Una retribuzione più alta di circa il 30%, la possibilità di fare carriera in base alle capacità a prescindere dagli anni, la dinamicità del mercato del lavoro. Sono solo alcune delle ragioni che spingono i giovani ingegneri italiani a fare il grande passo e trasferirsi nel Regno Unito, lasciando un Paese che in molti casi li ha delusi, dimostrandosi non in grado di soddisfare le loro richieste professionali e di una giusta valorizzazione. Sì, perchè in Italia un ingegnere porta a casa in media 1.300 euro al primo impiego, che diventano 1.700 dopo cinque anni, per fare spesso un lavoro che non fa esprimere al massimo (e talvolta neanche al minimo) le proprie competenze. Così, chi si accontenta resta, chi non si rassegna invece parte. Come hanno fatto i ragazzi (Enrica, Sandra, Filippo, Paolo) di cui abbiamo voluto ascoltare le storie, per capire quali sono le opportunità offerte da Londra e se sono riusciti a coglierle.
Le loro storie
“Vivo e lavoro a Londra da 7 anni” – ci spiega Sandra, abruzzese, Facade Engineer, ossia creatrice di progetti per l’involucro degli edifici in tutti i suoi aspetti. Laureata in Italia come ingegnere civile con indirizzo strutture, dopo qualche anno di lavoro al sud ha capito che per allargare le sue prospettive di carriera doveva trasferirsi più a Nord. “E tra Italia del nord e Inghilterra ho scelto l’Inghilterra!” – ci dice. “Sette anni fa il settore dell’ingegneria era in forte espansione e nel giro di due mesi mi sono trovata con un contratto in mano”. Oggi gestisce una serie di progetti internazionali e lavora a diretto contatto con le maggiori firme di architettura.
Enrica, 34 anni di Roma, oggi è Senior Process Engineer presso un’importante compagnia inglese. “Sono arrivata a Londra a fine 2006 dopo aver accettato una proposta di lavoro da una nota multinazionale operante nell’Oil and Gas – racconta –. Ho iniziato come Process Engineer. Nel 2011 ho ricevuto la promozione a Senior Process Engineer”. A breve attende un’ulteriore promozione a Principal e Leader Process Engineer, il tutto a soli 6 anni dal suo arrivo.
Paolo, 38 anni, laureato a Cagliari in ingegneria elettronica, si è trasferito per un breve periodo in Inghilterra nell’estate del 2004, ancor prima di completare gli studi. “Ho cominciato subito a lavorare come ‘game tester ‘ alla Eletronics Art. Dopo un breve ritorno in Italia per laurearmi, sono tornato nuovamente in UK, questa volta in maniera definitiva”. Dopo diverse esperienze lavorative è approdato ad un’importante multinazionale. Nel giro di 5 anni ha raggiunto la posizione di “solutions architect”, ovvero trova e gestisce soluzioni tecnologiche per business e industria.
Filippo, 36 anni di Napoli è invece un ingegnere civile presso una multinazionale di consulenza ingegneristica. “Sono venuto a Londra 8 anni fa, con la scusa di seguire l’allora mia ragazza e provare a fare un’esperienza all’estero – ci dice -. Ho cominciato a lavorare da subito, anche se il mio inglese non era dei migliori. Per arrivare alla mia posizione attuale ho impiegato quattro anni, perchè per raggiungere livelli lavorativi alti (questo almeno nell’ingegneria civile) bisogna diventare Chartered, ovvero l’equivalente dell’iscrizione all’Albo in Italia.
Le opportunità nel Regno Unito
È opinione comune che, rispetto all’Italia, che continua a dimostrarsi inadeguata a soddisfare le richieste di impiego e di crescita professionale, il Regno Unito permetta di gran lunga maggiori opportunità. Questo discorso vale anche per il campo ingegneristico, sebbene la crisi economica in atto, specialmente in alcuni settori, abbia cambiato un po’ le carte in tavola.
“Qui in Inghilterra ci sono più possibilità perchè la professione di ingegnere non è ambita come in Italia o in altri Paesi europei – afferma Filippo – e i giovani inglesi tendono a professioni più redditizie legate alla finanza.
