Mi racconti in poche parole chi sei, da dove vieni, come mai sei andato a Londra e da quanto tempo vivi nella capitale britannica?
Mi chiamo Andrea Antonio, ho 43 anni, sono Molisano della provincia di Campobasso. Sono venuto a Londra per un mese di vacanza e sono passati da allora 13 anni. Ho fatto la scelta di vivere in questa città per tanti motivi, e sicuramente è stata una decisione ponderata e positiva.
Quale è oggi la tua professione?
Lavoro nella city come Chef in un ristorante Mexicano. Ho iniziato lavando i piatti in un ristorante Italiano.
Che percorso hai fatto per arrivare a esercitare la tua professione? Quanti anni ci sono voluti per giungere alla tua posizione attuale?
Ho lavorato per sei mesi come lava-piatti in un ristorante italiano e sempre nello stesso e pian piano con passione, volontà e soprattutto frequentando una scuola serale per prendere una qualifica di chef e per imparare un inglese decente, sono passato a salad chef. Da questa posizione, dopo diversi sacrifici sono riuscito a far carriera nel giro di alcuni anni. Ci tengo a dire che bisogna essere umili, giudiziosi, volenterosi, pazienti e soprattutto saper organizzare e creare un buon team di lavoro dove tutti chi più, chi meno hanno delle responsabilità. Tutti facciamo errori, ma questi devono essere costruttivi non l’opposto. Odio titoli tipo yes chef, no chef, le gerarchie non sono il mio forte. Io sono lo chef e ovviamente la decisione finale spetta a me, ma ciò non toglie che chiunque faccia parte del mio team possa dire la sua o proporre alternative.
Si dice che in Inghilterra ci siano più opportunità di fare carriera nel mondo della ristorazione, secondo te è così? Ci puoi indicare quali sono le differenze più visibili tra Italia e Inghilterra?
Diciamo che si può far carriera ovunque nel mondo e i fattori possono essere tanti, come fortuna, ambizione,ecc… Qui a Londra può sembrare più facile perchè la clientela che si serve è multietnica e l’inglese verace ha perso un po’ le sue origini e le sue tradizioni culinarie.
Soprattutto la gente mangia di tutto e sempre di fretta senza guardare molto alla qualità o alle ricette originali. Non troverai mai in India un chicken tikka Massala inventato a Birmingan o in Italia una pasta Alfredo inventata a New York. Qui sembra più facile perchè non c’è la cultura della cucina. Per esperienza credo che qualsiasi chef qui possa creare ciò che vuole spacciandolo per un piatto italiano, francese ecc…l’iimportante è vendere e se poi piace tanto meglio.
Noi italiani siamo più poltroni e di gusti raffinati, abbiamo tradizioni secolari e cucine diverse per ogni 20 regioni, per tanto miriamo molto alla qualità del cibo che mangiamo e del vino che beviamo. Ma soprattutto sappiamo cosa cerchiamo e conosciamo, almeno credo, quelle che sono le ricette di base della nostra cucina senza troppe interferenze di altri Paesi.
Sono richiesti particolari titoli di studio per esercitare la tua professione? C’è molta competizione in questo campo?
Non servono particolari titoli se lavori in un ristorante dove tutti parlano la tua lingua, ma sicuramente un titolo ti da più vantaggi e ovviamente una base d’inglese è richiesta ovunque, vista la forte concorrenza dei Paesi dell`Est dove l’inglese è parlato.
Io ho un diploma di geometra e per la scelta che ho fatto oltre all’esperienza ho fatto un breve corso di cucina dove bisogna anche conoscere i rischi e i pericoli che questa comporta, nonché nozioni sull’igiene ecc…
Quale livello di inglese è richiesto?
Se si aspira ad un livello alto allora l’inglese deve essere dello stesso livello, altrimenti anche uno medio.
Quali sono le soddisfazioni che dà un lavoro come il tuo?
Tante… sentirsi gratificati quando si ricevono elogi che si dividono con la cucina, imparare nuove ricette, segreti culinari, e soprattutto prendere per la gola amici o persone care…. con stranezze e connubi diversi dal solito.
Ti è mai capitato di dire “Basta, mollo tutto. Non fa per me”?
Direi di no, ma possono, come in tutte le cose, esserci dei momenti di sconforto…
Facci un elenco dei pregi e difetti della tua professione.
I pregi: gratifica personale, assaporare gusti diversi, conoscere culture e cucine diverse, passione nel creare qualcosa di tuo e realizzare che funziona. Inoltre poter contribuire nel sociale offrendo una giornata del tuo tempo cucinando per associazioni di volontariato.
I difetti invece: tanto stress, gli attacchi di panico nelle ore di punta, l’rritabilita`, le stupide gerarchie tipiche italiane
Ci puoi indicare a grandi linee gli stipendi medi per i diversi ruoli di questa professione?
salad chef 6.50 pounds hour
souce chef 7.00
commis chef 7.00
pasta&pizza chef 8.00-10.00
pastry chef 10.00 -15.00 solo dolci o alta pasticceria
second chef 10.00-15.00
head chef 15.00 -18.00
Che cosa ti sentiresti di consigliare o sconsigliare a chi volesse intraprendere la tua stessa carriera?
Consiglio di armarsi di tanta buona volontà e di essere sicuri di ciò che veramente si vuole. Tutto si costruisce su solide fondamenta per restare in piedi nel tempo. Conoscere la lingua del Paese di cui si è ospiti, sicuramente è un vantaggio in più.
Sconsiglio di fidarsi di Agenzie o nostri ristoratori connazionali.
Se tornassi indietro, intraprenderesti di nuovo questa carriera in Inghilterra? C’è qualcosa che faresti diversamente?
Credo che lo rifarei si.
Qualcosa che farei diversamente? La guida turistica. Adoro la storia e i monumenti un connubio di vecchio e moderno che si sposa bene in questa misteriosa magica e affascinante citta`… Nella vita c’è sempre tempo.
Ritieni possibile un tuo ritorno in Italia? Se sì, credi che sarebbe possibile occupare la stessa posizione che occupi adesso? A quali condizioni?
Tornerei per vacanze e solo per quelle, e magari quando sarò in pensione..
In Italia bisogna cambiare gli italiani e bisogna smetterla di piangersi addosso… e soprattutto vivere sulle spalle dei genitori….
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