Si chiamano Question Tags e la grammatica inglese le descrive come “mini-questions that we often put on the end of a sentence in spoken English”.

AVETE CAPITO DI COSA SI TRATTA, NON AVETE?

Le Q. T. sono piccole domande poste alla fine di una frase al fine di rafforzarla, da coniugare nella forma (positiva o negativa) opposta alla frase che si vuole rafforzare. In italiano si rende con l’epilogo “non è vero?” oppure “non pensi? o peggio con “sbaglio?”. Possono anche essere usate come commento ad una frase, ma nella stessa forma (positiva o negativa), e col significato italiano di “davvero?”.
In quasi un anno a Londra ho apprezzato Q. T. di ogni tipo, dal presente al condizionale passato; la più comune di tutte la uso ogni giorno a lavoro, per promuovere il giocattolo:
“IT’S COOL, ISN’IT?”
State pensando che questo articolo si risolvi in una lezioncina di grammatica, non state?
Invece no, voglio solo rendere in italiano una normale conversazione tra inglesi e far capire quanto grottesco sarebbe nella nostra lingua, per la diversa abitudine che abbiamo nei rafforzativi, l’uso delle Q.T. inglesi. Esempio:
“Ciao Carlo, fa caldo oggi, non fa?” “Hello Charles, aiuduing? It’s hot, isn’it?”

“Sai Gigi, ieri sono andato al mare.” “Gigi, yesterday I went to the beach.”
“Sei?” “Did you?”

“Si. C’era molta gente nel negozio, non c’era?” “Yes. There were a lot of people in the store, weren’t there?”

“Sì, assolutamente. Ho venduto 140 scatole.” “Yes, definitely. I sold 140 boxes.”

“Hai?” “Did you?”

“Yeah.”

Questi sono esempi di rafforzativi di un affermazione; la Q. T. a supporto di una negazione, resa in italiano, è ancora più esilarante, per non parlare dell’uso che se ne fa per una cortese richiesta di prestito:
“Non hai visto il film ieri, hai?” “Didn’t you watch the movie yesterday, did you?”

“No, la mia televisione è rotta.” “No, my television’s broken”

“Lo è?” “Is it?”

“Sì. Non potresti prestarmi la tua, potresti?” “Yes. Couldn’t you lend me yours, could you?”

“Forget it.” “Scordatelo.”

E’ DIVERTENTE, NON E’?

Quello che le grammatiche inglesi non scrivono delle Q.T. è la loro trasformazione nella lingua parlata inglese. Per mesi ho sentito ragazzi terminare frasi con la parololina “init” e per mesi ho pensato che dicessero “in it”, “dentro ciò”. Finchè un giorno mi sono incuriosito e ho chiesto: “init” è la forma stringatissima (molto gergale) di “isn’it”. Vorrei sapere quale sarebbe la forma stringata di Q. T. come “Wouldn’they?”, ma ci sono cose che dell’inglese ho deciso di trascurare e tra queste le Q. T. al condizionale. Quando vorrò rafforzare i miei ipotetici discorsi tradurrò il fedele, italianissimo:
“Michael should pass the exam, isn’t true?” “Michele passerebbe l’esame, non è vero?”
O peggio:
“Michael should pass the exam, do I mistake?” “Michele passerebbe l’esame, sbaglio?”
E per toccare il fondo:
“Michael should pass the exam, lie?” “Michele passerebbe l’esame, bugia?”

CHE PAZZI CHE SONO QUESTI INGLESI, NON SONO?

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