eco di un tempo… passato, nn lontano, torna prepotente… viene proiettato in avanti nel tentativo di anticipare quello che sarà…
ricordi… ricordi di emozioni inchiodati per poter essere ricordati… atmosfere di un tempo che era e forse nn sarà…
“Uscendo da Spirit alzò il bavero della giacca per ripararsi da un vento fastidioso che soffiava sulla strada, diede un occhiata veloce alla via e si diresse verso Sansbury’s alla ricerca di una cena… Tooting quella sera, come ogni altra sera, appariva come un insieme di colori, lingue e religioni sconosciute… lungo Garrat lane ristorante libanese, internet point coreano, caffè cubano, lavanderia cingalese e via cosi fino al ristorante indiano su, in fondo alla via… prese una sigaretta dalla giacca se la accese e aspirò la prima boccata, erano ormai quasi due giorni che quel maledetto raffreddore sembrava essersi calmato e tutto sommato era dell’umore giusto…
Una volta presa la cena prese la direzione di casa, ripassò di fronte alle vetrate del pub, buttò uno sguardo all’interno e vide P., D. e M. ancora seduti al tavolo, circondati da un buon numero di pinte ormai vuote… si chiese se stessero parlando di lui visto che per la prima volta aveva abbandonato il gruppo per primo e che quella sera non era stato di grande compagnia.
Arrivato davanti alla porta di casa, mentre cercava le chiavi, buttò uno sguardo attraverso il vetro multicolore e con un certo disappunto notò un tenue bagliore venire da in fondo al corridoio… la televisione era accesa… chiuse la porta alle sue spalle e si diresse verso il soggiorno dove Sam e Sharene stavano chiacchierando sedute sul divano, Sam aveva il piede alzato appoggiato sulla sedia con una caviglia gonfia come un melone per una storta presa il giorno prima…
Dopo aver divorato la cena si sedette su una sedia in giardino e si accese un’altra sigaretta abbandonandosi con la testa all’indietro…
Dopo sei mesi passati in questa città, che cosa è veramente cambiato?
L. e gli altri mi mancano come il primo giorno, ci ho solo fatto l’abitudine, ma se mi lascio andare e mi perdo nei ricordi ancora adesso sento una strana sensazione in gola… passa un aereo, uno dei tanti che sorvolano Londra ogni ora… chissà se sta unendo persone o se le sta dividendo… chissà per quanti si tratta di un inizio e per quanti invece di una fine, ma poi in effetti non sono la stessa cosa?
La solitudine rende più forti e solo chi sa star bene con se steso riesce anche a stare bene con gli altri… io sono più forte…
bah, quante fesserie da ragazzini, pensò mentre faceva volare via il mozzicone con un colpo delle dita, ancora un momento, un sospiro e si alzò dalla sedia per rientrare in casa. Mentre attraversava la sala le due ragazze lo guardarono con un’aria un po’ perplessa che egli fece finta di non notare mentre si dirigeva verso camera sua.
Il “flat” era piuttosto fatiscente, essenzialmente uno stretto corridoio che portava dalla porta di ingresso fino al salottino che comunicava con una piccolissima cucina dalla quale si accedeva al back garden; lungo il corridoio, sulla sinistra si trovavano le tre camere e il bagno… tutto sembrava messo in piedi alla bene e meglio, dopo un po’ non si faceva più caso alle porte grezze fatte da mani decisamente inesperte, alla vernice degli infissi che si crepava e staccava, alle macchie di umido qua e la in bagno, alle finestre che facevano passare fastidiosi spifferi e a quanto altro.
Gli era toccata la camera più piccola, ora stava lì, sdraiato sul letto con le mani dietro la nuca in quella che gli pareva essere la posizione da assumere quando si riflette sdraiati, dopo un po’ il formicolio alle mani gli suggerì che, se voleva continuare a pensare, lo doveva fare in una posizione meno classica così decise di appoggiare le braccia sul ventre, chiuse gli occhi e si addormentò.”