Nel mio gruppo di italiani si parla spesso di Londra. Come sempre, le percezioni soggettive si mischiano ad elementi sui quali si e’ un po’ tutti d’accordo e come sempre, il modo in cui vedi le cose e’ determinato in modo fondamentale dai paragoni che puoi fare con le tue esperienze. Uno che viene dal paesino di cinquemila anime trovera’ Londra caotica, ma io vengo da Roma e la trovo assai tranquilla, silenziosa, ospitale, accogliente. Forse anche perche’ abito a Knightsbridge, il che probabilmente aiuta rispetto ad altri quartieri e siamo sempre alla dimensione soggettiva.
Ma una cosa vorrei mettere in luce, di questa citta’ e di questo paese, della quale secondo me non si parla abbastanza: chiamiamola la liberta’ lavorativa. Certo, non e’ piu’ come una volta e non e’ piu’ facile come, diciamo, cinque anni fa trovare anche un lavoro da cameriere. Ma io non conosco nessuno che e’ stato costretto ad andarsene da Londra. Mentre quanti ne conosco, costretti ad andare via da Roma…..
Quassu’ ti puoi permettere il lusso di lasciare un lavoro perche’ non ti piace. E se sei stato oculato, hai dei soldi da parte e hai fatto un budget adeguato, puoi goderti una delle citta’ piu’ belle del mondo mentre cerchi qualcos’altro. Certo forse non proprio per tutti, e non proprio in tutte le situazioni; ma per la maggior parte della gente, nella maggior parte delel situazioni. Mi chiedo quale altra citta’, in Europa, offre altrettanto.
Cosa e’, in fondo, la liberta’? Certo, e’ liberta’ in senso politico: di contribuire alle decisioni chiave del mio Paese, alla selezione della sua classe dirigente; e’ liberta’ in senso economico, di potermi muovere liberamente, scegliermi la mia professione. Tutto questo esiste anche in Italia. Ma quando si vede che si hanno molte piu’ opzioni di quelle che si avrebbero in qualunque parte d’ Italia (Milano compresa, un posto che a me, personalmente, ha sempre depresso) si scopre una nuova dimensione della liberta’: la liberta’ di avere un lavoro che ti piace (ovviamente nei limiti), il sapere che qui hai, comunque, molte piu’ possibilita’ di realizzarti professionalmente. Non parlo solo di soldi (che sono comunque molti di piu’ che in ogni altra parte d’Europa per molti lavori), ma proprio di soddisfazione nel tuo lavoro, essere contento di andare a lavorare la mattina; in una parola e nei limiti umani, essere libero di scegliere e fare quello che ti piace fare.
Ho sperimentato quello che scrivo, lasciando un lavoro assai ben remunerato, ma diventato insopportabile per altri aspetti. Quello che mi ha dato Londra e’ la possibilita’ di *scegliermi* la mia nuova opportunita’ in un modo che in nessuna altra parte d’europa sarebbe stato possibile; sapendo che non sarei stato costretto a trasferirmi; senza le ansie che accompagnano sempre la ricerca di un lavoro qualificato in Italia e anche in Germania.
Tutto questo e’ liberta’, ed e’ una liberta’ preziosissima perche’ influenza la nostra qualita’ della vita ogni giorno. Ed e’, secondo me, piu’ importante delle cose che non funzionano, perche’ mi puo’ dare fastidio non avere i carciofi freschi a portata di mano, o dover combattere con i call center piu’ incomprensibili e catastrofici e gli artigiani piu’ incapaci e arroganti d’Europa; ma avere un lavoro che non ti piace tutta la vita, quella si’ che e’ una tragedia.
Quando il cielo e’ grigio, come oggi, penso a tutte queste cose.
E in un certo senso mi piace anche il cielo grigio, perche’ e’ parte del posto che mi sono scelto.