Sono reduce da escursione pomeridiana in quel di Notting Hill. A Carnevale finito, quando le stradine del quartiere, con i caffè e gli immancabili negozi di antiquario, erano animate solo dalla presenza di pochi turisti sparsi, qualche residente e un operatore ecologico che spazzava i vialetti davanti alle case color pastello, ecco che la nostra inviata si fermava a prendere la guida A-Z tascabilissima per cercare Colville Mews,W11 2AR, subito dietro Portobello Rd.
Al numero 2 di questa anonima stradina, la aspettava un luogo alquanto singolare: The Museum of Brands.
Nato grazie alla cospicua collezione dello storico Robert Opie, il museo contiene oltre 500.000 oggetti ed è il più grande del mondo.
Attraverso un percorso labirintico, si può rivivere un secolo di consumismo e costume, dall’era vittoriana ai nostri giorni. Una specie di macchina del tempo in cui la storia si rivive attraverso scatole di latta, involucri di cartone, foto, cartoline, etichette, bottiglie di vetro, contenitori dalle forme più svariate, in ceramica, celluloide o plastica, lattine e barattoli. A ciò si aggiunge una mescolanza infinita di oggetti di culto o di uso comune, dalla radio all’aspirapolvere, dai dischi dei Beatles al Muppet Show, da Felix The Cat a Topolino, dalle maschere antigas al televisore portatile. Nel tunnel del tempo si affollano ricordi d’infanzia e nostalgie del passato, e semplici oggetti d’uso quotidiano come una saponetta o una scatola di caramelle narrano una storia che è allo stesso tempo particolarismo e universalismo, evoluzione sociale e rivoluzione dei consumi.
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