fieri, visto che non conoscete l’esistenza dei bidet.”
Rose replica:
“Non ne vedo il bisogno, c’è la doccia.”
Io: “Sì lo so, ma tu ti fai la doccia ogni volta che ti siedi a….”
Rose: “No, ma non ne bisogno. Mio Dio, non so come siamo arrivati a parlare di cacca.”
Mentre intervengono gli altri io perdo per un attimo il filo del discorso, ma comprendo perfettamente la ragione che Rose adduce, come se fosse la cosa più ovvia, per ritenere inutile il bidet:
“NOI INGLESI MANGIAMO CIBO SEMPLICE, NON FACCIAMO GRAN CASINO. NON SO VOI IN ITALIA COSA MANGIATE.”
Dopo le doverose risate di tutti rispondo:
“In Italia mangiamo quello che mangia il resto del mondo e non penso che solo voi facciate la cacca al profumo di rosa o gelsomino.”
In realtà il punto di Rose vergeva non tanto sul profumo, quanto della consistenza della cacca italiana rispetto a quella inglese.
Rose, con deliziosa plasticità di faccette, si lancia ai ricordi d’infanzia:
“Mia madre mi diceva sempre che la mia cacca odorava di rosa perché io mi chiamo Rose. A dir la verità non l’ho mai annusata.”
Io penso:
“Cinque minuti fa pensavo a quale snack comprare per il break, ora mi trovo davanti una delle ragazze più belle mai conosciute che mi descrive il rapporto con le sue feci.”
Quando mi rialzo la saluto sorridendo:
”Grazie veramente, ora so che in Inghilterra non ci sono bidet perché mangiate cibo semplice.”
C’è una cosa da sottolineare. Il fatto che cacca in inglese si dica “poo” ha reso il nostro discorso meno stomachevole di quanto si possa pensare, oltretutto quando ragazze belle come Rose hanno, tra le tante virtù, quella di NON poter esser immaginate nell’atto di produrre feci, piuttosto farfalline profumate.