Io e Mark siamo tra i pochi che hanno vissuto per intero gli anni 80. Lui era ragazzo, io ero bambino. Nel 1981, avevo un anno, uscì “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta.”. Nel 1984 uscì “Indiana Jones e il tempio maledetto”. Nel 1989 uscì “Indiana Jones e l’ultima crociata” e fu l’unico che andai a vedere al cinema, con mio padre.
Io e Mark indossiamo ogni mattina un cappello marrone e attacchiamo alle nostre cinture una frusta. In una giornata di 8 ore almeno 20 bambini ci chiedono se siamo veramente Indiana Jones. Almeno 10 clienti ci chiedono se vendiamo il cappello. Almeno 5 la frusta. Il cappello e la frusta, le ha ordinate Mark in previsione del 22 Maggio. Del film, del nuovo film. Lui, che gestisce gli eventi del negozio, gode anche della camicia color kaki e dei pantaloni marroni.
L’ultimo Indiana Jones, tra vent’anni sarà una delle prime cose che io e Mark ci ricorderemo del 2008. 22 Maggio per l’esattezza. Per due mesi la città tappezzata di cartelloni. La colonna sonora in rotazione ogni ora nella radio del negozio. Fenomeni generazionali si chiamano.
Chiedete cosa significa all’80% delle ragazze che da teenagers piansero la morte per congelamento di Jack Dawson.
Padri trentenni che hanno comprato la trilogia, l’hanno fatta conoscere ai figli e ora li portano a vedere il quarto film. Clienti affranti quando dico che il cappello di Indiana che indosso, quello non lo vendiamo. È per noi dello staff.
Chiedete cosa significa a tutte le ragazzine a cui NON fu concesso comprarsi il diario di Laura Palmer.
Fenomeni generazionali, sì.
Vedere che gli anni passano anche per il tuo eroe preferito dell’infanzia.
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