Sono sicuro che, se avete acceso la televisione negli ultimi giorni, sarete consapevoli del pasticciaccio che due degli intrattenitori televisivi più quotati in UK, Jonathan Ross e Russell Brand, hanno combinato con la BBC.
La storia è che ci sono andati un po’ pesanti lasciando qualche messaggio pseduo-erotico alla segreteria telefonica di un anziano attore inglese, alludendo a possibili rapporti sessuali tra Brand e la nipote “goth” dell’attore.
Sì, forse hanno superato la linea e andavano “puniti” in giusta misura. Che lo scherzo sia stato di cattivo gusto, è condivisibile. La cosa però è stata completamente gonfiata come un gavettone e ha raggiunto penosi livelli, con sospensioni, dibattiti, pubbliche scuse, ecc… ecc…
Ma aldilà della reazione più o meno equilibrata della BBC, il caso è abbastanza significativo se messo in confronto con quello che succede normalmente in Italia. Il messaggio della BBC è chiaro. La BBC è un servizio pubblico ed è finanziato dagli abbonamenti TV. Di conseguenza la BBC è a tutti gli effetti un dipendente della gente comune, come tutti gli organi che sono al servizio della comunità. Il pubblico ha dimostrato di non gradire la bravata di Ross e Brand e, per questo motivo, è stato necessario prendere qualche provvedimento a proposito. La BBC Radio 2 controller Lesley Douglas si è dimessa, sentendo il peso della responsabilità dell’errore commesso.
Il rapporto è chiaro, la BBC è al servizio dei “taxpayers”, i taxpayers non gradiscono il servizio che gli è stato offerto, la BBC si sente in dovere di “risarcire” i propri padroni (il pubblico). Forse la reazione è stata esagerata, ma il concetto che vi è alla base è logico e chiaro, non fa una piega.
In Italia, se applicassimo lo stesso criterio, la RAI avrebbe chiuso da un po’ e praticamente tutti i direttori si sarebbero dovuti dimettere. Sicuramente la RAI non si sente alle dipendenze dei “taxpayers”. Se così fosse, la immondizia televisiva che la RAI riversa su chi la guarda sarebbe di molto inferiore. Come anche gli spot pubblicitari dovrebbero sparire. Invece ci viene proposto di tutto, a cominciare da telegiornali farsa, dove per oltre metà durata degli stessi si vedono interviste ad ogni esponente di partito. Non ci sarebbe niente di male, se fossero vere interviste, ma quello che si vede solitamente è un microfono davanti al politico di turno che spara (cavolate) a ruota libera. Mai una domanda scomoda, mai una domanda che risponda al principio del contraddittorio, mai una domanda e basta. Il giornalista potrebbe essere sostituito da un’asta per microfono. Un collage di monologhi che i politici cronometrano per poi lamentarsi della mancata par condicio. Gli italiani pagano il canone per essere ingozzati giornalmente con la sfilata di politici, il papa, la cronaca nera diventata telenovela e il servizio sul gattino intrappolato sull’albero prontamente salvato dagli eroici pompieri. Ci sono, credo, modi migliori di spendere i soldi. Ad esempio si potrebbero comprare un milione di scalette per gatti, così la smettiamo con questi servizi inutili.
In Italia va ristabilito il concetto di “ruolo pubblico”. Chi sta al governo, in parlamento o in televisione, dovrebbe ricordarsi che i soldi che spende per le manovre, i decreti, la televisione spazzatura, sono soldi degli italiani. Se la mia banca li gestisse come li gestiscono loro, cambierei banca (ed infatti… eccomi qui in UK…).