La strada e’ di tutti, dicevamo da bambini.
Non una cosa proprio da bambini, veramente; un principio di liberta’ e di rispetto, qualcosa con cui imparavi a crescere e che imparavi ad apprezzare.
Mi chiedo se e’ ancora cosi’, o se le moderne ideologie non stiano lentamente facendosi beffe di questo concetto, come di parecchi altri.
Prendiamo le corsie preferenziali per gli autobus. Va bene, la strada e’ un bene prezioso ed e’ giusto che il suo uso sia, entro limiti ragionevoli, regolamentato. Va bene, ci sono situazioni nelle quali l’uso di questi spazi diventa un bene talmente prezioso che e’ opportuno limitarne l’accesso (penso non solo alle corsie preferenziali, ma per esempio ai parcheggi riservati ai residenti). In questo caso la sotuazione e’ semplice: il disagio creato dal laissez faire e’ tale, e per tutti, che una forma di regolamentazione si impone e giova, alla fine dei conti, a tutti.
Ci sono pero’ situazioni nelle quali secondo me si esagera palesemente, o meglio nelle quali un’istanza ideologica prende il sopravvento su esigenze, in origine, eminentemente pratiche.
Prendiamo la Jamaica Road, andando verso Rotherhite. Corsia preferenziale in vigore 24/7, anche quando (come e’ il caso la domenica pomeriggio) vi transita solo un autobus ogni 2/3 minuti e qualche – molto raro – taxi.
Chiunque ha visto la differenza tra una strada trafficata a due corsie e la stessa strada ridotta a una sola corsia (per un cantiere, o un incidente) sa che ridurre una strada da due a una corsia significa strangolare seriamente il traffico di tutta la zona; di coloro che sono in transito; dei locali che restano bloccati 150 metri prima della svolta nella via dove abitano; di coloro che transitano sulle strade parallele e su cui si riversa una parte del traffico.
Questo anche in condizioni di scarso traffico pubblico (e no, la Jamaica Road non e’ Oxford Street), quando lasciare la seconda corsia libera cambierebbe completamente la situazione e il traffico, molto alleggerito, non sarebbe un problema nemmeno per l’occasionale autobus.
Invece si creano code di chilometri perche’ un autobus ogni 180 secondi possa averne un vantaggio – in termini di rapidita’ di spostamento – assolutamente marginale.
Ma la strada e’, o dovrebbe essere, di tutti. Il suo uso dovrebbe essere ristretto solamente in casi di assoluta necessita’ e non per, come si dice qui, “make a point” di una ideologia avversa all’automobile e all’automobilista. Non c’e’ nessuna ragione di bloccare i residenti e gli automobilisti in transito creando code assolutamente evitabili e assolutamente artificiali, a meno che non si voglia scoraggiare l’uso dell’auto in primo luogo.
Ma l’uso dell’auto e’ una parte della liberta’ individuale, come l’uso (ragionevole) di una strada; un diritto che non deve essere sacrificato per ragioni ideologiche.
In posti come la Jamaica road (o come la strada che da sud conduce al ponte di Hammersmith, altro esempio egregio), a me sembra che la corsia preferenziale non sia la reazione alle code ma al contrario cio’ che le causa in primo luogo, o le rende un problema permanente ed endemico.
Certo, l’autobus potrebbe arrivare due minuti dopo. Ma gli automobilisti hanno anche loro il diritto di usufruire di una strada a due corsie – quando come contribuenti hanno pagato per le due corsie – ogni volta che non ci siano ragioni assolutamente ragionevoli (Oxford street, per esempio) per fare il contrario.
Perche’ la strada e’ di tutti.