In Europa il cofano della macchine mi arriva un po’ sopra il ginocchio. In America oltre la cintura dei pantaloni, praticamente ai gomiti. In America “size matters”, eccome. Tutto è grande nel paese a stelle strisciate. Dalla cilindrata delle automobili alle lattine della Redbull. Qui la coca piccola è quasi un litro. Quella grande è il pacco famiglia europeo. Ma non c’è da stupirsi. E’ il risultato della generosità della natura che ha regalato ai conquistatori (sì, proprio quelli che hanno spazzato via le tribù indiane) spazi infiniti da invadere con ruote, pistoni e sirene. In Europa ci hanno dato uno straccettino di terra e ci han detto: “stringetevi”.
Secondo giorno a Los Angeles, la città costruita sull’automobile, l’automobile con la città attorno. Oggi, lasciato alle spalle il baraccone Hollywood, ho fatto un tuffo nell’opulenza di Beverly Hills. Rodeo Drive è la famosa strada con le boutique di tutte le grandi firme della moda, da Versace a Gucci. E come tutte le strade dominate dal branding, ti fa perdere la percezione della geografia. Rodeo Drive come Bond Street, come Via Condotti. Le catene rendono tutti i posti uguali.
Rodeo Drive fa parte del Golden Triangle, un fazzoletto di quartiere che si dice sia il più costoso del mondo (ho sentito dire la stessa cosa di Oxford Circus e di Place Vendome a Parigi. Credo che basti che ci sia un Cartier per acquisire il titolo. Mettetemi dunque un Cartier sotto casa che mi cresce il valore dell’immobile). Mi sono seduto su una panchina stilosa a bordo strada e ho guardato l’interminabile sfilata di BMW, Porche, RR e Ferrari. Sembrava Maranello elevato alla 16esima. Opulenza, ordine, pulizia, vasi tracimanti di fiori, donna elegante al telefono che viene caricata da (presunto) marito su Porche Cayenne. Una scena alla Briatore, per capirsi. C’è tutto, l’America è qui, sono a Beverly Hills.
Proseguo passeggiando per le case milionarie, quelle che si vedono nei film. C’è pure il giornale lanciato sul marciapiede dai ragazzini in bicicletta. Un clichè. C’è stato però un upgrade che non ho ancora visto documentato nei film. Il giornale è ora protetto da un involucro di plastica, praticamente un profilattico. Non si sa mai, in California ci sono solo 300 giorni l’anno di sole, a volte potrebbe bagnarsi.
Proseguo. Una cosa mi lascia sbalordito. Di fronte a molte case vedo uno scudo con scritto “Warning:Alarm – Armed Response”. Armed Response? Diamine, sta a vedere che ci lascio le penne a Beverly Hills. Feritemi soltanto però, almeno mi faccio un giro a tutta velocità sull’ambulanza che ho visto in ER, ganzo. Magari scortato da due cops, e dico due Beverly Hills cops, mica due Carabinieri. Oppure (meglio), fatemi scortare dalla nurse Carol (https://en.wikipedia.org/wiki/Carol_Hathaway). Non so esattamente di che cosa si tratti e preferisco mandare in avanscoperta un lettore volontario, se ve ne fosse uno, haivistomai. Credo comunque che si tratti di questo https://www.armedresponseteam.com/. Altro che le CCTV di Londra, gli americani sono avanti e agli inglesi, anche questa volta, gli fanno un pippa.