Se avete gia’ affrontato il tortuoso e spesso iniquo processo di selezione per un qualsiasi lavoro in Italia, cercare lavoro a Londra vi sembrera’ un’esperienza decisamente più semplice e meno frustrante.
In UK le pari opportunità in ambito lavorativo sono prese molto sul serio e legislate con fermezza sin dagli anni Settanta. Con il Sex Discrimination Act del 1975 e il Race Relations Act del 1976 fu dichiarato illegale discriminare in base a sesso, colore, razza, nazionalita’ ed etnia. In anni piu’ recenti le Employment Equality (Sexual Orientation) Regulations del 2003 hanno anche reso illegale la discriminazione in base all’orientamento sessuale, alla religione o al credo e le Employment Equality (Age) Regulations promulgate nel 2006 proibiscono la discriminazione basata sull’età.
Ma la legge in UK va anche oltre. Vi sono infatti regole (la Equal Pay Act del 1970) che impongono che vengano pagati in maniera equa lavori con mansioni identiche o simili e altre che tutelano i lavoratori disabili (Disability Discrimination Act del 1195).
Scoprirete dunque con sollievo che negli annunci di lavoro inglesi non sara’ mai richiesta la “bella presenza”, un limite di età e tantomeno sarà chiesto di allegare una fotografia. Fanno eccezione chiaramente alcuni lavori come quelli di attori/attrici/modelli/modelle in cui l’aspetto estetico e’ chiaramente un requisito particolarmente importante. Gli annunci di lavoro sono quasi sempre molto chiari e dettagliati, indicano il salario che percepirete e spesso viene già specificata la data del colloquio.
E scoprirete con sollievo ancora maggiore che nella stragrande maggioranza dei casi, trovare lavoro dipenderà esclusivamente dalle vostre capacita’ e dal fatto che la vostra candidatura sia o no migliore delle altre. Questo non vuol dire che il sistema britannico sia perfetto, ma la piaga della “raccomandazione” (specie quella a favore di persone affatto qualificate) che noi italiani purtroppo conosciamo benissimo non e’ un problema di cui si e’ vittima spesso in UK.
Un’altra cosa di cui avrete sicuramente sentito parlare e che è spesso associata al modello lavorativo britannico è la tanto agognata meritocrazia. Chi ha collezionato brutte esperienze nel nostro Paese penserà che probabilmente non esiste, un po’ come gli unicorni. E invece non è così.Tra le differenze che ci sono indubbiamente tra l’Italia e il Regno Unito in ambito lavorativo, quella di poter fare “carriera” contando solo sulle proprie forze, velocemente e senza essere spinti da nessuno è sicuramente quella più evidente.
In UK la progressione nel proprio lavoro non solo e’ possibile ma i datori di lavoro se l’aspettano dai propri dipendenti e la promuovono. Se vi saprete far valere arriveranno anche a cercare di impedirvi di andare a lavorare altrove magari alzandovi lo stipendio. E nessuno in UK si apetta che le persone lavorino in un posto per piu’ di qualche anno, cosi come non è strano lavorare da casa, lavorare part time, dividere un lavoro con un’altra persona, prendersi un anno sabbatico per girare il mondo o fare un corso o anche licenziarsi da un posto di lavoro per poi magari essere riaccolti a braccia aperte un anno dopo. Ad alcuni sembreranno scenari da fantascienza ma nella maggior parte dei casi succede proprio così (con le dovute eccezzioni chiaramente) e sono questi alcuni dei motivi che ogni anno spingono tanti connazionali a lasciare l’Italia e trasferirsi qui. Il che spesso, ed e’ bene che lo sappiate sin da subito, renderà tornare in patria dopo un’esperianza lavorativa in UK particolarmente problematico, ed e’ facile che i sei mesi che pensavate avreste passato a Londra si trasformino in sei anni senza che quasi ve ne accorgiate…
Regole per lavorare in UK
Facendo parte della comunita’ europea, i cittadini italiani che vogliono lavorare in UK non hanno bisogno di nessun visto. Sara’ sufficiente presentare una copia di un documento di identita’ (meglio se il passaporto) che attesti la vostra nazionalita’ per essere considerati idonei.