Sono tornato nuovamente alla Royal Albert Hall per un concerto di musica classica. Quel posto è magico. La prima volta che l’ho vista (diversi anni or sono) dal di fuori sono rimasto un po’ deluso. Ne avevo sentito parlare così tanto che forse mi aspettavo una struttura più spettacolare da fuori. L’avevo vista in foto, ma non so perché le mie aspettative erano esagerate.
Ma la Royal va vissuta da dentro per rimanerne davvero abbagliati. Non tanto per la struttura, per altro bellissima. Quanto per l’uso che gli inglesi sanno farne. In Italia, i teatri vengono trattati un po’ come dei mausolei. Guardare ma non toccare. Se un teatro è usato per la musica classica, difficilmente sarà usato per altro. Proibito come uscire di casa con i vestiti stropicciati. Da sempre, in Italia, la musica classica è stata trattata come un prodotto d’elite e il solo genere ad essere ammesso ai teatri principale (con qualche eccezione del Jazz), relegando il rock e la musica leggera agli stadi o i palasport. Solo alcuni eletti che fanno musica che non disturba troppo, sono o sono stati ammessi. Paolo Conte, Giorgio Gaber e qualche altro fortunato.
Alla Royal Albert Hall, uno dei templi mondiali della musica, invece, ci mettono di tutto. Altro che solo musica classica, opera o jazz. Alla Royal ci trovi il Cirque du Soleil, il concerto di chitarre metallare, il torneo di tennis (non è uno scherzo). E senza che la Hall ne risenta di prestigio, anzi. L’arte è arte, il teatro è il posto dove la gente incontra l’arte, qualunque in qualunque forma essa si manifesti. Ve lo vedere un concerto rock al Regio di Torino? O una gara di percussionisti africani all’Auditorium di Roma? Macchè. Per quella roba lì, ci sono gli stadi, i palazzetti, i parchi infangati. Roba da serie B.
In Inghilterra no, l’arte è a 360 gradi. Tanto da imbrattare le pareti del Tate Modern con i graffitari come Bansky. Tanto da permettere a ragazzetti con i rasta e i jeans strappati di straiarsi per terra in mezzo alla Royal Albert Hall ad ascoltare musica classica ai Proms. Senza che l’uscere alzi il sopracciglio. Ve lo immaginate uno sballone alternativo svaccato nella platea della Scala di Milano. Per carità, verrebbe giù la galleria al solo pensiero.
E questa cultura elitaria della musica ha fatto in modo che in Italia non esistano vere e proprie strutture dedicate alla musica. Gli spazi per i concerti sono sempre riciclati da strutture nate per altre funzioni. In Italia quasi tutti i concerti vengono tenuti a strutture che inevitabilmente iniziano per “Pala”. A Londra i teatri convertiti permanentemente in templi della musica rock quasi non si contano. Hammersmith Apollo, Sheperd’s Bush Empire, Bixton Academy, e così via. Una miriade.
Una curiosità. Umberto Tozzi ha suonato alla Royal Albert Hall nel 1988. Vabbè…