Mi racconti in poche parole chi sei, da dove vieni, come mai sei andato a Londra e da quanto tempo vivi nella capitale britannica?
Mi chiamo Stefano. Sono cresciuto in Calabria dove sono rimasto fino ai 18 anni, poi ho fatto l’Università in Toscana e dopo la laurea sono stato in giro per l’Italia per lavoro. Dopo pochi anni il Bel Paese ha iniziato ad andarmi stretto ed ho preso la decisione di lasciarlo. La meta più appetibile all’epoca era (e rimane) Londra. Così nel 2003 mi sono trasferito qui.
Che percorso hai fatto per arrivare a esercitare la tua professione? Quanti anni ci sono voluti per giungere alla tua posizione attuale?
In reltà il mio è un percorso anomalo visto che ho una Laurea in Economia Aziendale con specializzazione in marketing. A questo settore ci sono arrivato quasi per caso subito dopo un master e ne sono rimasto affascinato. Ho iniziato nel mondo alberghiero per poi spostarmi progressivamente della ristorazione. Ho lavorato per un paio di compagnie qui a Londra di cui una legata al Vice Presidente di Bulgari. Questo mi ha permesso di crescere e creare notevoli contatti. Quattro anni fa ho creato una compagnia di consulenza (Sagitter One) specializzata nel supportare start up aziendali o aziende in difficoltà nell’ambito della ristorazione. In pochi anni siamo diventati un punto di riferimento per gli italiani che vogliano fare business nel settore ristorativo
Si dice che in Inghilterra ci siano più opportunità di fare carriera nel mondo della ristorazione, secondo te è così? Ci puoi indicare quali sono le differenze più visibili tra Italia e Inghilterra?
Pienamente d’accordo. La cultura della ristorazione nel mondo anglosassone ha radici antiche sopratutto nel mondo di gestire i clienti e far si che vivano un’esperienza unica. Lavorare nella ristorazione è considerato una scelta di vita e non un ripiego perche’ non si trovano sbocchi occupazionali in altri settori. La principale differenza sta proprio nell’approccio adottato.
Sono richiesti particolari titoli di studio per esercitare la tua professione? C’è molta competizione in questo campo?
La competizione è fortissima grazie anche all’ingresso di nuove leve provenienti da tutto il mondo. Più che un titolo di studio in quanto tale è richiesta una forte professionalità e competenza. Che poi scaturisca da esperienza diretta o da studi specialistici conta poco. Il classico pezzo di carta ha poco valore se non supportato dalla sostanza e dalla passione per questo settore.
Quale livello di inglese è richiesto?
Almeno intermedio per poter comunicare a livello internazionale
Quali sono le soddisfazioni che dà un lavoro come il tuo?
Tantissime. È l’unico settore dove il contatto umano continua ad essere l’elemento predominante con tutte le conseguenze che comporta. Ogni giorno è una sorpresa continua ricca di momenti belli e meno belli. L’elemento fondamentale è la passione. Senza questa diventa difficile apprezzare il bello di questa industria.
Ti è mai capitato di dire “Basta, mollo tutto. Non fa per me”?
Mai. Non che non ci siano i momenti in cui i problemi sono tanti e sembrano non avere fine. Ma sono attimi che subito spariscono cancellati dalla voglia di superare la piccola difficoltà e ritornare a godersi il bello della ristorazione.
Facci un elenco dei pregi e difetti della tua professione.
Non basterebbero due pagine. Come ho già detto il rapporto umano ed il contatto con il pubblico è la soddisfazione più grande. Come contropartita è una professione che assorbe tanto tempo e spesso diventa parte integrante di te stesso. È difficile staccare la spina.
Ci puoi indicare a grandi linee gli stipendi medi per i diversi ruoli di questa professione?
Variano abbastanza da ruolo a ruolo e da compagnia a compagnia.
Si può andare dalle £1500 mensili del cameriere fino alle £6000 del manager. Anche lì bisogna avere chiaro il ruolo all’interno della compagnia. A volte descrizioni di ruolo identiche si riflettono in mansioni (e retribuzioni) diverse a seconda dell’azienda.
Che cosa ti sentiresti di consigliare o sconsigliare a chi volesse intraprendere la tua stessa carriera
Di iniziare senza dare troppa importanza all’aspetto economico quanto piuttosto a quanto poter imparare per poi crescere professionalmente.
Se tornassi indietro, intraprenderesti di nuovo questa carriera in Inghilterra? C’è qualcosa che faresti diversamente?
Non cambierei assolutamente nulla.
Ritieni possibile un tuo ritorno in Italia? Se sì, credi che sarebbe possibile occupare la stessa posizione che occupi adesso? A quali condizioni?
Al momento la mia vita è qui a Londra e non penso che nulla cambierà nei prossimi 4-5. Ritengo che l’Italia sia il paese più bello del mondo per viverci ma non per lavorarci.
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