Questo senz’altro va a vantaggio di noi stranieri. Inoltre in UK non si raggiungono i livelli di nepotismo che si verificano in Italia” e ci spiega che questa è una conseguenza della dinamicità del mercato. Se dietro la porta il datore di lavoro non ha decine di ingegneri pronti a qualsiasi compromesso pur di portare a casa un lavoro, non può fare troppo lo schizzinoso.
Un parere un po’ più cauto arriva da Sandra: “la situazione è in continuo movimento. Trovare lavoro non è difficile come in Italia, ma la recessione ha cambiato molto le cose. Rispetto a quando sono arrivata 7 anni fa il numero di neolaureati in ingegneria è andato aumentando e con gli altri che si sono trovati senza lavoro il mercato dell’engineering si è un po’ saturato”.
Erica ci parla anche della qualità dei progetti e l’esperienza degli ingegneri qui in UK. “Non ha eguali – aggiunge Enrica -. In generale ci sono più opportunità di poter lavorare su progetti ingegneristicamente più attraenti e la qualità del lavoro è superiore”.
Engineer? Ripari lavatrici?
Mentre nel Bel Paese la figura dell’ingegnere è guardata con rispetto e il titolo “Ing.” davanti al proprio nome comporta una certa deferenza, non è così in Inghilterra. Qui il termine “engineer” e’ spesso abusato, con il risultato che sia il tecnico che aggiusta la lavatrice, sia l’ingegnere elettronico o civile vengono chiamati “engineer”. È bene esserne consapevoli e non aspettarsi la stessa riverenza riscontrata in Italia e, tantomeno, aspettarsi che il titolo accademico venga usato nelle conversazioni di tutti i giorni.
“In Italia, nell’ambito lavorativo ci si dà del lei e si usano abbondantemente titoli accademici o legati al ruolo – ci spiega Paolo – Com’è noto la lingua inglese non prevede l’utilizzo della terza persona come forma di rispetto verso l’interlocutore. Inoltre, tranne pochissime eccezioni i titoli non vengono usati ed è pressoché la norma rivolgersi a chiunque per nome, a prescindere dal ruolo, dall’età o dal grado di confidenza che si può avere”.
“Un’altra ragione – ci spiega Filippo – è che in Italia, almeno fino a qualche anno fa, laurearsi in ingegneria era complicato e riuscirci era in sè una conquista”. Qui non è così, la laurea di ingegneria non è considerata particolarmente difficile da raggiungere.
Sul posto di lavoro
Ma qual è lo stile degli ingegneri a Londra in confronto a quelli italiani?
“Con qualche rara eccezione – dice Sandra – l’ambiente di lavoro qui in UK è decisamente più formale, e se da una parte può sembrare più ‘freddo’, dall’altra si mantiene un livello di professionalità e di rispetto. Inoltre non piace il pressapochismo. L’onestà è molto apprezzata, così come la precisione e la puntualità. Oltre a questo non c’è discriminazione, e non solo perchè è vietata dalla legge, ma anche per cultura”.
Secondo Enrica la cultura anglosassone ha regalato al mondo dell’ingegneria lo strumento preziosissimo della procedura – “che permette di progettare più velocemente, è economicamente conveniente e porta a risultati migliori. La cultura italiana ha un’avversione atavica per le procedure e il rigore e questo abbassa molto la qualità dei progetti svolti. Un’altra enorme differenza è che in UK i salari sono molto più competitivi che in Italia, crescono costantemente e questo attira persone di grande esperienza da tutto il mondo”.
Requisiti e titoli di studio
Dopo la riforma dell’università italiana, che ha mirato ad allineare il sistema italiano a quello inglese/internazionale, sia in Italia che in Inghilterra per diventare ingegneri è previsto un ciclo di studi che teoricamente dura 5 anni. Servono 3 anni per arrivare alla Bachelor Degree, la laurea breve italiana, e 2 anni per la Master Degree, che corrisponde a quella che in Italia è la laurea specialistica. Ma a prescindere dalla stessa durata del ciclo di studi, le differenze di preparazione tra l’università italiana e quella inglese non sono poche.
