Oggi m’era venuta una voglia irrefrenabile di castagne.
Come quelle buone, dolci, dei Monti Cimini, cotte sulla graticola-reliquia di generazioni nella mia famiglia, quella che lascia dei tondini bruciacchiati neri sulla buccia. Mi son vista davanti, in un sogno ad occhi aperti, quelle castagne calde e fragranti, che mia mamma mette in tavola coperte dal panno di cucina rosso e bianco a quadretti, che sa di bucato fresco, assieme al vinello che fa pendant, ristora l’ugola ed ammansisce il cor. Sentivo anche l’odore…
Infatti, c’era un banchetto a Charing X che le vendeva… ma niente a che vedere col caldarrostaro de ‘na vorta . £1.10 per un sacchetto di castagne sciape (e come te sbaji) per metà carbonizzate, avvolte da una patina di bruciacchiaticcio che non sapeva né di legna, né di autunno, ma di nafta e gesso.
Come non detto…
Intanto, ho letto che in Italia alcuni grandi magazzini hanno eliminato il presepe tra gli articoli in vendita per questo Natale. Chissà cosa avrebbe pensato Eduardo di questo epilogo desolante? Già nel 1929 il suo Luca Cupiello allestiva o presepio tra l’indifferenza dei suoi familiari più stretti… E oggi, nel 2006, si scopre che il presepe non tira più, non fa tendenza, non si inserisce nelle logiche del capitalismo bieco dei supermarket…