Oggi si scappa. Ormai è diffusa, probabilmente a ragione, la sensazione che in Italia nulla mai cambierà se non in peggio. La situazione economica ha creato centinaia di migliaia di disoccupati, l’industria italiana non sa che farsene dei laureati costretti ai call centre, il senso di frustrazione generale è ai massimi livelli di sempre. E allora meglio partire, lasciare quel corpo moribondo che è il mondo del lavoro italiano e cercare di riprendere a sognare, soprattutto ora che le distanze con il resto del mondo si sono accorciate grazie a voli low cost e internet.
In tutti questi anni non ho mai smesso di osservare l’Italia da qui, seguendone la politica, le scelte sociali ed economiche. Questa nuova ondata migratoria a mio avviso suona come una campana a morte, il segno che l’Italia sta perdendo le sue ultime possibilità di riscatto, soprattutto se il governo continua ad ignorare questo fenomeno. L’Italia continua ormai da anni ad importare manodopera poco qualificata e si perde le sue migliori menti e professionalità che vanno all’estero in numero sempre maggiore. E quando parlo di professionalità non intendo solo le professioni altamente qualificate. Ormai l’emorragia è totale e tocca tutti i settori del lavoro, dall’artigiano al broker. Se questo flusso poco virtuoso non verrà ridotto l’Italia si ritroverà relegata ai margini del mondo occidentale (cosa che è già successa in parte).
Solo nel 2013, oltre 8500 italiani tra i 20 e 30 anni hanno lasciato l’Italia per l’Inghilterra, con un aumento del 71% rispetto al 2012. Il numero citato è però sicuramente inferiore a quello reale perchè non sono molti quelli che effettuano la registrazione all’AIRE. Non è forse improbabile che il numero effettivo si aggiri intorno ai 25-30.000. E’ come se ogni anno un’intera cittadina di medie dimensioni sparisse dalla cartina italia e ricomparisse in UK. Un aspetto che non traspare dalle statistiche ma che osservo attraverso il sito e l’esperienza diretta è che a cambiare non sono solo le motivazioni, ma anche la tipologia dell’italiano che viene in UK.
Dieci o venti anni fa si partiva prevalentemente da soli. La figura tipica dell’italiano a Londra era: single, spesso laureato, età media 25-30 anni. Oggi, sempre più spesso, si parte in coppia o addirittura con famiglia e sono sempre più numerosi gli over 40. E’ un’emigrazione ben organizzata (soprattutto grazie alle informazioni reperibili su Internet) e spesso non temporanea. Chi sceglie di trasferirsi dopo i 40 anni sa che non tornerà più prima della pensione. Chi di voi è a Londra da almeno 5 anni avrà notato come, magari mentre si fa la spesa, è sempre più frequente imbattersi in coppie italiane, a volte con bambini. Questo succedeva raramente in passato.
Tutto questo succede sotto gli occhi di un governo italiano immobile (questo, quello prima, quello prima ancora…). Ridicoli i tentativi passati di “rientro dei cervelli” (non capiscono che non bastano i soldi in busta paga, è tutto il sistema che va rigenerato), ridicoli i commenti in TV quando si tocca questo tema.
Che tristezza quel paese che si può apprezzare solo durante le vacanze o in pensione. Che tristezza quel paese che manda via chi potrebbe regalargli un futuro magnifico e lo fa senza battere ciglio. Che tristezza vedere che giorno dopo giorno Londra parla sempre più italiano mentre l’Italia parla di tutto ma senza mai dire veramente qualcosa.
Beppuz