Non so se avete notato anche voi, ma a me sembra che il fenomeno stia peggiorando.
Vai al cinema e ci sono sempre una/due pubblicita’ “progresso”. Accendo la radio e a ogni interruzione pubblicitaria ce n’e’ almeno una. E non solo su Classic FM che ascolto ogni giorno e potrebbe essere un’eccezione, ma ovunque.
Le pubblicita’ progresso sono ormai ovunque, e spendono soldi del contribuente per dirci cose che ormai sanno anche i muri: che e’ vietato tenere il telefonino in mano quando si guida (segue spot di una violenza scioccante); che e’ pericoloso guidare la moto come un idiota (segue altro spot di una violenza scioccante), o che occorre stare attenti ai motociclisti quando sei agli incroci (segue spot sconsigliato ai malati di cuore). Ce ne sono molti altri, alcuni simpatici (viene trasmessa in questi giorni quella del ragazzino che e’ in realta’ l’adulto che ha perso la patente), ma la maggior parte pensata da gente, mi pare, con discrete tendenze al sadismo.
La cosa mi da’ fastidio per varie ragioni: intanto non mi piace che organizzazioni direttamente o indirettamente governative siano ormai il secondo (dicesi: secondo) acquirente di spazi pubblicitari del Paese dopo la Procter & Gamble: mi sa di manipolazione e nannysmo; poi mi da’ fastidio che si spendano soldi del contribuente per dire cosa e’ vietato e cosa no: son cose che ognuno ha il dovere di sapere, e che sono stranote in tutti i casi, una volta si chiamava responsabilita’ individuale; in terzo luogo, non mi va di essere sottoposto a spot pubblicitari di una violenza assurda solo perche’ una sparutissima minoranza di delinquenti o idioti si comporta, appunto, da delinquenti o idioti (e non sara’ certo lo spot a far cambiare loro idea).
Su tutti, pero, c’e’ il persistente sospetto che questa orgia pubblicitaria sia solo un modo per distribuire favori e prebende a coloro che gravitano attorno alle persone “giuste” (nei councils, nelle organizzazioni non e semi governative dette “quangos”, nei ministeri) senza nessuna forma di controllo di efficienza dei soldi spesi, perche’ nessuno al giorno oggi mette in discussione l’asfissiante nannysmo che ci circonda.
In Germania non era cosi’. Quello che era vietato, era vietato. Non si spendevano i soldi del contribuente per dire cosa e’ vietato, quando c’erano novita’ si veniva informati dalla radio e chi sceglieva di non ascoltare la radio lo faceva a suo rischio e pericolo.
Lentamente, la cosa comincia ad essere discussa, e le dimensioni della spesa causata da questo “progresso” comincia ad essere chiare a un numero crescente di persone. Mi auguro che presto la responsabilita’ individuale torni a prendere il posto del bisogno di dire a ogni idiota che non deve comportarsi da idiota.