“La mia impressione è che l’università italiana fornisca un enorme bagaglio teorico che, per quanto importante, non è immediatamente spendibile nel mondo del lavoro – ci dice Paolo -. Al contrario, le università inglesi bilanciano il piano di studi fortemente verso aspetti più pratici che possono subito essere sviluppati con le esperienze lavorative. Inoltre, andare fuori corso in Italia è la norma, mentre qui è l’eccezione. La modalità poi con cui si superano gli esami è radicalmente differente. Infatti in UK si svolgono esclusivamente in forma scritta e con domande a risposta multipla. In molti casi l’esame è considerato superato in seguito alla consegna di una ‘tesina’ elaborata a casa dallo studente. Una realtà molto distante dall’esperienza italiana in cui il cui superamento di esami sia scritti che orali estremamente impegnativi non è la conseguenza scontata di mesi di studio”.
Per quanto riguarda il livello di inglese utile per praticare la professione di ingegnere, questo è andato crescendo proporzionalmente alla richiesta da parte del mondo del lavoro.
“Quando sono arrivata nel 2006– spiega Enrica -, il livello di inglese necessario era bassissimo. Da fine 2009 in poi, con la crisi, il livello richiesto si è alzato.
“Vista la concorrenza – conferma Sandra – ora è più importante avere un buon livello di conoscenza della lingua sin da quando si arriva. Bisogna almeno essere in grado di sostenere un colloquio!”. Concorda Filippo che aggiunge “oggi è necessario un inglese soddisfacente, a meno che non si sia particolarmente specializzati da poter investire sul potenziale e aspettare che la lingua arrivi successivamente”.
Gli stipendi
Lo stipendio per chi lavora nel campo dell’ingegneria a Londra è mediamente soddisfacente. Varia a seconda del settore (quello dell’Oil & gas ad esempio è tra i più remunerativi), dell’esperienza e delle competenze. In linea di massima però si parte dalle 25mila sterline lorde (per posizioni relativamente junior) fino ad arrivare alle 55mila sterline all’anno.
Come trovare lavoro nel campo dell’ingegneria
Ma, una volta deciso di partire, da dove si comincia per trovare lavoro nel campo dell’ingegneria? Principalmente le strade da percorrere sono due: Internet e le società di recruitment, che sono tante e totalmente gratuite.
Per quel che riguarda il primo percorso, che è anche il più efficace, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si possono consultare i siti ad hoc per chi cerca lavoro, come jobsite.com e totalijobs.com solo per citarne alcuni, oltre ovviamente all’immancabile google (cercare engineering jobs), o direttamente il sito dell’azienda a cui mandare il CV accompagnato da una brillante lettera di presentazione.
La domanda da un milione di dollari: ritornerete in Italia un giorno?
Il rientro in Italia, per alcuni dei nostri ragazzi è una speranza, anche se accompagnata dalla consapevolezza di non poter ricoprire lo stesso ruolo di adesso, per altri un’ipotesi che non viene presa assolutamente in considerazione.
“Spero proprio di poter tornare presto in Italia – afferma Paolo – ma con la crisi attuale si tratterebbe di un salto nel buio e non sono pronto per farlo.”
Anche Filippo confida in un rientro ma: “potrei forse coprire un ruolo simile – dice – ma vedo questa cosa come un’eccezione e sicuramente sarebbe per uno stipendio molto piú basso”.
Non ritornerà invece nel Bel Paese Enrica: “In Italia la posizione del mio lavoro potrebbe anche essere la stessa, ma non il salario e sicuramente non la qualità dei progetti e le persone di esperienza da cui continuare ad imparare.
Per cui non ho in programma nessun rimpatrio nel prossimo futuro”.
Nessun ritorno infine neppure per Sandra : “Non potrei mai tornare in Italia. Non riuscirei più ad adattarmi al modo di lavorare italiano, in più il tipo di lavoro che faccio è molto specifico e non avrei molte possibilità di trovare qualcosa di equivalente”.